Sola andata

Sola andata

sabato 24 agosto 2019

Case da riabi(li)tare

Stavolta ne avevo proprio bisogno. Ieri sono tornata qui in Campania per un paio di giorni. È stata un’estate un po’ faticosa per me e questo nonostante non mi sia fatta mancare le vacanze e un più che ragionevole tempo di riposo. Credo che il cambio di team non mi stia giovando: ho la sensazione tutt’altro che vaga di non piacere affatto alla nuova capo. Ogni volta che interagisce con me me la immagino a pensare cose del tipo “ tu sei una strana, chissà che mi combini. Voglio sapere ogni singola cosa che fai”. Percepisco che non si fida e che il suo modo di lavorare non combacia affatto con quello che è stato il mio fino ad ora e che comunque non ha mai comportato guai irrisolvibili o malcontento. Direi che la mia coscienza rimane pulita nonostante i limiti oggettivi di un metodo di lavoro ovviamente migliorabile e perfettibile. In altri tempi mi sarei agitata e rammaricata di un approccio simile, oggi ho deciso di assecondare con calma la sua strana mania di controllo con l’auspicio che si renda conto che se sono dieci anni che seguo certe procedure senza che nessuno sia morto, e nonostante tutte le problematiche disfunzionali tipiche di un ufficio della pubblica amministrazione, vuol dire che in fondo può anche stare un po’ più calma. Pazienza, mi abituerò anche al nuovo regime, sperando di non dover sopportare un clima ostile o frustrazioni.

Stanotte ho dormito molto bene. Nella casa dei miei è tutto più comodo. E non credo che sia soltanto perché è molto grande, dato che , di fatto, io passo quasi tutto il mio tempo nella mia mansarda, quella che hanno fatto costruire proprio nell’anno in cui me ne sono andata a Milano. L’ho arredata io, con dei vecchi mobili riportati in vita, attrezzi per la ginnastica, quadri di vecchi film e di pubblicità d’epoca. Quando vengono a trovarci gli amici dicono tutti più o meno così: “questa mansarda è lo specchio esatto di Lucia” . E io sono sempre molto soddisfatta di questa cosa qui. Quando finii di arredarla sono dovuta andar via e così quando torno sento che è quello il posto della casa che davvero mi appartiene. Le stanze ai piani inferiori no, in quelle mi sento ospite. È proprio
una faccenda strana: una casa mai vissuta che più passano gli anni, meno ci vivo e più comincio a
sentire come totalmente mia, ancor più del piccolo e vissutissimo spazio (quello sì veramente mio) milanese.

Non lo so com’è eppure questa è la prima volta che accarezzo davvero l’ipotesi che un giorno potrei decidere di tornarmene qui, in questo paese che non mi è mai piaciuto, in cui ho trascorso gli anni di un’adolescenza faticosa e sbagliata (sia chiaro, per mia colpa essenzialmente), un posto in cui non succede mai nulla che mi interessi davvero, ma nel quale c’è una parte di casa in cui non ho mai vissuto. E che forse mi appartiene più di tutto.
Lunedì tornerò a Milano. C'è ad aspettarmi una casa piccola piccola in cui ho risolto la parte più significativa della mia vita, un lavoro che mi promette problemi che voglio affrontare con spirito sereno, una serie di attività che non vedo l’ora di riprendere e delle persone a cui tengo molto. In più, stavolta per la prima volta, porterò con me una voglia tutta nuova di casa. Quella in cui non ho mai abitato, ma che mi pare ogni volta più pronta ad accogliermi.


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