Sola andata

Sola andata

martedì 4 maggio 2021

La tranquillità parla poco, ma racconta meglio

 Alla fine è vera quella cosa che si scrive di più quando si sta male. Credo che la creatività in generale abbia molto a che fare con la tristezza, una perenne sensazione di inappagato, di inquietudine e insoddisfazione, che non sono esattamente una cosa da augurarsi, eppure a modo loro mi sono di ispirazione e restituiscono il senso del mio stare al mondo. Invece questo è un periodo “buono”, di quelli in cui il senso di gratitudine e riconoscenza supera l’afflizione per un tempo che in fondo continuo ad interpretare a modo mio. Trascorro gran parte del mio giorno in un ufficio ancora semi vuoto: ora ho pure una stanza singola tutta per me e le sole persone che incrocio sono i nuovi assunti che stanno accanto. Per il resto coltivo interessi sempre uguali ma che mi mettono molta allegria e calma. E poi mi alleno tutti i giorni, macino decine di km a piedi, cucino cose che mi piacciono tantissimo, butto continuamente via cose vecchie o che non mi rappresentano più. Faccio spazio che poi provo a riempire con altro. 

Sapevo già che non mi sarebbe tornata subito  la voglia di fiondarmi in sala e neppure di fare chissà che cosa di pazzo rispetto a quest’anno di attività sociale molto contenuta. Mi confermo la solitaria di sempre che smette di esserlo solo al prezzo di uno sforzo enorme e giusto per particolari ragioni. Questo è tutto, che poi è quasi nulla ma a me piace così. Però confesso che rimane davvero poco da dire o provare a raccontare: non ho tormenti amorosi, risolvendo ogni questione con “quello che non è tutto mio non lo tocco neppure col pensiero” o ambizioni da soddisfare. Ho quasi 45 anni e in fondo sento di non aver mancato nessuna tappa, Milano rimane ancora il posto in cui voglio restare e mi piace sempre gironzolare tra le corsie di un supermercato immaginando un menu che non piaccia soltanto a me. Mi sono assestata su un equilibrio fragile, ma in fondo sostenibile, nel quale non capisco bene se mi stia accontentando oppure se mi sia più che sufficiente. Di certo sono contenta di non avere un “salone di rappresentanza”, dei primi appuntamenti in cui ci si debba “annusare” mentre tenti di rassicurarlo che la cena che ti ha offerto non mi sta facendo pensare che sia una regola ma rimane una forma strettamente necessaria di galanteria al primo incontro, o di trovarmi a gestire l’equa distribuzione dei ruoli, il mutuo, le spese comuni e quelle non comuni, i dialoghi insulsi sull’importanza del dialogo, i suoceri,  qualcuno a cui dire come comportarsi. Di tutto mi manca davvero solo la possibilità di viaggiare e di farlo con la leggerezza e la libertà delle mie ultime volte: col bagaglio a mano e il detersivo in polvere (così da portare pochissimi abiti da tenere sempre puliti), un po’ di soldi e delle scarpe molto comode. In mancanza, non mi manca altro.

Ogni tanto mi capita di trovare qualche avventore di questo blog che sceglie di leggere dei post molto vecchi e così io clicco sul titolo e me li rileggo pure io. A volte mi diverto moltissimo perché ricordo esattamente quello che provavo mentre raccontavo certi episodi della mia vita di quel tempo e penso a quanto mi sia bastato che passasse del tempo perché tutto mi fosse chiaro e certi problemi sono fatti apposta per risolversi da soli. Altre volte invece esprimevo dei punti di vista sui trend topics del tempo e che all’improvviso hanno smesso di significare alcunché. È curiosa la passione che si estingue semplicemente perché si cresce e ci si lascia distrarre da quello che succede immediatamente dopo. Mi chiedo cosa possa pensare davvero di me quel lettore sconosciuto, mentre legge cose che in fondo ormai non mi riguardano più.

Ho un sonno tremendo. Continuo a dormire troppo poco, eppure il mio sonno è tranquillo, credo. Prima dell’alba ho bisogno di stare in piedi, bere una tazza di caffè, gettarmi acqua gelata sul viso ed essere sinceramente curiosa della giornata che sta per cominciare. E se ci penso bene è un fatto proprio strano quello di volersene stare tranquilla eppure non vedere l’ora di cominciare una giornata che ci si immagina ricca di sorprese. E così mi sono detta che in fondo è davvero divertente  questa mia fissazione  di svegliarmi presto: forse mi serve per cominciare a sognare prima degli altri la giornata che comincia e che perlomeno mi riporti alla sera con la stessa stanchezza che ho adesso. Tra qualche anno capirò meglio anche questo.


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