Sola andata

Sola andata

domenica 17 novembre 2019

Promemoria (delle cose da non ricordare)

È tutto il giorno che ci penso. Forse era solo un modo di dare senso al tempo impiegato in un’attività ingrata come le faccende domestiche. Ma no, in realtà ci penso da una vita e poi periodicamente approfitto di episodi scatenanti per ritornare sulla questione cercando sentieri meno battuti. Tutto è (ri)cominciato con la trasmissione dell’alba di oggi alla radio. È andata così: da qualche settimana viene proposta una rubrica in cui si intervistano, separatamente, i componenti di una coppia che dura da molti anni per capire quale possa essere il segreto degli amori longevi. Le interviste sono centellinate e spalmate su più puntate. Quella di oggi era l’ultima. Il finale lo racconto dopo. Ora mi preme dire un’altra cosa che mi serve per mettere in chiaro un paio di punti.

In uno dei suoi film più belli Woody Allen fa una lista delle cose per cui vale la pena di vivere e così anche io, quando sono molto triste, provo a stilare la mia personale scena di “Manhattan” e a segnare su un foglio tutti gli ottimi motivi per cui stare al mondo sia in ogni caso fantastico. Di solito funziona quasi subito perché mi rendo conto che la lista si allunga molto rapidamente. E così dopo pochi minuti poso la penna e penso che ha senso continuare a credere che “la felicità non è una truffa”, nonostante non abbiamo ancora tutte le prove della sua specchiata onestà.
Ma oggi è stato diverso. Oggi è stato il contrario. Oggi mi sono chiesta cosa metterei in una lista che contenesse le cose per cui NON valga la pena di vivere. Mi sono seduta, ho preso la penna e mi sono concentrata proprio bene. Niente. Non mi veniva in mente niente e mica perché sia preda di chislsà quale euforia entusiastica da Teletubbies...anzi, mi riconosco come sempre persona tendenzialmente tristissima e per nulla ottimista, ma per fortuna queste continuano a non essere delle ragioni sufficienti per non continuare ad affannarmi a pieni polmoni.
All’improvviso mi è venuta in mente. Sì, credo che ci sia in effetti una ragione per cui non valga la pena di vivere. È la sensazione drammatica di aver sprecato il proprio tempo quando ormai è troppo
tardi. Ma persino io non faccio fatica a capire che si tratti di uno di quei paradossi “autoassolutori”
per i quali il rimedio è dato dalla scadenza dei termini di applicazione dello stesso. Come fai a pensare di non voler più vivere per quello che hai ormai già vissuto? Non si torna indietro e farla finita dopo sarebbe solo una beffa ulteriore. A pensarci bene, che razza di guaio. Eppure per me rimane un fatto drammatico. E allora come la metto adesso?

Qualche anno rimasi molto colpita da una lettera che l’astronauta Parmitano aveva scritto alle sue bambine. Le esortava a cimentarsi anche nelle cose che non amavano e che non trovavano divertenti perché è proprio in quelle che si scoprono le cose più sorprendenti anche di se stessi. Credo che il suo intento fosse quello di far comprendere lo stupore che può celarsi nelle cose complicate o meno immediatamente seduttive o che semplicemente non sono in linea con la nostra natura. Una cosa simile stava scritta nell’autobiografia di Agassi, “Open”, che è la storia di uno dei più grandi campioni di tennis del mondo che ha fondato la sua grandezza proprio grazie all’odio profondo per
questo sport. Curioso davvero.. Ricordo che pensai che certe lezioni hanno senso quando si
percepisca il tempo esclusivamente come proiezione in avanti e perciò ammetta come dato anche il fallimento e le sue incognite. Potrei accettarlo. Sì, in fondo questa concezione di un tempo mai davvero perduto quando si procede per tentativi mi convince. Quasi del tutto.

La puntata di stamattina che concludeva quella intervista ai due coniugi di lunghissimo corso raccontava questa cosa qui: i due si erano sposati illibati. Durante il viaggio di nozze lei contrasse una grave infezione alle parti intime che costrinse la coppia a non aver rapporti per molti mesi successivi al matrimonio. Lei ad un certo punto dell’intervista ha raccontato di aver sentito il suo novello sposo, dire a voce bassa,  “era meglio che non mi sposavo” e che fu proprio in quel momento che lei disse a se stessa “dedicherò tutta la mia vita a fargli cambiare idea”. E così ha fatto.
E io non lo so com’è, ma è da stamattina che penso che se dovessi pensare alla sola ragione per cui penserei che non valga la pena di vivere sia una cosa del genere: spendere una vita intera a convincere qualcuno che fa bene ad amarci. E non mi serve a niente neppure sapere che sono felici da. 52 anni. Proprio a niente. Ma in fondo chi l’ha vista mai una lista di cose per cui non valga la pena di vivere. Per fortuna

1 commento:

  1. Tutti gli esseri umani hanno il proprio quoziente intellettivo (il comprendonio nel linguaggio pornodidattico), e quando due di loro si incontrano e poi decidono di viaggiare assieme chiaramente i quozienti saranno certamente diversi.
    Una volta partito il viaggio colui dei due che ha maggiore comprendonio lo dovrà usare in continuazione se vuole che il viaggio non termini dopo qualche tappa.

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