Sola andata

Sola andata

giovedì 14 dicembre 2023

Sono andata a letto presto

 Sono andata a letto presto. Se dovessi riassumere tutto il senso del mio modo di occupare il 2023 direi che il fulcro centrale della mia più corposa routine quotidiana si sia basata su questa regola fondamentale: non fare tardi la sera. Lo dico con molto compiacimento perché sono da sempre biologicamente settata per cominciare presto, svegliarmi prima dell’alba, approfittare del silenzio assoluto del tempo che separa il risveglio dal catapultarmi in strada e cominciare il mio tempo “comandato”, quello fatto di obblighi più o meno sostenibili, di to-do-list da depennare, parentesi di evasione e decompressione, lunghissime passeggiate, che coincidono finalmente con l’agognato rientro in casa, ovvero il momento più desiderabile della mia giornata. È stato un anno gradevole. Credo di non aver pianto mai, mica come nel 2022, l’anno più sbagliato di sempre al punto che lo metto come benchmark per stabilire quanto brutti siano gli anni orrendi che metterei in una graduatoria tra i maledetti. Non aver pianto non è del tutto una bella cosa, però di solito se non mi succede perché sono commossa e molto emozionata per qualcosa di bellissimo, verso lacrime perché qualche caro è venuto a mancare, perché le persone a cui tengo non se la passano bene, perché - come sempre in tutta la mia vita - ho inutilmente amato persone che non erano lì per me. Tutto questo non succede da tanto tempo e mi è davvero difficile riuscire ad esprimere la sensazione di totale benessere che provo quando nessuno, per nessuna ragione, è per me motivo di sofferenza. Stare molto per conto proprio aiuta quando si fa troppa fatica a godere della compagnia. A volte penso che le persone che amerei frequentare assiduamente sono proprio i solitari e in questo beffardo paradosso ripongo tutta la mia residua fiducia nell’ umanità. Poi ci sono le persone a cui continuo a voler bene senza però frequentarle. Basta stimarle, sapere che ci sono, che diffondono intelligenza e spunti creativi anche a distanza. E va benissimo anche così. Frequentare poco vuol dire amare una minoranza di persone e in quel concentrato c’è tutto il necessario per sentirsi ancora parte di questo mondo. Ne sono sicura.

È stato un anno tollerabile, al netto di un periodo storico che mi pare in costante peggioramento ma del quale non mi sento responsabile e su cui non posso avere alcuna incidenza. Non credo più nella lotta collettiva, nel voto come strumento valido  a riorientare la rotta, non mi incantano più le manifestazioni dove neppure si sa davvero per cosa si sta urlando. È un’ingenuità a cui ormai mi pare insensato pure far finta di credere. La grande storia è totalmente fuori dal nostro controllo. Non siamo noi. Lei è lei, noi ci camminiamo dentro come in una camera oscura piena di trappole. Il caso Sumahoro è la storiaccia più squallida che ricorderò di quest’anno.

Sono andata a letto presto. Ma mi sono sempre svegliata prestissimo e non sono mai uscita di casa senza aver rifatto bene il letto, pulito il bagno, cucinato i pasti per tutta la giornata. Ho preso una sola decisione fondamentale (di cui non dirò) e mi auguro che vada tutto bene fino al suo momento di realizzazione, ho cercato di nutrire il mio spirito con i corsi e le scuoline varie che frequento con tutta la costanza che posso e ho passato la maggior parte del mio tempo in silenzio e in ascolto.

Sono andata a letto presto per rientrare in casa abbastanza stanca da sentire che la giornata è stata tutta spesa bene, tanto da meritare almeno di riaprire la mia porta di casa, una casa pulita e in ordine, ad accogliermi e la coscienza di non aver fatto niente di speciale, ma neppure di nulla orrendo, mentre provavo a portare avanti una quotidianità fatta di ambizioni “invisibili” eppure per fondamentali. 

Sono andata a letto presto perché ho smesso di cercare persone che mi hanno tolto il sonno senza neppure rendersene conto, perché ho smesso di preoccuparmi per questioni che non mi regalavano pace e non assecondavano i miei bisogni reali. Dormire quando per gli altri è ancora troppo presto è stata la mia protesta silenziosa a un dialogo mai avvenuto. Svegliarmi quando tutto ancora tace è stato il mio modo di capirlo davvero.

Cosa mi rimane di un anno così lineare, fluido, delicatamente monotono come vorrei che fosse una vita ben dosata? Forse poco in termini di ricordi o emozioni forti, poco pure in quanto a problemi vecchi che non risolverò mai. Ma non ho pianto mai. E ho dormito bene. Potrei volere di più. E invece no