Sola andata

Sola andata

venerdì 30 dicembre 2016

Per fortuna sono tanto stanca (di veglie e veglioni che anche no)

Se mi dice bene come ieri, pure stanotte dovrei dormire tanto e bene. Sono giorni di insospettabile stanchezza, forse perché sto di sportello tutti i giorni e ci sta un sacco di gente che trova normale venire a fare la fila in un ufficio pubblico. E poi mi ritrovo a fare cose strane, come cercare parole giuste per non ferire nessuno pur provando ad essere chiara e onesta, a ricordare cose che avevo totalmente rimosso da anni, a desiderare di fare una cosa precisa appena torno giù a casa...sono giorni in cui mi pare di essere qualcosa d'altro, una specie di straniamento divertito che non so di preciso a quali cause associare. Del resto che mi importa di associarlo a qualche causa...

Oggi ho visto un film molto bello, una storia vera è pazzesca, su un bambino indiano che si addormenta in treno e si sveglia a 1600 km da casa. Sarà poi adottato e immensamente amato da una famiglia australiana e ritroverà la sua casa più di venticinque anni dopo. Nei titoli di coda ci stava pure la notizia che ogni anno in India si perdono 80.000 bambini e mi sono ricordata di quando ci sono andata io e una delle prime cose che noti sono i maschi adulti che si tengono per mano. La guida ci raccontava che i bambini vengono educati a camminare sempre mano nella mano perché così non si perdono nelle folle oceaniche di città prive di ogni ragionevole criterio urbanistico.

Domani è l'ultimo giorno del 2016 e io non sono pronta a liberarmi di lui. Ancora non mi sono abituata ai quarant'anni che mi ha portato, all'ennesima richiesta di esperienza di lavoro all'estero non considerata, ai bambini mai avuti, all'amore non trovato, al dolore al braccio, e a tutto il resto...che la metà bastava...
Correrò per 10km. Di solito impiego circa un'ora per arrivare alla fine e durante il percorso mi viene naturale pensare alle cose che più mi ossessionano, poi a un certo punto del percorso, quando comincia la crisi, ascolto solo il mio respiro, smetto di pensare e alla fine sono solo felice. Questo stato di grazia dura poco, ma succede proprio così e di solito mi basta per cambiare totalmente la percezione delle mie inquietudini. Più che mai voglio che domani succeda così. Voglio che tutta questa immane stanchezza di quest'ultimo scorcio d'anno, domani arrivi al suo picco massimo e che mi svuoti completamente. Ho bisogno di fare spazio.

È facile prendersela con un anno complicato mettendo in campo tutte le declinazioni del vittimismo mentre in realtà si sta semplicemente mirando nella direzione sbagliata. E invece io vorrei solo continuare ad avere questa perversa voglia di stancarmi fino a sfinirmi. Che io solo così dormo da Dio. E in fondo solo questo desidero davvero.
Buona notte




mercoledì 28 dicembre 2016

E tu? Lo tieni un anno bello a cui torneresti?

Saranno le temperature primaverili, sarà l'ufficio semivuoto dove gironzolo senza il rischio di incontrare persone che mi mettono a disagio e in cui ritrovo solo colleghi che sono rimasti per le mie stesse ragioni e altri che mi fanno ridere quando vengono a salutarmi in stanza, sarà che ho rimesso indietro le lancette e mi sono ricordata di certi miei stati di grazia di tanti anni fa, quando non cercavo niente e mi stava benissimo così . Sarà tutto questo o forse no, ma ho deciso che me lo faccio bastare per evitare ogni forma lamentosa di bilancio apocalittico di un anno che ormai ha quasi assunto i toni della farsa con questo suo quotidiano memento mori di personaggi iconici.

Un mese fa raccontavo delle mie lacrime. Le ragioni di quel pianto non avevano nessun fondamento, in apparenza nessuno mi aveva fatto nulla, eppure per me quello è stato un momento cruciale senza il quale non avrei mai davvero capito come stavo buttando via il mio cuore, il mio tempo e il mio interesse per le cose che amo davvero. Come ho provato a risolvere la questione è materia oscura persino a me stessa, ma direi di essere partita dall'idea che in fondo era evidente che fosse così e non altrimenti...ma io ho bisogno di cercare oltre l'evidenza per trovare le mie verità. La prossima volta provo a cogliere i segnali qualche secolo prima...ma no dai...va bene così che l'ingenuità è l'unica cosa da cui non voglio guarire mai.

Quest'anno ho fatto rientrare la televisione in casa dopo sette anni che l'avevo estromessa dal mio quotidiano. Ne avevo così paura, pensavo che ne sarei diventata dipendente, che avrei visto programmi scemissimi tutto il tempo, che mi sarei rincretinita ipnotizzata da talent o "de filippiche", che avrei smesso di sentire i miei programmi alla radio, la mia musica scema...e invece sta sempre spenta, tranne per blob e gazebo o la uso per vedere i dvd. Dovrei smetterla di essere così radicale, è da  scemi che hanno paura che ci siano trappole ovunque e invece basta essere coscienti che ci sta del buono in quasi tutto.

Invece una cosa voglio lasciarla qui, in quest'anno che non si farà scordare. Voglio tornare vegetariana. Quella di aver ripreso a mangiare la carne e il pesce è la sola cosa che non mi sono mai perdonata, la trovo incoerente con l'amore che ho per gli animali e poi è inutile. I miei livelli di ferro non sono aumentati e non mi sento più forte. Ecco, l'unico mio proposito per il 2017 sarebbe questo.

Poi non mi azzardo a fare altre ipotesi...che piano piano ci riesco da sola a ritornare al 2012


lunedì 26 dicembre 2016

Should I stay or should I go? Ma go...fidati..go...

A Milano giornate natalizie magnifiche, di sole, di luce, strade vuote ieri e ravvivate oggi. Per me cinema ieri e oggi, sport, purtroppo ancora poco appetito e soliti incubi notturni e un po' di cose che hanno reso un po' complicati questi giorni. Bene così, si vive anche di questo se poi passa.

Ieri ho visto Natale a Londra e mi sono abbastanza divertita. Oggi ho visto "è solo la fine del mondo", film che la critica ha salutato tiepidamente e che io ho trovato faticoso nel suo sviluppo e struggente nel finale.

Pensare all'Inghilterra mi ha fatto ricordare di un Natale di tanti anni fa, era il 2005, quando andai a Nottingham per tre settimane. Alloggiavo a casa di una ragazza deliziosa che viveva con un gatto bellissimo. All'epoca stavo per concludere il primo anno di dottorato e volevo assolutamente essere ammessa ad un master inglese e così andai all'Università di Nottingham, un immenso campus con un lago all'interno dove avrei voluto occuparmi di povertà e sviluppo. Non mi bastò mettermi in ginocchio ed essere disposta a pagare 9000 pounds per far parte della loro squadra...il mio voto di TOEFL (attestato di conoscenza dell'inglese) era di qualche centesimo di punto inferiore alle loro richieste. Ritornai a casa mestissima ma con la percezione che una città governata da uno sceriffo rimane ottusa pure se Robin Hood ha ripristinato una perequazione sociale...

Invece nel 2007, quando mancava solo la discussione della tesi, me ne andai a Londra per poco più di un mese . Mi trovai un lavoro in un take away nel quartiere più pericoloso di Londra, feci amicizia con un inglese afro che mi portò a visitare il quartiere nero e mi incantai di così tanta varietà di scenari in una sola città. Un'altra volta invece ho rischiato grosso con degli incontri sbagliati a Soho, ma alla fine riuscii a cavarlmela. Abitavo in un ostello terribile con dei francesi assurdi che hanno reso ragione di tutto il mio disprezzo per i cugini d'oltralpe, passavo tutti i pomeriggi a Covent garden e i sabato e le domeniche a Camden Town, che ad oggi è il posto che in assoluto amo di più al mondo.

Io sono di quelli che hanno il mito dell'Inghilterra. Qualunque cosa secondo me loro la sanno fare meglio. Mi piace persino la loro ottusa applicazione delle regole e quell'assurda trasformazione che hanno quando rientrano a casa, dopo una giornata di lavoro in tenuta impeccabile e atteggiamento tipicamente "British", per andare al pub a diventare così ciucchi da non reggersi in piedi per tornarsene sulle loro gambe. Amo tutta quella loro affascinante contraddizione, persino la cucina mi pare spesso una prelibatezza e quel magnifico odore di cappuccino e di burro delle loro inarrivabili brioches. È la prima cosa che senti appena arrivi a Victoria station ed il mio ricordo più vivo di quella città.

Il fatto è che per quanto sia stata contenta di essere capitata a Milano, che rimane la più europea tra le città italiane, mi sono sempre chiesta cosa ne sarebbe stato di me se mi avessero accettato per uno di quei master fighissimi dove trovi lavoro il minuto dopo che li hai conseguiti e te ne esci così professionalizzato che il concetto di mercato del lavoro flessibile significa opportunità infinite e non precarietà e gioco al ribasso. Io credo che bisognerebbe avere molto rispetto dei ragazzi che scommettono sul loro futuro guardando all'estero come una forma di investimento e non di disperazione da assenza di opportunità a casa propria. Non so, ma pur con tutta la comprensione che potrei avere per chi non ha voglia di andarsene, cosa del tutto legittima, se io avessi l'opportunità di andar via anche ora, a quarant'anni, lo farei immediatamente.
Il mondo è così vasto, variegato, interessante, pieno di cose da fare e da vedere. Perché starsene così ostinatamente a casa propria? Perché tutta questa paura di andare? Perché pensare che lasciare i limiti ristretti del luogo di nascita sia una costrizione e non invece una formidabile occasione? la faccio facile...forse perché in realtà lo è e perché almeno un tentativo lo meriterebbe.

No...così per dire...che secondo me l'Inghilterra ha perso molto a non consentirmi di far fuggire il mio cervello da lei...



sabato 24 dicembre 2016

qualcuno era comunista...o stava per nascere

Mentre scrivo è più o meno ora di cena di Natale un po' ovunque. Io ho già dato più di un paio d'ore fa. Come mi ero ripromessa non ho cucinato e sono andata di mega insalatona e frutta secca e un pezzo di crostata mia scongelata al microonde. Vigilia secondo i programmi: una bella corsa, un bagno caldo pieno di essenze strane, uno yogurt, delle arance e un po' di liquore al cioccolato e poi una lunghissima passeggiata con un sole abbastanza luminoso da farmi gli occhi verdi verdi come solo in estate mi vengono.

Nel pomeriggio sono stata in centro perché avevo visto un vestitino da femmina che volevo avere assolutamente e invece era rimasto solo quello in vetrina...e poi sono stata contattata da così tante persone che pure il mio "anche a te e famiglia" credo che sia stato ripetuto lo stesso numero di volte di chi festeggia veramente.

Ma il mio momento memorabile della giornata è stata la puntata di Blob di stasera. Ha raccontato della Perestroika, della fine così sbrigativa dell'URSS e di quello che davvero ne è stato di quel passaggio così (in apparenza) epocale.  Si tratta di un tema a cui penso spesso ultimamente ma non saprei davvero dirne i motivi. Sono giorni che ripenso a una cosa che sentii dire a Maurizio Nichetti in occasione di una restrospettiva che lo riguardava. Ad un certo punto raccontava che quando, nei primi anni ottanta lui era in russia per girare una serie, i supermercati cominciavano ad avere un assortimento invece che un solo tipo di prodotto per i bisogni primari più inevitabili come durante il comunismo. Diceva che i russi che entravano per fare la spesa erano talmente spaventati che non riuscivano a mettere nulla nel carrello perché non avevano alcuna coscienza del consumo e nessun parametro di scelta. Molti di loro finirono in analisi per traumi del genere.

Io non ho mai pensato che il marxismo fosse una teoria economica scientificamente attendibile. Per un motivo molto semplice e apparentemente paradossale. E cioè non è falsificabile. La definizione di teoria scientifica è quella di tesi falsificabile. Il progresso è interamente fondato sulla demolizione di parti o intere teorie precedenti. Altrimenti è un dogma. Ecco, io credo che il marxismo sia più assimilabile a una sorta di credo dogmatico che a una teoria scientifica, proprio in virtù del suo impianto assolutamente rigoroso e incontestabile in ogni sua parte. Meglio ancora direi che si tratta di un solidissimo sistema di valori per realizzare in terra una società di giusti ed uguali. Nella pratica nessuno ha mai visto confermare, neppure per frazioni di secondo e in nessun luogo del mondo, questo magnifico impianto ideologico. Non è una critica, sia chiaro. Io continuerei a votare comunista fino alla fine dei miei giorni, se solo sapessi come fare. Purtroppo altre teorie hanno ricevuto maggiore conforto e hanno premiato forme di liberismo così progressivamente fuori controllo da rinnegare da sole se stesse. Purtroppo non è stato certo il comunismo a contraddirle.

Non lo so perché mi premesse tanto dire una roba simile proprio nella sera di Natale. Forse perché qualcuno una volta disse che Gesù di certo era comunista (...tra dogmi ci si intende in fondo) e associo la sua nascita a qualcosa di simbolicamente legato ad un nuovo corso  post liberista. Ma figurati...già il metodo scientifico sta morendo per via di cialtroni e negazionisti, manco solo io con le chiavi di lettura trasversali. Però un po' ci sta che a Natale pure uno laico fino al midollo, convinto che non sia arrivato nessun salvatore e che a piazza duomo trova gente che compra mutande da cinquanta euro da vittoria secret's, ha bisogno di credere in qualcosa che vada oltre la fredda legge numerica, il puro calcolo, la razionalità. Se uno non è religioso, a Natale può consolarsi solo ricordandosi di essere un comunista. Tanto è la stessa cosa. Non succede niente però è così
consolatorio...
Vogliate scusarmi. La mia tradizione vuole che indossi qualcosa di rosso...uh...le coincidenze alle volte. Auguri

venerdì 23 dicembre 2016

Del Natale mi piace che è quasi gennaio. Tra elogio della pazzia ed evoluzione della specie

- allora sei la nostra referente del team per il periodo natalizio? Bene perché noi ci saremo in questi giorni e sappiamo su chi contare
- si, ma soltanto perché sono rimasta soltanto io. Ah, lo sapete che da gennaio cambierò stanza e starò proprio di fronte a voi?
- dai che bello, così ci conosceremo meglio e ci raccontiamo le cose mentre pranziamo assieme.

Questa è stata la breve conversazione di oggi con le nuove leve del team, un ragazzo e una ragazza appena assunti con l'ultimo concorso. Sono gentili, belli ed educati. Mi hanno fermato in corridoio nel momento in cui avevo lavato i contenitori delle mie schiscette e così ho spiegato loro perché non vado mai in ferie come tutti i miei colleghi del sud, che in passato facevo dei bei viaggi e che mi piacerebbe ricominciare. Ad un certo punto è arrivato il terzo neo assunto del team e mi ha detto che nella sua classifica dei pazzi io sono al terzo posto. Mi sfuggono i requisiti di questa medaglia di bronzo, ma poi il collega anziano che mi conosce meglio ha detto che in realtà meriterei il primato...e io ho pensato che dovrei seriamente riconsiderare la percezione che ho di me stessa rispetto a quella che restituisco al prossimo nella mia più totale incoscienza.

Nel pomeriggio invece è venuto a trovarmi un collega che passerà il Natale esattamente come me ed è stato divertentissimo confrontare i nostri menù e le cose che abbiamo intenzione di fare senza rendere conto a nessuno. E non so perché ma questo mi ha fatto sentire meno in colpa per la mia misantropia natalizia.

E sempre oggi mi sono candidata per un altro degli strepitosi eventi che organizza Gianluca Nicoletti ogni inizio anno qui a Milano. Dopo la serata Pixar, quella su Picasso e la notte della barbie viventi, quest'anno l'evento riguarderà l'homo sapiens e così gli ho scritto che la mia evoluzione subirà un arresto se non dovessi rientrare tra i partecipanti. Nicoletti è uno dei miei pochissimi guru contemporanei, sono totalmente acritica verso ogni sua considerazione riferita a qualsivoglia tema. Gli altri sono Vasco, Moretti e Zerocalcare. E poi nessun altro. Mi ricordo di quando nel 2011 mi sollevò per quella sua teoria che le donne vanno prese in braccio per sollevarle, almeno per un istante, da tutto il peso del mondo. Come si fa a non amarlo!?!?

Oggi così, godendo della buona compagnia dei pochi rimasti, apprezzando due occhi azzurri che non avevo ancora notato, lavorando il giusto e sorridendo più della media. E pure se continuo ancora a leggere i post belli del blog lapersonagiusta, ormai da un po' di tempo mi piace di più soffermarmi sulla persona giusta che voglio diventare per me stessa. Che tanto, se sono fortunata, a gennaio incontrerò il mio "homo sapiens"...


giovedì 22 dicembre 2016

devo stare attenta alle docce con l'impermeabile

Giornata bella e strana quella di oggi. Tra una condanna per Formigoni e l'implementazione, dopo 55 anni della Salerno-Reggio Calabria, l'elenco delle cose impreviste potrei dirlo già saturo. Oggi è morta la direttrice di Vogue Italia, Franca Sozzani. Mi ricordo di lei per una sola ragione. La ascoltavo alle "invasioni barbariche" di un po'di anni fa. La Bignardi le chiedeva se era vero che lei si nutrisse soltanto di cappuccini bollenti o se qualche volta mangiava anche una fetta di tiramisù. E lei rispose "credo di non aver mai mangiato un tiramisù in tutta la mia vita"...voglio ricordarla così, già scheletro in vita...

 Al netto dei fatti del giorno, che valgono quanto le monete da un centesimo chi i barboni lasciano sul ciglio della strada, per fortuna si sono avvicendate tante altre piccole cose degne di ricordo, anche personale, che mi fanno pensare che  l'oroscopo delle cinque del mattino, quello a cui mi ostino a prestare fede cieca e forte condizionamento, ogni tanto c'azzecca.

Ho cominciato subito, riuscendo ad evitare il turno intero allo sportello. Oggi ci tenevo molto a starmene tranquilla in stanza a gestire giusto l'arretrato semplice e pianificare l'attività da svolgere nel silenzio di un ufficio finalmente svuotato. Ma ho fatto in tempo ad incontrare i miei contribuenti più affezionati, quelli che mi abbracciano quando mi incontrano o da cui sono andata a recuperare Pablito. Io dico che non è un caso... Poi mi ha telefonato un caro collega che lavora in direzione regionale che mi mette sempre di buon umore. Come al solito gli ho detto che non posso assolutamente uscire durante il periodo natalizio, che prometto che mi farò sentire per un cinema e che la tristezza che avverte quando legge i miei ultimi post è in realtà una cosa diversa, faticosa ma piacevole e ormai credo destinata a concludersi per presa di coscienza e ritrovato amor proprio.
E sempre oggi è successa un'altra cosa bella con il collega che non mi parlava da un sacco di tempo per via di un equivoco letto su questo blog mentre parlavo male di un altro collega che si era comportato da villano. È entrato in stanza, mi ha abbracciato e dato un bacio per gli auguri di Natale. E io l'ho trovato molto dolce.

E poi nel pomeriggio Nicola mi ha portato la marmellata di mele e ci siamo visti un film impegnativo ma bello, almeno se si conosce ed apprezza il cinema indipendente di Jarmush. Paterson è un film sulla poesia delle piccole cose. Molta grazia, a tratti buffo e con una battuta topica detta sul finale da un poeta giapponese:"una poesia tradotta è come fare la doccia con l'impermeabile". Mi è piaciuta tantissimo.

E adesso sono finalmente a casa, come al solito con la schiena inchiodata al termosifone, a pensare che tutta la mia giornata è stata della stessa sostanza del film di Jarmush, con tutto il suo carico di incanto delle piccole cose, quelle che faccio un po' fatica a mettere a fuoco prima che svaniscano per sempre, ma che quando riconosco mi aiutano a trovare nuovi assetti, a distendere i nervi e a regolare il battito cardiaco. Saranno giorni belli. Lo so. E siccome lo so, eviterò di sentire l'oroscopo delle cinque per tutto questo tempo.






martedì 20 dicembre 2016

Guarda il Caso però...

Ho rivisto "ultimo tango a Parigi" dopo un numero spropositato di anni. La prima volta avevo poco più di vent'anni e lo trovai angosciante e traumatico. Però avevo una gran voglia di rivederlo adesso, dopo aver sentito una storia tristissima riferita alla famosa scena del burro. La povera Maria Shneider per anni e anni denunciò che non voleva assolutamente girarla e che Marlon Brando e Bertolucci si accordarono per "violentarla" pur di avere la scena così come doveva essere e poi fu. Quel girato non è recitato: lei davvero piangeva perché stava cercando di fuggire. Era disperata. Soltanto poco tempo fa, quando è morta, Bertolucci le ha chiesto pubblicamente scusa. Intanto quella magnifica attrice, entrata nel mito per una scena che l'ha umiliata, ha avuto un'esistenza devastata da alcol e droghe dopo quell'esperienza così destabilizzante. Per me era già un capolavoro quel corpo magnifico, i suoi jeans a zampa, il volto di Marlon Brando, il modo in cui scopre di amarla...chi lo sa quanto fosse inevitabile quella scena assurda di sesso sadico e quanto fosse davvero scritto nel destino di quella donna godere di una fama dovuta ad un episodio così lacerante.

In ufficio si è già cominciato ieri con auguri, panettoni e primi flussi "migratori". Tutto molto bello, dolce e ovattato. Io, che sono l'addetta al biglietto augurale per il capo team, anche quest'anno ho assolto al mio compito con vero piacere, pure se non si capisce bene perché si conti proprio su di me per queste cose visto che sono l'unica che non festeggia il Natale. Però in fondo l'ho già detto che questo periodo piace moltissimo anche a me, proprio perché è molto divertente anche soltanto osservare tutta questa effervescenza indotta non si capisce bene da cosa.

L'anno scorso, di questi tempi, in tanti non vedevano l'ora di lasciarsi alle spalle un detestabile 2015 per salutare con un entusiasmo carico di aspettative fantastiche un 2016 che invece già se la rideva alla grande fin dai primi giorni. Io sarei più cauta nel salutare il nuovo anno con la stessa gratuita
fiducia. E comunque se io fossi nel 2017 mi rifiuterei di accettare un passaggio di testimone come quello che gli passa questo sciaguratissimo anno...e stavolta non mi sento neppure di dire che bisogna credere nella possibilità che sia un anno migliore. A naso, mi pare che manchino proprio i requisiti minimi essenziali. Ma tant'è.

A livello personale mi accontenterei di starmene come ho imparato a fare in questo ultimo scampolo di 2016, tra qualche aiuto per l'umore, i libri, bei film in sale magiche, lo sport, la consapevolezza e l'assenza di qualunque aspettativa. In questi ultimi dieci giorni voglio vivere solo pensando a questo stranissimo anno che mi ha accompagnato fin qui e prefigurarmi un 2017 come di certo non sarà ma a cui non mi permetterò di chiedere nulla se non la forza di sopportarlo e poi ringraziarlo per avermi concesso di farcela ancora, ammesso che questo consentirà che accada.

L'ottimismo è uno stato d'animo stupido e deludente in una fase storica come quella attuale. Ci sta poco da augurarsi e non per questo si deve cedere al catastrofismo, ma forse il problema è tutto qui, in questo attendersi necessariamente il meglio e non invece la capacità di affrontare il molto più probabile e irragionevole Caso. Qualcuno dice che le cose belle arrivino anche così, senza cercarle ma provando a fare in modo di incontrarle per caso...pare strano ma ci vuole dell'impegno pure per questo. Il Caso non è mai davvero un Caso.
E allora non mi resta che fare i miei più cari e sinceri non auguri a tutti!







domenica 18 dicembre 2016

Un finto dialogo tra una finta bionda e una finta nemica, per dirsi qualche verità

- Hey, ciao finta bionda! Che sia la volta buona che ti becco in un momento simpatico. Ho letto i tuoi ultimi post e devo dire che mi hai veramente fracassato...abbiamo capito che credi che correre ti salvi dai mali del mondo, che leggere Marquez ti ha bruciato il cervello al punto che davvero credi che puoi tradurre in realtà "l'amore ai tempi del colera" e che stare in quell'ufficio comincia a diventarti pesante...abbiamo capito, finta bionda...adesso dammi pure qualche parere sulla vita reale, hai presente? Quella cosa diversa dal tuo solito e inutile ombelico. Ci sta quell'interessantissimo dibattito laurea si laurea no, Roma piange e milano non ride, la carrefur che sta aperta al primo dell'anno...dai finta bionda...hai declinato l'invito all'inaugurazione dell'Arci a Corvetto perché tieni freddo e te ne vuoi stare attaccata al termosifone. Dai finta bionda, che si vede che stasera non stai triste, pure se tieni lo stesso voglia di fare la vittima tormentata del ca**o. Che tanto lo sappiamo tutt'e due che quando ti rimetti dritta ti chiedi sempre come sia possibile ritornare a tanta cinica pacificazione. Le stagioni dell'ammorbamento son tutte così. Dai finta bionda, parliamo un poco...

- Hey, ciao nemica immaginaria. Era da un po' che non mi scassavi le scatole con la tua "saggezza" fatta di severità terapeutica. Lo so che lo fai per il mo bene. In questa fase storica in effetti il mondo è talmente "interessante" che ripiegare sulle meschine faccende personali è davvero di pessimo gusto. Ok, raccolgo la sfida e rispondo a un po' delle cose che mi chiedi.
Sì, si può essere ministro senza tenere la laurea. Non è un requisito necessarioo. Un ministro diventa tale perché ha doti umane, di visione di lungo termine, di coscienza del settore di cui si occuperà che lo rendono meritevole e credibile per quel ruolo altissimo. Per tutte queste ragioni mi sono chiesta come abbia potuto rispondere a simili requisiti una che ha millantato una laurea che non ha e, si è scoperto dopo, persino un diploma non conseguito per intero...per il resto...davvero non ho altre parole per esprime alcun pensiero.
Sul dualismo al ribasso Milano - Roma che ti devo dire. Per me Expo rimane la cosa più schifosa che abbia mai visto. Ci sono andata tre volte e la sola cosa che mi piaceva era il decumano e non quegli inutili padiglioni privi di senso ma che pare abbiano causato una voragine di debiti grossa quanto un cratere lunare. Mi stupisce che Sala non sia stato chiamato a risponderne prima. Sulla Raggi non ho mai pensato che potesse farcela, sia in quanto giovane donna inesperta che in quanto grillina, vale a dire una dilettante della politica. Perché la politica deve essere una professione, come tocca a tutte le attività complesse, e deve coniugare la capacità di risolvere i problemi immediati con un chiaro orientamento di medio e lungo termine. pensare che basti essere onesti per ritenersi titolati a questo genere di impegno mi pare una forma a dir poco surreale di autostima.

- Hey, finta bionda, ma perché stasera non esci? Guarda che l'ho visto quel vestitino nero luccicoso e con la spalla sexy che ti sei comprata. Sta nell'armadio da dieci giorni. Tra poco passa di moda e tiene ancora l'etichetta attaccata...poi non ti lamentare...

- Ma chi si lamenta!?!? Con questo freddo te la dò io la spalla sexy...ah e poi ci sta la polemica intelligentissima sui supermercati aperti nei festivi. Non si capisce perché i camerieri che servono il cenone debbano lavorare e gli addetti del supermercato no. Il dibattito più cretino dell'universo sicuro è questo qua. Non ho ragione nemica immaginaria? i grandi temi in effetti sono il mio forte...riconoscimelo 😆😆😆😆

-mah...sì...come no...non lo so finta bionda...sai qual è il tuo problema? Che ti piace avere i capelli biondi ma non li hai interiorizzati. Una vera finta bionda si tinge di biondo pure il temperamento, fa un un trattamento completo...la gente poi si confonde. Senti, me lo prometti che prima della fine dell'anno te lo metti quel vestitino con la spalla sexy?

- E va bene...te lo prometto. Parola di finta bionda 💁🙆🙆

sabato 17 dicembre 2016

Memoria temporanea di un per sempre che è ancora un mai

Me lo sono proprio meritato un pomeriggio così. Oggi ci stava l'ultimo allenamento di dicembre con quelli della running school. È stato un massacro tra un lungo di 45 minuti e altri esercizi per potenziare la resistenza. Poi siamo andati a pranzo assieme e finalmente a casa, quando mi sono messa accanto al termosifone, un libro, un film, un lieve mal di testa ma sopportabile e la mente che vagava da sola tra le deliziose conversazioni del pranzo e alcuni miei  ricordi più o meno recenti. Mentre mangiavo una magnifica pizza con le verdure, mi deliziavo con le storie dei miei adoratissimi compagni di sport, tutti single, separati, sposati pentiti o amanti compulsivi di donne che puntualmente lasciano per perdita di passione.  Non so se al sud il campione, non so quanto rappresentativo, con cui mi sono confrontata oggi sia esattamente lo stesso, fatto sta che oggi mi sono divertita molto e sentita meno sola nella mia totale incapacità di intercettare il soggetto ideale a cui indirizzare la mia (presunta) capacità di amare.

Siccome ormai non trovo più scampo nell'oblio rassicurante di cose dette anni fa di cui mai potrei conservare memoria, oggi fb che, come una segretaria occhialuta, mi mette sotto il naso cose scritte anni e anni prima, mi viene a dire che cinque anni fa parlavo di un amore che avrei riconosciuto subito, se solo fosse apparso alla mia vista. Allora...partendo dalla premessa che nella vita mi interessano un sacco di cose, che quasi sempre mi appassiono a tutto quello in cui decido di impegnarmi, che ho conosciuto e conosco persone meravigliose che mi vogliono bene...eppure mi pare che vivo sempre all'ombra di questa utopia romantica così tanto che mi sorge il legittimo dubbio che dovrei imparare ad accantonare una buona volta per sempre.

In questi cinque anni mi è successo questo: ho frequentato per alcuni mesi una persona più grande di me che ho molto stimato e salutato cordialmente per sempre,poi sono uscita per un paio di mesi con uno del quale non ho memoria di nulla e che ho salutato molto meno cordialmente, e infine per anni "saltuari" ho passato del tempo con uno a cui una sera, piangendo, feci uno sproloquio senza senso, e del quale per fortuna non ricordo neppure una parola, per dirgli che gli volevo bene, mentre lui non voleva me.

Ecco, direi che il mio recente trascorso sentimentale si combina perfettamente con lo spirito dei discorsi del pranzo di oggi. Non capisco perché ancora mi ostini a pensare che abbia una qualche chance di trovare quello che cerco o di cui credo di aver bisogno, alla mia età. Ma le mie colpe non si esauriscono qui. In realtà l'elenco del mio maldestro procedere non si ferma a questo. In questi anni ho anche conosciuto persone meravigliose, che mi hanno fatto una corte delicata e gentile, fatta di parole dette con cura, interessi condivisi, discrezione, attenzione e affetto inequivocabile. Persone che non sono riuscita a corrispondere per motivi che non sono chiari neppure a me, se non forse per l'assenza di quel subdolo meccanismo fatto di desiderio, chimica e incognite sfuggenti che renderebbero la mia naturale attitudine alla libertà e alla solitudine una condizione non più desiderabile.

Forse la verità è che la mia condizione di presunta attesa me la sia proprio creata ad arte,  forte del mio sottinteso che tutto prima o poi finisca o si trasformi in qualcosa di meno interessante dell 'inizio. Io la fine degli amori non la concepisco. Mi spaventa, mi fa paura.
E così oggi a pranzo ho pensato che la mia vita sia bella, interessante, spesso sentimentalmente buffa, pure se tra una bruschetta, un'insalata e una pizza posso solo limitarmi ad ascoltare storie di altri di amori bellissimi ma miseramente finiti per usura e consunzione. Non mi pareva il caso date le circostanze, ma una storia riuscita per sempre avrei potuto raccontarla proprio io... Sono cinque anni che ho fatto la depilazione definitiva e sono ancora molto soddisfatta del risultato. 😆😆😆😆

giovedì 15 dicembre 2016

il film, la frolla, la fine, il fine...

Due ore e venti per un film sono tante. Anche se è di quelli che riescono in quella complicata operazione di insinuare il mistero da svelare e hanno quella struttura di narrazione che hai deciso che ti piace sempre molto. Hai presente? Quei film in cui il complesso mondo interiore si esprime con molto non detto, con la forza espressiva di un volto che ha pianto troppo, con episodi del quotidiano che non capisci subito che ruolo abbiano nella narrazione nel suo complesso. Insomma quei film in cui se hai invitato qualcuno, gli chiedi scusa imbarazzato e magari gli offri qualcosa se non hai pagato il biglietto pure per lui.

In realtà "Aquarius" è un bel film, con un finale strano, anzi, è strano proprio tutto il film nel modo in cui si evolve e tratta i passaggi della storia. Ma l'attrice è superba e tutto mi è sembrato estremamente affascinante. Di che parla? Credo di una forma tenace di resistenza all'oblio, dell'idea di dimora come scrigno dei momenti fondamentali di vita familiare ma pure di una intera visione del mondo che si è formata con il continuo via vai di varia umanità che vi albergava, ci lavorava, consolidava affetti e legami.

Se il film fosse finito prima sarei rientrata in ufficio a completare il mio orario. E invece sono tornata a casa, richiamata da una fetta di crostata alla fragola che giuro mai mi era venuta così buona e poi la casa era pulita e in ordine, il frigo pieno ed erano tutti pronti pure i pranzetti congelati da portare in ufficio. Certe volte mi comporto come una noiosa mogliettina dell'Italia conformista degli anni cinquanta. Poi per fortuna passa subito.

Siamo a metà dicembre. Tra pochi giorni saranno tutti in ferie e di riflesso anche la mia quotidianità cambierà. Intanto so per certo che l'ultimo giorno dell'anno correrò per 10km con altra gente non per fuggire da nulla quanto piuttosto per andare incontro alle incognite di un anno a cui non ho nulla da chiedere se non, forse, la magia di un incontro perfetto...ecco, la mia solita debolezza...non mi libererò mai di certe ossessioni...d'altra parte..why not? Crederci sempre ☺️☺️☺️

Siamo a metà dicembre, ho già detto che non ho nulla da ridire, sul piano personale, per questo 2016 così complicato ma pure fortissimamente onesto, così da neo quarantenne maldestra ma quasi risolta, così uguale e diverso dai precedenti, con un sacco di cose da ricordare e altrettante che vorrei dimenticare o vivere in altri modi. Però sono qui, con i capelli quasi lunghi, biondi come quando avevo sedici anni, un viso con segni nuovi che non mi dispiacciono e una crostata di fragole da far impallidire nonna papera.

Oggi ho visto un film sull'importanza della dimora come depositaria di affetti e legami, ma pure di una profondissima solitudine piena di poesia, di musica, di percezioni che non possono essere condivise perché affondano nelle pieghe di un vissuto interiore che decifriamo soltanto da soli.

Non è mai elegante portare rancore. Soprattutto verso se stessi e tutti i tentativi che abbiamo avuto il coraggio di fare. Anno che stai passando, non è stato vano conoscerti. Nel curriculum vitae giuro che ti metto in grassetto. Tante care cose.

martedì 13 dicembre 2016

Abbagliami, oscura luce del mattino

Non immaginavo neanche che fosse possibile, un giorno, svegliarmi alle 7:30 piuttosto che alle 4:55 del mattino. E invece è successo. Ieri sono andata a letto molto presto perché avevo tanto freddo e non mi reggevo in piedi dalla stanchezza. Eppure non avevo fatto nulla di più di quello che sono solita fare in un normale lunedì di lavoro. Avevo fatto un lungo giro in centro, un po' di compere, ma nulla di più. E invece credo di aver dormito come un sasso per più di dieci ore. Dicono che il corpo certe volte invii dei segnali precisi a cui dobbiamo prestare attenzione. Forse ho davvero un gran bisogno di riposare bene. Intendo quel tipo di riposo che non è semplicemente ricaricarsi dalla stanchezza del giorno, ma proprio assorbire energia pulita, senza nessuna scoria da ripicche, equivoci, rancori, umiliazioni gratuite. Ma non so come si fa e quindi proseguo fino a quando troverò il rifornimento adatto.

Oggi per esempio è stata una bella giornata, come ahimè lo sono tutte quelle in cui sono a distanza di sicurezza dal mio ufficio. Ho fatto una bella corsa, ho mangiato un sacco di cose molto buone, ho visto un film delizioso con Kevin Spacey che si reincarna in un micio, ho riso spesso, ho ricevuto un sacco di auguri per il mio onomastico, ho visto il centro di Milano non troppo affollato e magnificamente illuminato. Sono di nuovo stanchissima come ieri a quest'ora e mi pare impensabile
avere l'occasione di dormire per altre dieci ore. Non ho voglia di abituarmici. Non credo che sia davvero utile dormire molto per ritrovare voglia e motivazione per fare le cose. A me piace rimanere desta per tante ore, accorgermi che sta albeggiando, mi piacciono i programmi antelucani alla radio e svegliarmi prima che lo facciano tutti gli altri. Mi pare di avere come un vantaggio competitivo che mi aiuta quantomeno a non rimanere indietro. Lo dico spesso, ma ci credo davvero quando dico che il sonno sia un concetto sopravvalutato.
È stato bello svegliarmi "tardi" stamattina, eppure ho come l'impressione di essermi persa le due ore e mezza più importanti della mia giornata. Quelle degli interrogativi su quello che accadrà nelle ore successive, delle cose da augurarmi che accadano e di quelle che spero di evitare. E non vale pensare che tanto me le posso vivere allungando la giornata nella serata. Non è la stessa cosa: a quest'ora è già accaduto tutto quello che doveva accadere, tra incontri, dialoghi, scenari. Di sera le cose si fanno indefinite e ingannevoli, o peggio ancora, sono ormai assodate. Io ho bisogno della luce naturale e crescente del giorno che nasce e non di quella artificiale e calante di quello che muore e, in quanto portatrice di un nome che è lo stesso della dea della luce, ritengo di saperne il giusto sull'argomento.

 Stasera rimetto la sveglia all'orario di sempre, provo a compattare tutti i sogni nelle poche ore di totale incoscienza che ho voglia di concedermi e come al solito carico la moka in modo da trovarla già pronta per il primo caffè di domani mattina. E se davvero vale quella intuizione formidabile della miss Rossella che "dopotutto domani è un altro giorno" allora io voglio che questa nuova storia cominci prima possibile, apprezzi la mia curiosità nei suoi confronti e provi a raccontarmi da subito qualcosa, qualunque cosa. Di tutto il resto "francamente me ne infischio". Buona notte brava...no mi correggo...Buona notte breve

domenica 11 dicembre 2016

Tradire la tradizione per rimanere fedeli a se stessi

Ormai ci siamo dentro fino al collo. L'ovattata atmosfera natalizia è tornata più puntuale delle tasse a dominare lo scenario urbano e domestico, con le solite luminarie, gli orridi mercatini pieni di paccottiglia e frittura di infima qualità , musichette di circostanza, atmosfere posticce, vetrine troppo scintillanti per le proposte sempre uguali dei soliti regali comprati e impacchettati senza voglia. No, non è cinismo il mio. A me tutto questo piace pure. Ero in centro sia ieri che oggi e trovo che ci sia qualcosa di irresistibile e molto pittoresco nell'osservazione di una certa umanità che in questi giorni si carica di pacchetti di ogni misura, si dimena tra la folla, cammina molto concentrata come a volere spuntare una specie di lista mentale temendo di non indovinare gusti o colore, misure, fragranza...Tutto questo mi diverte sempre moltissimo e mi pone sempre lo stesso interrogativo. Perché tutto questo?

Come tutti gli anni da quando non vivo in famiglia, io il Natale lo trascorro da sola. Senza nessuna malinconia e dispiacere. È che mi pare l'unica maniera di onorare un periodo che, seppure da non credente, sento come di raccoglimento e di riflessione. Io la considero la mia festività personale, quella dei bilanci, del silenzio, della ricerca di una nuova intuizione su quello che potrei fare per inventarmi un'altra "forma di vita".
 Tutto il resto sarebbe una forzatura, i pranzi in famiglia, gli auguri a destra e a manca, i regali obbligati, l'attesa della mezzanotte, il veglione...ma perché tutta questa fatica? Mica è detto che la tradizione sia una cosa che uno interiorizza talmente bene da trovare i rituali delle cose naturali...

A me piace così. Da sempre. Mi piacciono quei giorni in ufficio perché non c'è quasi nessuno. Mi piacciono i piccoli digiuni depurativi che faccio coincidere quasi per dispetto con i giorni dedicati alle grandi abbuffate, mi piace andare a letto presto il 31 ed essere la prima che si sveglia all'alba del primo. Non sono mai stata triste in questo periodo e la solitudine me la sono scelta con lucida caparbietà. Perché la sento proprio come necessaria.

Il centro di Milano oggi era gremito. Non ho provato alcuna invidia per nessuna delle persone che ho osservato. Ho sorriso invece molte volte quando incrociavo i pazienti cagnolini al seguito dei suddetti padroni intenti agli acquisti e mi è sembrato persino che che qualcuno di loro abbia ricambiato con un'espressione di intesa il mio sguardo pietoso.

In realtà ho quasi paura a dirlo, data la facile retorica che suscita l'immagine, eppure per un momento ho pensato che in realtà per Natale non mi sarebbe dispiaciuto un micino da spettinare. Magari proprio mentre cerco di rimanere ferma nell'idea che le anime solitarie non necessariamente albergano in cuori inaciditi e asociali. Magari stanno solo provando a capire come reindirizzarsi, come raccattare le risorse per farlo, come evitare di commettere gli stessi errori, come mettersi in ascolto di se stessi.
Con un micio silenzioso e intelligente la mia tradizione "fatta in casa" sarebbe stata perfetta. Accidenti...sarà per l'anno prossimo. Auguri!




venerdì 9 dicembre 2016

Quell'idea di futuro che mi porto dal passato

Tutto torna. E lo dico sia nel senso che alla fine le situazioni si fanno chiare, acquistano una loro logica coerenza e ti raccontano cose che non riuscivi a vedere da subito per quello che erano, sia perché tutto prima o poi torna a riproporsi allo stesso modo o con altri metodi. Oggi sono stata in verifica, poi sono andata a cinema e poi ancora in ufficio. Ho pranzato con una cioccolata calda e una zuppa inglese ragionando amabilmente con la mia collega di cose di femmine. È stata una bella giornata, iniziata con una nebbia così fitta che per venire al lavoro a piedi mi sono affidata alla buona sorte. Poi via via la giornata si è schiarita fino a fare spazio ad un sole pallido ma luminoso e rassicurante. Un po' come a volte succede nella vita: ciò che è opaco e incerto all'improvviso si fa chiaro e limpido senza che tu abbia contribuito davvero all'"illuminazione".

Esattamente un anno fa invece succedeva questo. Avevo preso un giorno di ferie, ero uscita molto presto per andare in un centro benessere a fare un bellissimo massaggio, avevo con me una borsa piena di cibo che ho portato in giro fino al pomeriggio. Poi ero andata in un negozio di piccoli oggetti, di quelli per gli addobbi o i pensieri scemi e avevo comprato un piccolo mappamondo. Mi ero alla fine trattenuta in biblioteca e avevo aspettato l'arrivo di chi avrebbe ricevuto quella borsa e il mappamondo. Poi salii su un autobus, vergognandomi un po' di tutta quella strana euforia dell'attesa che mi aveva inutilmente accompagnato per tutto il giorno. Forse il vero spartiacque tra quello che sentivo e percepivo e ciò che rimaneva davvero da raccontare è stato quel giorno lì. Quasi stento a credere che sia passato esattamente un anno per come quel giorno mi pare così vivo e recente.

Quella di oggi invece è stata una giornata senza smanie, tensioni o accanimento verso nulla. Non ho fatto massaggi ma sono più rilassata di allora, non ho preparato cibo per nessuno e non ero in attesa di nulla. Il film che ho visto si intitolava "amori ed inganni" e l'ho trovato molto gustoso e abbastanza  in linea con quello che ho provato a capire sull'argomento. E poi sono andata a vedere una casa in
vendita che la mia collega sta per fare sua e mi sono ricordata di quando ero io ad esplorare questa città allora così sconosciuta per me, eppure già così familiare, quando mi perdevo ovunque e tentavo di intuire i quartieri che mi somigliassero di più. Mi ricordo di lunghi tragitti sotto la neve, di telefonate continue agli agenti immobiliari, e poi finalmente il notaio, il rogito, questa casa presa un po' a caso e un bel po' a sentimento. Sono passati esattamente sette anni da allora. Oggi non so se ne sarei di nuovo capace. Ma è stato bello entrare in quella casa da comprare stasera, immaginare a come potrebbe diventare anche solo con un paio di idee semplici. È stato bello rivivere quell'idea di futuro che in questo periodo mi pare di rivivere solo scovando in un passato che non è proprio tutto da buttare. È stata una bella giornata. E tra un anno penserò che finalmente ho di nuovo dei buoni ricordi.

Il confronto con gli anni precedenti non mi pare mai una cosa utile o divertente. Non sono una nostalgica e tendo a cancellare il passato perché quasi sempre mi suona stonato. Però oggi ho pensato che quando non comprendi bene tutto quello che ti accade mentre lo vivi, quello poi torna e ti spiega come stavano le cose. Oppure, qualche volta, non ti spiega niente e ti dice "ti ricordi come sei stata brava quella volta? Avevi sette anni di meno, ti perdevi pure sotto casa, non capivi niente di impianti a norma...e nessuno ti fermava. Quella volta lì io ti dico che non sei stata niente male". Non è stato tutto falso e inutile.
Me ne ricorderò

mercoledì 7 dicembre 2016

Allora, come rimaniamo? 2016 non ti preoccupare, non sei tu. Ero io

Manca poco. La Rai ha deciso che la prima della scala debba essere un fenomeno pop e se proprio non vuoi rimetterci i 2400 euro degli ultimi cinquanta biglietti disponibili, ti metti come me vicino al termosifone, con una tisana calda e la copertina sulle ginocchia e ti ascolti la madama butterfly dalla TV . Bella la storia. Una giapponesina minorenne salvata da un marinaio americano e poi da costui abbandonata col di loro pargolo perché il bellimbusto se ne torna dalla di lui moglie americana. Si rifarà vivo solo molto tempo dopo, quando lui tornerà per riprendersi il figlio. Non vedo l'ora di passare un po' di ore di spensierato ottimismo. Poi dice che uno si butta sul boss delle cerimonie...pace all'anima sua pure a lui.

Oggi, come tutti i santi giorni ho camminato per 8 chilometri attraversando una milano "ambrogina" molto pittoresca tra negozi chiusi e aria di festa patronal-natalizia. Poi ho tirato a lucido la casa come non facevo da troppo tempo e credo che mi abbia fatto davvero bene: c'è un piacere quasi mistico nel meccanismo di riordino e di pulizia profonda. Ho buttato via tante cose, fatto spazio, sistemato i cassetti, ascoltato musica scema, cucinato gli spaghetti ai frutti di mare, pensato a cose inutili che mi hanno fatto ridere, tipo come mai impazzano i cibi a domicilio, quelli pronti, le apericene, gli all you can est e tutti gli "altrove" dalla cucina di casa propria...e contemporaneamente ci sono soltanto programmi di cucina che fanno picchi di audience e pure l'editoria ormai si regge soltanto sul settore gastronomia. Nessuno cucina più eppure il cibo pare essere il tema dominante dell'esistenza individuale e collettiva. Questa cosa non mi torna proprio.

Facebook, come a tutti, mi ha fatto il riassunto del 2016. Ha scelto delle belle foto, quasi a volermi dire "guarda che sei stata felice e non te ne sei accorta". Forse ha ragione lui. Non mi è andata poi così male e chissà perché lascio che siano sempre dominanti nel ricordo e nelle analisi delle mie esperienze i fatti e gli episodi che poco o nulla hanno condizionato la media generale del mio percorso. Sono un po' più magra dello scorso anno (e per una donna che ha raggiunto i quaranta è come vincere al lotto), ho conosciuto un sacco di gente adorabile e conservato quasi tutte quelle che già adoravo, non mi sono mai ammalata, ho fatto un viaggio tanto bello con il mio papà, ho saputo cose che non sapevo (e sapere è sempre meglio pure quando fa un male cane), ho visto film meravigliosi con il mio paziente compagno di sventure e di confidenze, è uscito il nuovo fumetto di  Zerocalcare, mi sono fatta passare ogni tristezza correndo e ho inaugurato con la 10k della Lierac la mia magnifica stagione delle gare podistiche. Come mi permetto di pensar male di quest' anno?

In realtà non è stato un anno clemente per un sacco di ragioni, ma quelle le conosciamo tutti e ce le siamo raccontate in diretta. A chi giova ripassare?

La verità è che "la felicità è una cosa seria. Se c'è dev'essere assoluta" e nessuno può avere la pretesa che un anno solo faccia tutta l'impresa. Lui fa quel che può, tra cose che ti fa venire voglia di conservare e altre che devi avere il coraggio di buttare pure se ti pare che servano ancora. Purtroppo non servono e  prima le butti prima farai spazio per il necessario.
 Il mio armadio ha ancora vestiti che mi stanno. Ma non li metto più. Perché ancora non mi riesce di separarmene? Un bel guaio. Entro la fine di questo mese sarà il mio obiettivo riporli tutti in una scatola e chiudere con abiti che non sono già  più miei.
 Intanto per la "madama butterfly" non ho bisogno di alcun dress-code. Me la vedo in tuta. Lo puoi fare quando la prima alla Scala puoi permetterla in casa tua.
Seria felicità a tutti


lunedì 5 dicembre 2016

Due giorni diversi (cosa mi è successo prima e dopo il no)

Bene. Direi che, per una volta, le mie aspettative non sono state disattese da sconfitte e amarezze su cui fare analisi. Bisognava arginare la megalomania renziana e questo era il solo modo. Bene.

Ieri ho trascorso una giornata in un'atmosfera ovattata, con persone interessantissime che vivono nel mio stesso quartiere e che mi hanno deliziato con storie e chiacchiere in libertà che mi danno ragione dell'affetto che ho per questa problematica periferia milanese, che trovo da sempre così piena di poetica umanità. Ho conosciuto Stefania, una bellissima donna con dei lunghissimi capelli neri, lo sguardo da cerbiatta e la vita avventurosa di chi è stata ovunque nel mondo. Ha trascorso un po' di anni in Finlandia perché li aveva conosciuto il padre di suo figlio, salvo poi riprendere la sua vita "itinerante" per poi ritornare a Milano, organizzare eventi, attività ludiche nelle cascine, dipingere e innamorarsi ancora e ritrovare nuove forme di felicità nella città in cui è nata. Il finlandese, da foto, è l'uomo più figo che abbia mai visto in vita mia. Poi ho visto il compagno milanese èd e il secondo uomo più figo...senza alcuna invidia...per carità. Donna fantastica. Mi ricorderò di lei.

E poi c'era la Luisa al suo ultimo esame a lettere moderne. Mi ha raccontato che non riesce a laurearsi per colpa dell'esame di linguistica italiana. Avrei voluto consolarla dicendole che io ho dato soltanto quello (con lo stesso professore con cui deve farlo lei) e che è stato la causa della mia fuga dalla Statale per trauma da apprendimento. Ma me ne sono stata zitta e le ho detto che ormai è fatta...

E poi c'era Emilia, giovanissima commessa alla GAP del centro di Milano. È incinta di sei mesi ma la sua "datrice" di lavoro non le vuole dare la maternità e le ha detto che la metterà in malattia (così poi può licenziarla). Le abbiamo detto di rivolgersi quantomeno a un sindacato. Dolcissima fanciulla. Mi pare così strano vedere dal vivo un giovane, quasi privo di diritti, che lotta per un lavoro che non arriva a 800 euro...ma che paese è davvero questo?

Quella di ieri è stata una giornata così, lunga, stanziale, silenziosa, fatta di attese, di racconti, di malati che trovavano la forza di dire la propria pure con le flebo attaccate, le sedie a rotelle, le vestaglie, i pigiami abbottonati male...per me rimarrà fisso in testa il privilegio di un osservatorio per nulla familiare. Mi ricorderò pure di questo.

Oggi invece sono stata tutto il giorno in biblioteca. Dovevo aggiornare l'iPad e finire il mio libro. Non ho chiacchierato con nessuno e ho visto un cartone dolce e commuovente, "la mia vita da zucchina", che mi ha fatto venire voglia di famiglia e di calore e di affetti. Sono rientrata in casa e ho scongelato una porzione di risotto ai peperoni che ho fatto qualche giorno fa. Meno male, non avevo voglia di cucinare, ma non ero neppure sufficientemente triste da aprire una scatoletta di tonno. Ecco, questo è il diario di una che ha votato no ed è rimasta contenta del risultato referendario. Se avesse vinto il sì avrei fatto le stesse cose. Anzi no, forse mi sarei aperta una scatoletta di tonno. Come margine di scelta mi pare ancora ottimo.


domenica 4 dicembre 2016

Dalla pace del seggio...(divagazioni di una scrutatrice maldestra di se stessa)

Non sono neppure le nove del mattino. Sono nel seggio del Monzino e c'è un'atmosfera irreale di silenzio e di pace in questa bella saletta. Sono già arrivati un po' di malati a votare.
I miei compagni sono simpatici e io sono contenta di stare qui.

Ho già fin troppo raccontato di una settimana un po' complicata e della quale spero di avere presto al massimo un divertito ricordo, ma il clima oggi è troppo sereno per non provare a ripassare episodi, parole, esperienze piccole o piccolissime, frasi , indicatori più o meno chiari che hanno costellato un intero periodo di vita. Non credo che sia molto utile eppure non posso evitare di provare a capire come sia stato possibile farmi così male mentre cercavo di farci stare dentro tutto. Perché è questo che è successo. C'era la vita, le cose da fare, i viaggi, il lavoro, le volte a cinema e quelle a teatro. C'erano i tempi in cui pensavo che tutte queste cose avrebbero dovuto includere una persona e nessun'altra, mentri i percorsi di ciascuno seguivano tracciati in realtà completamente separati.

Come ci sono riuscita? Mi ricordo di come ero poco più di quattro anni fa, quando nel cuore non avevo nessuno e pensavo solo a come arredare la mia prima casa, a conoscere i miei beniamini della radio, a scoprire cantanti sfigati  di musica indie, a non mangiare carne e pesce. Mi ricordo che mi piaceva essere così, senza previsualizzarmi con altri, senza aspettare nulla, senza includere nel mio futuro nessuna possibilità di affetti profondi. Io sono quella roba lì. Non ci sta niente da fare. Non mi è mai riuscito di essere altro. Lo sanno bene quelli che mi conoscono davvero. Eppure succede anche a me, qualche volta, di provare a pensare che non sia così. Ci può stare, se è vero che quel mio pericolosissimo lato romantico riemerge come a punirmi dello spazio che mi ostino a togliergli sempre di più man mano che passano gli anni. Sono passati così questi anni qui, tra le bugie che mi raccontavo, l'indifferenza e le cose che non volevo o potevo sapere, i fantasmi e gli incubi di gelosie che non ero tenuta a provare, legami fragili come le catenelle di carta fatte a carnevale.

Un amico che mi vuole bene mi dice che non ci si racconta così, che sono soddisfazioni che non
bisognerebbe dare a nessuno. Ma io non credo che sia davvero importante. Credo che conti di più il gusto di raccontarsela mentre la si vive e perché no di confidarsi tra amici, conoscenti e "passanti". Che vuoi che sia. Solo domenica scorsa piangevo tutte le mie lacrime, oggi no. Prima di domenica scorsa pensavo che semplicemente non fosse il momento, oggi no. Da lunedì dormo poco e mangio ancora meno, ma ho ripreso a correre di nuovo e ieri ho spinto così tanto che davvero non ne avevo più di respiro da spezzare. Le cose cambiano, seguono nuovi corsi e di solito hanno abbastanza pietà da restituire sempre meno dolore. Perché non lasciarne testimonianza?

Intanto siamo a dodici votanti "cardiopatici". Col cuore malato si fa tutto lo stesso

venerdì 2 dicembre 2016

In teoria sarebbe tutto chiaro. Ma in realtà...c'è la realtà

Quando andavo all'università seguivo sempre tutti i corsi. Ritenevo che fosse fondamentale per avere un metodo di studio efficace, perché la guida di un docente può rendere la materia molto più affascinante  del mero studio dei testi e poi pure perché il docente stesso e la sua personalità facevano parte della mia preparazione agli esami. Io mi ricordo solo dei prof di economia. Li trovavo molto simili tra loro e mi affascinavano sempre moltissimo, forse perché l'economia è la più umanistica tra le scienze applicate, perché se vuoi essere un bravo economista devi prima essere un conoscitore forte di storia e filosofia e solo molto dopo pure di statistica e matematica.

L'esame di microeconomia è stato quello più ostico. Più di quello di macro (che pure ho dovuto ripetere tre volte). Mi ricordo che non mi capacitavo del fatto che quando studiavo la parte teorica mi pareva di capire tutto. Poi passavo alla risoluzione dei problemi e spesso non sapevo dove mettere mano. Una volta andai dal prof e gli parlai di questo strano fenomeno e lui mi rispose : "vuol dire che non hai capito niente della teoria. Se avessi davvero afferrato i concetti, sapresti pure come applicarli. Tu hai soltanto l'impressione di aver capito ciò che studi"...mi dispiacque tanto, ma capii soltanto sei mesi dopo, e centinaia di esercizi svolti, che aveva ragione da vendere. A me serve tempo per applicare la teoria, quella che la fa sempre facile per tutto perché se ne sta bella dritta nel suo mondo ideale e senza gli accidenti dei casi particolari.

Ecco, a me succede così quando so esattamente come stanno le cose e che comportamento dovrei adottare. Poi però si inseriscono così tante altre variabili che perdo l'obiettivo, complico l'algoritmo e faccio un gran casino. Eppure la teoria è fondamentale e non andrebbe disattesa mai.
Una volta, qualche anno fa, un collega con cui ho scambiato soltanto poche battute prima che ritornasse a casa sua al sud, parlando della sua fidanzata, poi diventata moglie, disse che era la più bella e più desiderabile del mondo. Aveva gli occhi dell'uomo più irrimediabilmente innamorato che avessi mai visto in vita mia. E io in quell'istante lì imparai una lezione di teoria d'amore esattamente applicata ad una coppia. Un paio di giorni fa rievocavo questo episodio con un'amica e lei mi ha detto: "Eh...ma tu stai parlando di una persona che è il top, non puoi pretendere che tutti gli uomini siano così". Forse è proprio così, certe teorie diventano applicabili solo se gli elementi a disposizione sono funzionali al risultato, che altrimenti risulterebbe distorto, impreciso.

Eppure stasera, dopo una settimana decisamente "illuminante" su quello che ho forzatamente scoperto di me stessa, sento che certe teorie io le ho capite proprio bene pure applicandole a casaccio. E siccome dall'economia ho imparato pure che si può procedere con successo nel mondo anche semplicemente per "tentativi ed errori", io ora sono certa che un giorno troverò un modo di applicarla proprio come l'ho capita io. E se così non fosse, continuerei a non avere dubbi che stavolta la so come si deve.
Ah, all'esame di microeconomia poi ebbi 30/30






giovedì 1 dicembre 2016

Hanno tutti ragione. Fino alla prova contraria del tempo

Sono stata presidente di seggio per un sacco di volte. L'ho sempre trovato molto divertente, tranne che per le amministrative in cui credo di aver sviluppato delle forme di aggressività che mi saranno utili solo quando mi troverò al cospetto di Ken il guerriero.
Stavolta farò la semplice scrutatrice e quindi studierò il mio osservatorio di votanti senza alcuna ansia. Ne registrerò i nomi ma anche i volti, la voglia di votare, i commenti, l'aria che tira. Se pure i miei compagni di squadra saranno giusti, sono sicura che mi divertirò. La scuola dove sono destinata è proprio quella fuori casa e poi io avrò pure due/tre giorni da recuperare al lavoro. Tutto molto bello.

 Io voterò no. Non sono sicura di sapere esattamente cosa significhi, visto che anche io appartengo a quella categoria di soggetti che si ritiene impropriamente interpellata su un tema così tecnico che è davvero arduo averne un'idea chiara. Io voto no perché Renzi ha una evidente attitudine  dispotico-accentratrice, non gli credo mai, non mi piacciono le persone di cui si circonda e non è un uomo inquadrabile in nessun orientamento politico che non sia riconducibile a quell'arcaica idea democristiana di cui non ci siamo mai liberati veramente. Per il resto, mi pare di capire che si vota sì o no per aree eterogenee di competenza. È come se ti offrissero di scegliere tra due piatti in cui in uno ci sta cioccolato e cavallette fritte ( e facciamo che rappresenta il si) e nell'altro una parmigiana fumante con uno scorpione arrosto (e facciamo che quello è il no). Tu vorresti scindere le pietanze e mangiare solo la parte che vuoi, ma non puoi farlo. Valgono solo i pacchetti completi. E i pacchetti completi alla fine rendono il tutto immangiabile.

Oggi è il compleanno di Woody Allen e Facebook mi ricorda che gli ho fatto gli auguri l'anno scorso e pure due anni fa. Spero di continuare all'infinito e di avere sempre film sull'ansia, le fragilità, il fatalismo e le paranoie esistenziali nelle quali tanto spesso mi sono specchiata e grazie alle quali riesco ancora a ridere di me. Mi ha ricordato pure altre cose accadute e che si sono evolute in quella maniera che ti chiedi come hai fatto a pensare che poteva andare in un altra maniera? E poi ho rivisto certi miei bellissimi viaggi e delle frasi sceme che stento a credere di aver inventato io. Ne succedono di cose che pensavi sepolte e dimenticate e all'improvviso riemergono su uno schermo come a dirti "guarda che quello che sei e il modo in cui ti senti puoi provare a decifrarlo così". Alcune immagini si fermano lì dove sono nate, altre seguono dei percorsi buffi o sorprendenti, fino a diventare tutt'altro dalle ipotesi iniziali. In fondo mi pare tutto giusto e inevitabile proprio nel modo in cui si è realizzato.

Dicembre a Milano è partito con una bella giornata di sole che ha reso molto gradevole la verifica esterna di stamattina. E poi ho vinto una costosa bottiglia di vino di cui in realtà non comprendo in pieno il valore, essendo io astemia e inesperta del settore. Che strano non apprezzare le cose solo perché non si ha la sensibilità sufficiente per stimarle o valutarne la portata.

Dormo ancora molto poco, sto ancora cercando un po' di pace, eppure oggi mi pare di aver sorriso spesso e per tanti motivi, ho mangiato una fetta di torta buonissima e sono felice che novembre sia finito e che dicembre sia l'ultimo mese di un anno appena "leggermente" severo.
Stasera c'è Nemo, un programma di cui sono innamorata. Però ho anche tanto tanto sonno. Sarei felice per entrambe le ragioni, ma vorrei che non stessero assieme.
 E così stasera riesco solo a pensare che il vero dramma della mia vita è che per me, alla fine, prevalgono sempre e solo le ragioni del "ni", quelle che nessuno mette ai voti e che quasi sempre dettano le leggi di un'esistenza intera...





mercoledì 30 novembre 2016

Di giornate da ricordare giusto per dimenticarne altre

Che giornata strana quella di oggi. Sarà che ancora non mi riesce di mangiare a sufficienza o forse che mi trovo ancora in quella condizione di sospensione emotiva che in momenti inaspettati della giornata mi porta a crisi di pianto che però adesso riesco a trattenere un poco meglio...giusto qualche minuto di cedimento, ma poi ho ripreso il controllo e persino la capacità di riderci sopra.

Oggi pomeriggio ho recuperato il film di Ken Loach e l'ho trovato splendido come tutti gli altri. Però avevo paura di affrontare un film così duro in un periodo che spero di dimenticare presto. E invece sono uscita dal cinema leggera e "rianimata" mille volte di più del cartone che ho visto domenica: un allegrissimo Pets, durante il quale ho versato tutte le lacrime che avevo in dotazione per i prossimi trent'anni e mi chiedevo come avessi fatto a non capire...le strade per la guarigione sono infinite, controintuitive e sorprendenti, come le cose migliori che capitano nella vita.

E sempre oggi mi ha contattato un amatissimo amico storico del liceo. Ci siamo accapigliati per tutti gli anni che abbiamo trascorso assieme a scuola. Poi lui fu bocciato e per me la scuola non fu mai più così bella e divertente. Una volta l'ho rivisto all'aeroporto di Napoli e parlammo per così tanto tempo che quando mi presentai al check in lo avevano ormai chiuso e rischiai di non partire. È rimasto il ribelle alternativo di sempre e quando viene a Milano per i festival underground che conosce solo lui mi chiama sempre. Stavolta gli ho detto che non ci saremmo visti perché sarei stata una pessima compagnia ma che la prossima volta recuperiamo tutto. È stato dolcissimo e non scorderò l'affetto che ha conservato per me. In suo onore ho fatto una cosa un po' alternativa pure io che mi ha rilassato molto (niente malizia please...).

È soltanto mercoledì e io sento di avere ancora un bel mucchio di cose da fare per ritrovare un po' della pace inutilmente perduta, ma se penso a quella specie di cucciolo spelacchiato che ero sulle scale della camera di commercio soltanto tre giorni fa, quando scrivevo di respiro che mancava, di lacrime e di pesi sul cuore...una tenerezza che se ci penso mi abbraccio da sola.

Quella di oggi è stata una giornata generosa, fatta di arte, amicizia, lacrime non troppo tristi e altre cose che male non mi hanno fatto...
Della scorsa domenica ricorderò soltanto quella corsa magnifica contro la violenza. Pure quella che mi son fatta io stessa senza una ragione.
Caro domani, sei avvisato...



lunedì 28 novembre 2016

Il bello del tempo, anche quando non è bello

Non capirò mai le ragioni del successo atipico, rispetto alla media, di certi post piuttosto che di altri. Quello di ieri era un breve post di pancia e di cuore e senza un briciolo di cervello usato per esprimere quello che sentivo. È stato scritto per strada, in un momento preciso della giornata e dopo una notizia che per un attimo mi ha completamente svuotato.

Credo che certi condensati di verità abbiano la capacità di farsi intercettare più di ogni altra costruzione logica ponderata e dosata. Non si sa come, ma si fanno trovare. Mi succede sempre quando scrivo esattamente la sensazione di un momento. Che bello.

Della giornata di ieri mi porto dentro ancora un po' di quel vuoto che non sono stata capace di riempire neppure col cibo. Passerà, come è giusto che passino i dolori che non meritiamo e che non si trasformano in lezioni per una vita migliore. Passerà perché ci sono già passata. Passerà perché le cose che faccio col cuore alla fine sono quelle che capitalizzo meglio. Passerà perché ho bisogno di predispormi al meglio che verrà. E perché sono buona e i buoni soffrono solo per poche e validissime ragioni.

Oggi sono uscita molto presto dal lavoro e la metro gialla è stata chiusa per un tratto perché uno si è suicidato. Ogni tanto purtroppo succede e io mi chiedo sempre a che livello di sofferenza si deve arrivare per trovare il coraggio di lanciarsi sotto un treno e in generale il coraggio di interrompersi, di non avere voglia di sapere che altro ci tocca. Che cosa può essere mai successo per decidere di farla finita piuttosto che pensare che c'è sempre una strada alternativa da percorrere, che c'è la fantasia, l'immaginazione, l'utopia?...Non esiste mica solo la realtà e questo per me sarebbe già sufficiente per continuare a rimanere preda di un tempo che non è ancora finito e che oltre a tirare brutti scherzi, tante altre volte sorprende e diverte .
 Fa molto pippone, lo so, ma oggi non ho mangiato, non ho dormito e tento ancora di capire come faccio a farmi ferire sempre dalle persone a cui non ho fatto niente di male. Forse è per questo che oggi più che mai ho bisogno di combattere contro quella facile deriva nichilista che in realtà avrebbe gioco facilissimo pure su di me.

Ormai la giornata è passata, credo che sia stata una delle più faticose che io mi ricordi pur non avendo fatto nulla di speciale. Non ho neppure corso. Perché persino io lo so bene che quando stai male senza sapere con chi prendertela e come provare a stare meglio, trovare una ragione può essere un'impresa titanica, ma il bello di non avere più vent'anni è che sai che passerà, basta aspettare. E per farlo bisogna darsi del tempo. Non toglierselo.
Viva!



domenica 27 novembre 2016

respiro a fondo. E poi passa

Come sono stupida. È una giornata stupenda qui a Milano. Ho corso contro la violenza, ci sta il sole e io sento di non aver fatto del male a nessuno. Eppure non riesco a smetterla di piangere. Sono qui sul muretto della piazza del centro di Milano e non mi è successo niente di male.

Spero che nessuno se ne accorga anche perché io non riuscirei a smettere neppure se me lo imponessi con una pistola puntata da un boia. So che mi passerà perché non me lo merito. E poi forse aspettavo soltanto questo momento. Credo che ci sia sempre un punto esatto in cui tutto ciò che è ambiguo dentro e fuori di noi trova la sua luce chiarificatrice e di solito deve coincidere con il picco massimo di un dolore che poi non può che passare.

Ecco, le lacrime sono già finite. Quello che era giusto sapere ora lo so. E io ora devo solo respirare, asciugare gli occhi, bere un po' d'acqua e magari un po' di magnesio e togliermi le zavorre del dubbio che mi trascinavo tutta da sola da anni.

No. Non mi è successo niente. Però me ne accorgo solo adesso.


giovedì 24 novembre 2016

Giorno del mio ringraziamento a...

Vediamo se riesco a non escludere nessuno. In realtà se dovessi dare una risposta a bruciapelo non mi verrebbe subito in mente qualcuno o qualcosa in particolare, o meglio mi verrebbero in mente solo quelli ovvi, eppure sono certa che se faccio un bel respiro, spengo la radio, appoggio la schiena su questo meraviglioso termosifone e mi rilasso, mi verrano in mente un sacco di persone a cui destinare un sentito ringraziamento "argomentato"... Vediamo da dove posso cominciare. Il presupposto è che nessuno attraversa la nostra vita per caso. Se così è tutti hanno un ruolo necessario nella nostra esistenza e per questo meritano un riconoscimento.

Grazie a quello strano individuo che incontrai a sedici anni, bugiardo e imbroglione che mi ha fatto da subito capire cose dell'universo maschile che avrei ritrovato troppo spesso nella mia vita (arrivo a dire sempre), insegnandomi così a soffrire sempre un poco di meno ogni volta. Avrei potuto imparare prima e meglio la lezione, ma a volte sento come necessario pure ripetere per fissare meglio i concetti. Gli uomini a cui voglio bene non mi trattano mai come voglio io. Io oggi però aggiungo...non ancora...

Grazie al prof di economia che tantissimi anni fa mi fece ripetere l'esame tre volte. Credo che ad oggi sia ancora lui una delle tre persone più importanti della mia vita e forse lo sa anche.

Grazie anche alla fantastica "bocca di rosa" che orbita nei pressi del mio "territorio" e che in meno di un anno si è creata una corte di uomini adoranti che in processione vanno a trovarla come fosse la madonna. Ho imparato che ci sta una maniera di essere femmina che io trovo assolutamente invidiabile, quanto del tutto aliena da me. Non potrei mai competere con lei, ma osservo gli uomini che la cercano e penso che forse non sia poi così male che io non sia il loro tipo...se sapesse quanto mi è stata d'aiuto per comprendere ancora meglio quello che davvero cerco io nei rapporti e la qualità di uomo a cui tendo per soddisfarli.

Grazie al mio fisioterapista, perché quando stai tanto male nel fisico ti rendi conto che il dolore esistenziale, quello dei tormentati che fanno credere al mondo che stanno soffrendo più di te pure se non ti sanno spiegare il perché o in base a quale presunzione valida, è solo un'operazione di marketing per diversificare il mercato. E poi grazie di nuovo a lui perché mi ha insegnato a correre e quando corro io penso solo a quello. Quanto può essere bello quando le gambe bruciano come il fuoco e il cuore arriva a battiti impensabili. La sofferenza bella esiste e lotta con noi.

Grazie al direttore regionale che per ben tre volte ha rifiutato la mia richiesta di andare un anno all'estero. In realtà io muoio dalla voglia di lasciare quell'ufficio per un tempo più lungo possibile, ma le mie ragioni non sono chiare neppure a me e quindi io devo resistere lì dentro per tutto il tempo che posso, trovarci la mia dimensione naturale e non tentare fughe inutili da nemici inesistenti. Per ora temo che il mio posto sia ancora là. Credo che sia un bene che io mi costringa a rimanere là dentro, sono certa che quando sarà il momento le cose andranno come è normale che sia in un sereno ambiente di lavoro.

Grazie a tutti quelli che anche con precisa volontà di farlo hanno voluto farmi del male, colpirmi, aiutarmi a capire che soffrire e accettare il dolore vuol dire crescere e sviluppare risorse insospettabili da "combattente".
 E soprattutto grazie a quelli che non mi hanno amato mentre io lo facevo senza motivo. Mi ha fatto assai piacere lo stesso. Senza nulla pretendere.


martedì 22 novembre 2016

Non mi piace perdere il "trend"

Oggi ho fatto un po' di cose che non faccio mai. Ritardare la sveglia di un'ora, cambiare stazione radio, cambiare integratore post pedalata, timbrare alle 9:30 al lavoro, commentare un post "piccante" su un sito che leggo sempre( e scoprire che questa può essere la correlazione di una improvvisa impennata nel numero di richieste di amicizia...ahahah..la banalità maschile...). È bello provare a vedere che succede quando abbandoniamo per un po' le abitudini rassicuranti che ci proteggono dagli imprevisti e ci fanno fare tutte le cose che pianifichiamo di contenere nella giornata.

Io sono un'abitudinaria cronica. Mi piace la continuità, credo che sia nel rituale dei gesti, delle azioni e delle attività che si costruisca una visione di lungo termine, un orientamento preciso verso la parte migliore di noi stessi. Il rischio è però la preclusione verso tutto ciò che non abbiamo scelto come parte di questa visione. Quando me ne accorgo di solito decido di fare un viaggio. Mi catapulto in contesti non familiari, di solito sono sola, mi capitano le cose più impensabili, incontro persone che nel mio quotidiano non sarebbero neppure contemplate...e perdo tutte le abitudini. A me il viaggio serve praticamente soltanto a questo. Quello che trovo piuttosto curioso è che quando torno a casa, anche se sento che tante cose sono cambiate da prima della partenza, torno a fare esattamente la vita di prima. Le stesse identiche cose. E io credo che questa cosa sia abbastanza curiosa. Che cosa ci cambia davvero? Il semplice tempo che passa? La cultura che ci formiamo a vario titolo? I viaggi? Gli amori? Le persone che frequentiamo? E quanto tutto questo sposta davvero quello che siamo nel profondo di noi stessi, modificando la nostra natura o visione delle cose?

Io credo che tutti noi rimaniamo quello che siamo seguendo un trend preciso, attraversato da fasi cicliche che ci deviano momentaneamente dalla tendenza di lungo periodo ma poi si ritorna sui binari su cui ci siamo incamminati. E poi ci sono i traumi. Forse quelli sì che ti snaturano davvero. Ci sono  dolori così insopportabili che a un certo punto da quei binari si deraglia e si procede altrove. Forse da
nessuna parte. Ma non parlo di cose che non voglio conoscere.

Quando studiavo i modelli economici avevo ben chiaro il rapporto tra il trend di lungo periodo e il ciclo di breve e, a meno di uno shock economico, il trend aveva sempre la meglio sulle fasi cicliche, quelle che di solito significavano inflazione e deflazione, ma pure investimenti o disoccupazione crescenti e poi calanti. Pure i sistemi economici ogni tanto si annoiano e per crescere, o anche semplicemente per aver qualcosa da riaggiustare, combattere, sperimentare, devono deviare un poco dalla noia rassicurante del trend.

E così ho pensato che oggi anche io ho voluto solo un po' deviare dal prevedibile esito di una giornata qualunque, in fondo anche semplicemente per capire che le mie abitudini, quelle che non riesco a perdere mai, non sono poi così cattive, e neppure così noiose...e soprattutto sanno assai meglio di me dove devono arrivare e come mi ci devono portare.


domenica 20 novembre 2016

Obiettivi. Solo se messi a "fuoco" con la passione

Oggi Facebook mi ha ricordato che esattamente un anno fa scrivevo un post sui capelli che volevo far crescere. Non li ho tagliati e sono contenta che ogni tanto la verifica dei miei obiettivi trovi il suo esatto riscontro. E capirai...che sforzo ho fatto nell'assecondare semplicemente un processo naturale? Fatto sta che non li ho tagliati e ora la coda che dondola mentre corro la tengo pure io. Son cose...ma sono più belli gli obiettivi raggiunti per meriti, quelli per i quali ci devi mettere la stessa testa su cui ti son cresciuti i capelli e ti devi concentrare, non tentennare, fare uno sforzo di fatica e di metodo.

Ieri, come ogni sabato, ero alla scuola di running. Il programma prevedeva semplicemente un lungo, corsa senza affanno ma che durasse almeno 45 minuti. Niente esercizi di tecnica. Solo resistenza. Ne ho approfittato per affiancarmi all'allenatore, persona che adoro come mi è facile adorare gli sportivi che vivono lo sport come passione e filosofia di fondo della propria esistenza. Abbiamo corso per quasi un'ora, intervallando allo sforzo silenzioso alcuni minuti di chiacchierate, durante i quali abbiamo scherzatoe mi ha dato anche preziosissimi consigli sull'allenamento ideale per me sulla base degli obiettivi che mi sono prefissata. Ad un certo punto mi ha detto che sono migliorata tantissimo e io, mentre cominciavo a sentire la stanchezza dell'ennesimo giro attorno al Sempione, sentivo che avrei potuto anche non fermarmi mai tanto ero felice di quel giudizio. Ci sono sostanze dopanti che nessun rilevatore sarebbe capace di misurare e che in realtà fanno quasi tutto il lavoro. E poi ci sta la determinazione, l'assenza di indulgenza che fa deviare dalla meta, quella che tiene salda la presa e ti porta dove vuoi.

Voglio che la mia vita, in ogni momento, sia improntata a questo spirito anche in tutt'altri ambiti. Per esempio, uno degli obiettivi assolutamente prioritari di quest'anno è stato quello di smettere di continuare ad inventare pretesti per coltivare rapporti tossici e finalmente stavolta direi che ci sono davvero riuscita. Piano piano arriverò a riderne e perdonarmi per l'eccessivo accanimento.
 Stamattina è così. Ho voglia di riabilitare un anno che è stato troppo terribile per la storia umana che ha l'onore di raccontare, però è assolutamente necessario che sul piano individuale ciascuno di noi provi a ritrovarci il tassello di qualcosa almeno potenzialmente da salvare. Per quello che mi riguarda sento ancora di non avere il diritto di lamentarmi, non fino a quando avrò voglia di fare sempre nuovi tentativi, accettare la fatica e gli sforzi a dispetto di tutto pure del senso del ridicolo. non fosse altro che per continuare a crescere e capire, e poi continuare a credere che anche io un giorno troverò qualcuno per cui valga la pena investire il cuore tutto intero, visto che per me è ancora così innegabilmente importante

Intanto i miei capelli sono più lunghi dell'anno scorso, io corro sempre meglio, non invito a uscire più nessuno che non abbia davvero voglia di stare con me, continuo a vedere bei film con gente simpatica, leggere fumetti e a mangiare sano. Ah, e ovviamente a monitorare i miei battiti cardiaci...anche se solo mentre faccio il lungo col mio allenatore.




venerdì 18 novembre 2016

Io ci metterei la firma. Verifiche esterne (con effetti dall'interno)

- abbiamo parlato con suo marito e ci ha garantito che avrebbe firmato lei il verbale del nostro accesso
- si io firmo ma non voglio nessun coinvolgimento con le cose che riguardano gli obblighi di mio marito. Sapete com'è se ne sentono tante sulle vite segrete delle persone che ci stanno accanto. Fidarsi è bene però...meglio essere cauti...

Questa è la risposta che la moglie di un commercialista milanese ha dato oggi a me e al mio collega durante un controllo per gli studi di settore. Una risposta assolutamente ragionevole eppure a me ha lasciato di stucco. Siamo entrati in una casa molto bella, col parque e l'acquario e ci stava una signora molto elegante e gentile e io trovavo tutto molto perbene, misurato e ordinato. E poi quella frase lì, con la paura di firmare qualcosa di compromettente che il marito le avrebbe potuto accollare. Non saprei dire se mi ha colpito di più questa cosa o il parrucchiere cinese dove credo di aver sentito odore di napalm promanare dalla testa di anziane signore che non rinunciano alla piega, seppure a basso costo.

Quando si tratta di uscire in verifica io sono sempre molto contenta. Per moltissime ragioni, tutte molto più valide dell'immensa stanchezza che comporta lavorare fuori ufficio, come provare a non vedere né sentire cose spiacevoli, la sedentarietà prolungata, uno strano disagio di cui non comprendo  tutte le ragioni e che mi porterebbe a fuggire via se soltanto potessi.

La moglie del commercialista, quando era ormai tranquilla e si è fidata di noi, ha cominciato a chiacchierare piacevolmente. Mi ha raccontato del figlio preadolescente che non vuole studiare e comincia ad avere comportamenti che la fanno disperare, che è stufa e avvilita. Io la ascoltavo e mi chiedevo come fosse possibile che in una casa così bella e impeccabile ci fossero dinamiche familiari così banali. Poi mi son detta che in realtà è del tutto assolutamente normale.

Cosa mi sto davvero perdendo? Una famiglia infelice e banale o una squadra vincente in cui regna simpatia, collaborazione, intelligenza e amore finché morte non ci separi? Che differenza ci sta tra lo starmene qui beata con le poche cose da fare per badare a me stessa e il non dover chiedere a nessuno cosa vuole per cena, o litigare per il telecomando o per i compiti non ancora finiti. Che tipo di appagamento danno tutte queste cose? Persino io, che ho un senso di accudimento talmente forte che appena mi affeziono a qualcuno devo immediatamente preparargli da mangiare sennò mi sento male, credo che proverei moltissimo disagio a trovare sempre bello avere una famiglia con cui mediare e provare ad evitare ogni incomprensione. Cosa mi sto perdendo? Io, che fino ad ora mi sono persa solo per chi non voleva niente di particolare da me, e questa cosa la capivo solo dopo anni, mentre facevo tentativi ridicoli per provare che invece era come  quello strano cuore irragionevole imponeva. Mi sarei con assoluta probabilità presa un uomo distratto e anaffettivo, di certo traditore, poco dolce, inopportuno e pure tignoso. Avrei passato i primi anni di unione a cercare di trovare dei punti di convergenza e dialogo, poi mi sarei ritirata in un rassegnato silenzio, fino a spegnere completamente quel povero cuore imbranato e a riaccenderlo solo quando finalmente sarei ritornata a me stessa e alle mie cose fatte da sola. E in fondo è questo quello che ho sempre fatto tutte le volte che le ho provate tutte e niente...non ce n'era. Meglio correre e inseguire mete che se voglio le raggiungo sul serio.

Questo mi sarei persa, almeno con le variabili attuali, fatte di quello che sono, delle persone a cui ho voluto bene e dell'esperienza vissuta o semplicemente tentata.

E così ho pensato che fino a quando non ci metterei la firma, su tutto - pure su un verbale dell'agenzia
delle entrate - perdermi tutto sarà sempre la mia unica scelta possibile. Le verifiche esterne forse servono proprio a questo. Ecco perché mi piacciono così tanto.

giovedì 17 novembre 2016

Aspirante vicina

Che strana sensazione. Credo che siano passati quattro anni dall'ultima volta e mi sono accorta di averne un ricordo davvero sfumato. Stasera ho mostrato la casetta a prezzo stracciato che confina con la mia a due colleghi che avrei piacere che concludessero questo affare. Mi sono procurata le chiavi e così sono rientrata in quello spazio così vicino al mio e non occupato da nessuno, almeno non da quando io vivo qui. Mi ricordavo di una casa abbastanza più piccola ma che avevo desiderato da subito perché in quegli anni non pensavo ad altro che a garantirmi uno spazio da gestire a mio piacere, nel quale stare comoda e in cui ogni colore e ogni dettaglio fosse il prodotto di una precisa ispirazione, ricordo o emozione. E soprattutto erano anni in cui, forse senza saperlo o volerlo io stessa, ero certa che non avrei vissuto a lungo da sola. Ma questa storia l'ho già raccontata...faccenda chiusa.

Rivedere quella casa dopo così tanto tempo è stato stranissimo. Forse perché nel frattempo è molto cambiato il mio modo di intendere la casa, perché lo spazio e la comodità non costituiscono più delle priorità, perché avere una casa tutta mia è una cosa bellissima se non ne banalizzi il valore coltivando inutili manie di grandezza. Sono sette anni che vivo in questo bilocale e questo non mi ha impedito di farci entrare dieci persone per cenare. In questa casa alcune volte sono successe delle cose, anche fondamentali per me, e molto più spesso non è accaduto assolutamente nulla, una volta l'ho trovata allagata, un'altra mi sono esplosi i tubi dell'acqua, un'altra mi sono fatta costruire un letto per aria. E qualche volta mi sono affacciata alla finestra e ho fantasticato su quello spazio chiuso, vuoto, a cui dare un'anima, della luce, dei colori. Ho pensato che se fosse stata mia ne avrei fatto qualcosa di molto diverso da quella attuale. Ci avrei messo dentro gli ultimi sette anni, che mica lo so davvero che cosa sono stati per me. Forse non farei più le pareti così verdi e così rosa e Non metterei neppure tutti questi Wall stickers policromi che fanno tanto freakkettona sfigata, ma probabilmente metterei ancora tutti i poster coi film e le tazze coi loghi delle trasmissioni radiofoniche, ma poi non saprei cosa altro piazzarci, nessuna novità, nessun nuovo codice, solo una casa più spoglia, minimalista e più gestibile.

Però è stato proprio bello proporla ai miei colleghi. È una bella casa, quasi regalata, ed è un peccato saperla vuota e con le serrande sempre chiuse. Ma niente, non ho più voglia di farmi largo, di occupare spazi nuovi che non aggiungono nessuno spazio interiore, non ho più voglia di considerarlo il presupposto per qualcos'altro, una proiezione di me o un mero allargamento dei miei confini.
La casa è un concetto strano, ognuno le dà il peso e il valore che crede. Io ho cercato di alleggerirlo, che in fondo di muri si tratta, un guscio protettivo, una misura della propria identità..ma pure isolamento, tutto il mondo fuori, diffidenza, pigrizia, chiusura. La mia casa è bella perché sa ancora buttarmi fuori, mi fa ancora venir voglia di cercare altrove lo spazio di cui ho bisogno, di desiderare poco, di aprire la finestra e non aspettare più che arrivi dell'altro. Nessuna smania. Perfetta così. Anzi no, lo diventerà quando anche quella accanto aprirà le sue finestre da cui qualcuno mi auguro che avrà voglia di lanciarmi un saluto.

mercoledì 16 novembre 2016

Contratture emotive e fisioterapia dei dolori inutili

Eccomi qua. Nella palestra fighettina che frequento il sabato mattina per gli allenamenti di running e il mercoledì pomeriggio per la fisioterapia. È stata una giornata tanto tanto faticosa ma credo produttiva. Un amico mi ha fatto notare che si vede che ce l'ho con qualcuno che vorrei si comportasse diversamente con me. Invece io penso che vorrei solamente che le persone fossero educate e non volutamente cretine solo per rimarcare cose che ho già capito. Vorrei semplicemente andare oltre ripassando dall'istante zero. E invece mi pare che no...rimane sempre tutto piuttosto squallido e questa cosa a me non torna mai...

Ci sta un collega di cui ho tanta stima e al quale ho dato un po' di consigli per vincere un dottorato in economia, avendone conseguito uno pure io ormai molti anni fa, fornendogli un po' di bibliografia e suggerendogli gli argomenti principali su cui puntare. Il mio collega il concorso per il dottorato lo ha vinto. Ovviamente il merito è tutto suo, ma mi piace che ogni volta mi ringrazi per i consigli che gli ho dato, e poi che continui a chiedermi pareri e a fidarsi di me. Sempre. Gli ho persino scritto una bozza di lettera da inviare al suo tutor su come potrebbe impostare questa incredibile esperienza di formazione superiore. Ecco, di colleghi così io vorrei che fosse pieno l'ufficio e la mia vita.

Non credo che sia corretto, ma mi accorgo che non faccio altro che vivere di meccanismi di compensazione, come se fosse normale che la fatica e il dolore e le delusioni debbano ricercare altrove il loro senso piuttosto che trasformare se stesse in quanto di meglio io vorrei. Faccio sempre questo errore qui: non so risolvere un problema e cerco la felicità da un'altra parte. E così ho pensato che se non riesco a fare finta di niente, se non riesco a cancellare, se non ho più voglia di soffrire per quello che non riesco ad ottenere non devo far altro che concentrarmi solo su quelle cose lì e plasmarle, piegarle, violentarle fino a quando non troverò in esse
le ragioni della mia soddisfazione.

Tra poco farò la mia ultima fisioterapia. Ho cominciato con una spalla completamente bloccata, c'ho messo sopra altro dolore, l'ho manipolata e compressa fino a quando ad un certo punto tutto quel dolore si è sciolto, fino a diventare sopportabile e poi sparire. Il dolore non si accantona, non esistono magazzini di stoccaggio del dolore, rimane energia tossica che frena ogni impulso. Il dolore lo puoi solo estirpare affrontandolo e mai accantonandolo. A volte va via da solo. Altre volte proprio no. Ti provoca, ti stuzzica, ti guarda dritto in faccia fino a porti nella condizione di trovarla una cazzo di maniera di liberarti di lui.

Oggi mi sono chiesta cosa renda i rapporti umani così variegati e perché a volte siano belli e altre no. Avrei voluto scoprire che ruolo ha il dolore in ognuno di essi e se davvero si impara qualcosa dalle offese o piuttosto va già bene fuggire, far finta di nulla, passare oltre. E se sì, come si fa a fare finta? esiste una fisioterapia dei sentimenti? Ora chiedo, che tanto la spalla ormai è guarita


martedì 15 novembre 2016

Guarda. Che luna?

Io non lo faccio mai. Me ne dimentico o non sono mai riuscita a coglierne davvero il valore metaforico o romantico. Io non mi soffermo quasi mai a guardare la luna. Anzi direi che è rarissimo che mi metta a guardare il cielo. Mi pare troppo e le cose che non riesco a delimitare e nelle quali non  mi sento contenuta mi spaventano sempre molto. Io devo sapere che le distanze, tutte, si possano coprire e che gli orizzonti pure quelli più lontani diano la certezza di un limite un confine entro il quale le cose diventano afferrabili. Le poche volte che mi è piaciuto osservare il cielo è stato assieme a qualcuno, ma solo perché più bello che guardarsi negli occhi ci sta quello di percepire in due l'ipotesi dell'infinito. Basta la finisco che sennò Leopardi dice al suo pastore errante di venire a menarmi per come parlo di cose di cui solo lui sa come si fa.

Però ieri sono caduta nella tentazione di scontrarmi con questa luna gigante, che non ho avvertito come tale ma in fondo mi stava bene lo stesso per quanto poco la frequento. Stava lì, in mezzo a qualche nuvola che ne diluiva i contorni rendendola ancora più suggestiva ed evanescente. Era perfettamente incastonata tra le palazzine che sovrastano la mia casetta al pianterreno e a me pareva una specie di gigantesco occhio di bue, una di quelle grosse lampade che illuminano gli attori che stanno soli soli sul palcoscenico e parlano davanti a un pubblico che non possono vedere.

Pareva che avesse puntato il suo riflettore su di me e che si aspettasse una richiesta, uno sfogo, una dichiarazione qualsiasi che giustificasse il suo esserci anche per me. E io non avevo niente da dirle, non provavo niente, nessun dolore o rabbia o desiderio da esprimere. Non ero neppure stanca ieri. Le ho fatto una foto, non perché la trovassi particolarmente affascinante, ma per ricordare che mi stavo perdendo l'occasione di un'emozione mancata. È un vero peccato avere gli strumenti e non sapere come usarli e sprecare i momenti nell'attesa di un sentimento che non si riesce a provare. Io la guardavo e la guardavo e la guardavo...e non riuscivo a sentirla. Forse non si è accorta di me, oppure mi stava raccontando cose che arriverò a sentire in altri momenti, forse mi diceva di guardare altrove perché per ora ci stanno altri cuori da salvare o da riempire...Forse ognuno tiene la sua luna che spunta in una sera di un anno imprecisato ad avvisarci che quello è il momento di alzare la testa,
guardarla, ascoltarla e obbedirle.
Qualche tempo fa dicevo di non essere mai stata al Planetario perché ci voglio andare con chi diventerà parte di me. Credo che questa cosa abbia una correlazione parecchio stretta con la piccola luna che ieri provava a farmi luce senza purtroppo riuscire ad abbagliarmi neppure per un istante. Per ora direi sipario e arrivederci alla prossima luna

venerdì 11 novembre 2016

...e lo vado a cercare...anche solo per sentirlo senza parlare

Prometto che non toccherò più l'argomento per tutto il tempo che posso, però è una bella serata, mi aspetta un week end pieno di cose e io sono abbastanza stanca da sperare di riuscire a farmi una di quelle agognate dormite belle e ristoratrici. Nel pomeriggio ho postato uno di quegli articoli di Oltreuomo che mi piacciono quasi sempre e nei quali trovo sempre un pezzo in cui mi riconosco come se per scriverlo mi avessero inseguito con una telecamera o letto nel pensiero. Era un articolo sulla singletudine delle donne intelligenti. No, non ho la presunzione di ritenermi tale e per questo destinataria dell'articolo, però in qualche modo ci provo sempre a vedere se nei punti di quell'elenco di motivazioni ci rientro pure io. Tutto qui. Solo un ulteriore tassello di analisi.

Un amico mi ha detto che posto sempre che è bello stare soli e che ormai si è capito. E io questo non l'ho mai pensato affatto. Ho sempre detto che è infinitamente meglio star soli che accontentarsi di un amore mediocre. Ma mi pare pacifico che questo voglia dire tutt'altro. Eppure a volte mica è così chiaro...

Tra i miei tanti colpevoli limiti ci sta la difficoltà ad innamorarmi delle persone giuste, la mia totale assenza di istinto materno, nonché la capacità di infilarmi sempre in situazioni anomale.
Poi però lo so che cosa divento io quando amo, cosa sarei capace di fare e quello a cui rinuncerei. Lo so perché la percezione esatta di cosa significhi tutto questo uno la tiene indipendentemente dalla esperienza effettiva che ne ha fatto.

Mi ricordo di una recente intervista a Battiato. Lui, uno dei maggiori cantori d'amore della storia dell'umanità, raccontava di non essersi mai innamorato in tutta la sua vita. Solo una volta aveva creduto di aver trovato la persona giusta ma poi successe una cosa che lo fece immediatamente ricredere. La cosa era questa. Lui si stava facendo la doccia e nel frattempo lei gli aveva finito tutto lo yogurt che ci stava nel frigo. Da quel gesto lui capì che lei peccava di egoismo, altrimenti avrebbe avuto l'attenzione di non privarlo del tutto di yogurt. Mi sembrò un episodio buffo ma tutto sommato abbastanza convincente...

Io invece ho creduto tante volte di amare qualcuno. Poi ad un certo punto mi sono resa conto che tutte le volte che è diventato necessario parlarsi e chiarirsi molto, avevo creduto male. L'amore vuole abbastanza silenzio, una marea di baci e abbracci e una priorità reciproca su tutto. Quando anche una sola di queste cose non c'è stata mi è andata male. E direi che fino ad ora la ricerca mi pare lunga faticosa e forse persino non percorribile.
Io "prendo a baci" quando ho bisogno di capire. L'ultima volta è stato con uno che immediatamente ha fatto come se nulla fosse. E io ho imparato tante cose sulla cautela, il rispetto per me stessa, la difficoltà di gestire situazioni faticose e il mio modo decisamente ingenuo di valutare le persone di cui mi affeziono.

Ecco perché oggi, ancora una volta, mi sono chiesta quanto sia davvero una colpa, una scelta, una incapacità o cos'altro, lo star soli, compiaciuti in fondo di esserlo, pur continuando ad immaginare la perfetta coincidenza tra l'intima percezione di cosa davvero sia per me amare e la concreta realizzalizzabilita di questo strano tarlo da cui, a vario titolo, ci lasciamo consumare un po' tutti.
Ma d'altra parte ben venga la lavata di capo di chi, avvertendo i miei temi fondamentali come delle ossessioni, mi dica pure di lasciar perdere...
Se soltanto sapesse quanto lascerei perdere volentierissimo io stessa...
P.S. Prendetemi a legnate se mi perdo ancora in chiacchiere simili. Non sono mica Battiato io


giovedì 10 novembre 2016

Di stelle che strisciano...di sogni che "americano"...

Lo so che col senno di poi è facile indossare i panni del fine analista che interpreta il dato per quello che inevitabilmente è. Ci stava un intero pianeta che ne rideva, ci scommetteva contro, ci confezionava video satirici, ne ridicolizzava look, parole, stile di vita tamarro, stanandone l'ignoranza, la rozzezza di modi e di pensiero. I rappresentanti migliori di tutte le arti c'hanno messo la faccia lanciando appelli dai contenuti francamente discutibili ma decisamente sentiti. Niente. Nessuno aveva capito davvero quanto Trump conoscesse bene gli umori, la rabbia, il bisogno disperato di esorcizzare tutto ciò che è miseria e sacrificio in quella cosiddetta "America profonda" che per ora lo ha portato dritto dritto a realizzare il suo di sogno americano.

Devo dire la verità, per quanto io stessa mai avrei immaginato che Trump potesse farcela, ho sperato nella vittoria della Clinton soltanto per il valore simbolico che avrebbe rappresentato, per il resto credo che sarebbe stata un pessimo presidente nella misura in cui nessun presidente degli Stati Uniti, in questa complicatissima e quanto mai "depressa" fase storica, possa essere in grado di fare davvero qualcosa per realizzare un qualunque sogno anche minimo di riscatto umano. Se devo proprio immaginare un cambiamento, non so perché ma tendo sempre ad escludere i cosiddetti grandi della terra  nella partecipazione a nuove architetture...

Detto questo è andata così e noi italiani siamo avvantaggiati perché di leader del genere conosciamo fon troppo bene il profilo psicologico. Tutto già visto, battute già scritte...ci annoieremo moltissimo da queste parti...

E poi, detto per inciso, fino a quando i gatti non avranno diritto di voto nessun candidato potrà mai davvero dirsi regolarmente eletto e all'altezza del vero cambiamento auspicato. quando il mondo lo capirà sarà ormai troppo tardi.

Credo che in fondo stato molto saggio Obama ad affermare che alla fine il sole sorge lo stesso, incurante delle cose del mondo e della piega che decidono di prendere mentre la terra gli gira intorno quasi come per evitare di mostrargli un lato solo di se'. Nessun uomo ha mai goduto di così tanto potere da incidere davvero su tutti gli accadimenti in modo irreversibile. Le guerre ci sono sempre state, così come mai si sono arrestati i più estremi tentativi per fermarle, l'arte non ha mai smesso di consolare, divertire, ammonire...e in tutta l'umanità ha sempre trovato spazio un qualche Trump assieme al suo opposto.

L'intera grandezza economica americana è stata costruita su un sogno realizzato da pochi che hanno scommesso a rischio zero sulla miseria della maggioranza. Come fai ad accettare una cosa simile? Preferisci continuare a credere che non sia vera e che prima o poi in quel paradiso di benessere e assenza di sforzo un giorno ci capiterai anche tu.

Che ne so io che cosa pensa l'America davvero. Per me rimane un posto comunque magnifico e fichissimo in cui accadono una sacco di cose diverse, fortemente contrastanti, stupidissime e raffinatissime, dove tutto è sempre innegabilmente affascinante, come lo sono soltanto le cose con forti contrasti interiori. La paragonerei a una tormentata donna bipolare, una magnifica Marilin adagiata sul fianco con aria annoiata e perversa che assiste imperiosa ai sussulti emotivi di un mondo che non sa se la prossima mossa sarà un bacio o un rifiuto capriccioso. Tanto nel mito lei c'è già entrata. Che le importa...