Sola andata

Sola andata

domenica 18 febbraio 2024

Puntare la propria freccia

 Avevo paura. Mettere per iscritto le cose che ho dovuto fare in questo scarto temporale tra la pagina di diario precedente e questa sono state così importanti per me in vista di alcuni passaggi verso un futuro, non troppo prossimo ma neppure così distante da non poter essere pianificato con una certa precisione, che ho avuto paura a fissarne tracce di memoria. Poi ho pensato che non è necessario dover ricordare proprio tutte le fasi di un tentativo di cambiamento e che forse è molto più divertente accogliere la paura mista all’entusiasmo di una futura novità senza raccontarla nei suoi inutili dettagli preparatori. So che ricorderò questo febbraio come se fosse la freccina di Google maps che si riposiziona verso la direzione desiderata che si muove assieme a me con la sua pulsazione e mi aggiorna sul tracciato, la durata e la meta senza mettermi pressione e senza abbandonarmi se mi fermo o non capisco subito il punto esatto in cui trovo. Poche cose mi confortano allo stesso modo quando ho paura di sentirmi perduta.

Ho trascorso il San Valentino pensando che sono sempre stata consapevole che non è mai stata una festa destinata ad una come me anche quando non riuscivo ad accettarlo. Ho passato in rassegna tutte le persone assurde che ho amato solo perché, di fatto, ero sicura di non poterle avere: bulli di periferia, uomini già sposati/impegnati/innamorati di altre, trogloditi manifesti che non avevano mai letto un libro, anarchici spiantati, ambiziosi narcisi egoriferiti…tutte persone che non si sono rivelate dopo, erano sempre state chiare e limpide e a cui mi legavo proprio perché in fondo sapevo che non sarei approdata da nessuna parte. Mi piaceva soffrire e sentirmi viva immaginando di esserne innamorata. In realtà la parte più profonda e “silenziata a forza” di me voleva una vita senza qualcun altro con cui prendere decisioni e mediare libertà e autonomia. Oggi mi è naturale pensare di essere questo e nient’altro, da giovane e bisognosa di conferme, o di essere come la maggior parte delle persone,  è stato più complicato. Ma è passata anche questa. Forse un giorno mi innamorerò di qualcuno davvero e penserò che questa cosa possa invece riguardare anche me. Ma ad oggi questo mi pare del tutto improbabile.

Passerà anche questo febbraio, portandosi dietro la gioia di un rubinetto riparato di cui non si capiva bene la perdita, delle classi di yoga che mi hanno aperto un mondo sui miei limiti tutti psicologici nel realizzare certe posizioni, delle passeggiate lunghe per luoghi di Milano mai conosciuti prima e di limoni freschi di giù. Passerà spero pure tutta questa stanchezza accumulata in questo inverno tiepido ma freddo nei toni e nello spirito, dove i progetti sembrano sempre delle bozze approssimative che faticano a far tornare tutte le misure. 

Mi fanno male le ginocchia. Ma tanto la freccina di Google maps mi aspetta. So che prima o poi arriverò a destinazione