Sola andata

Sola andata

mercoledì 16 ottobre 2024

Alla (poca) luce degli anni passati. E a quella dei giorni a venire

  

Pioggia, poca luce, aria umida e appiccicosa, starnuti a caso, abbigliamento ineluttabilmente inadeguato, poco sonno, ansia mattutina che mi vede per almeno mezz’ora dal risveglio sempre nella stessa posizione: seduta su una specie di sgabello contenitore troppo basso per riuscire a rialzarmi comodamente, sguardo fisso verso la zona lavandino, l’attesa che il caffè raggiunga una temperatura “bevibile”, il pensiero di tutto quello che dovrò fare una volta uscita, il desiderio costante che faccia di nuovo sera, accarezzando una ad una tutte le magnifiche sensazioni da fine giornata, quando tutto quello che mi aspetta è il rituale di benessere doccia/cena/tv/letto. Non è sano. Me ne rendo conto da sola eppure i limiti di questo periodo dell’anno stanno tutti nel suo straniante corto circuito “tempo che manca per fare bene qualunque cosa vs tempo che non passa mai neppure in uno stato ipnotico perpetuo”. E così mi ritrovo a far tardi in ufficio pure se sono in piedi dalle 4:30, pure se nel frattempo ho cucinato, fatto pesi e poi yoga, pulito casa, rifatto il letto…tutto entro le 6. Ad un certo punto ho bisogno di stare seduta a guardare di fronte e sentirmi come bloccata in quella posizione fino a quando il richiamo della mia giungla metropolitana non ha la meglio sull’”ormai è troppo tardi”. Ho idea che si possa stare meglio, ma fino a quando non capisco in che modo, mi piace sapere che ogni giorno di resistenza in più è un tassello verso un pieno benessere futuro. 


Senza sapere come, mi sono ritrovata a seguire un programma che mai avrei pensato così divertente e interessante. Ho cominciato a vedere “Matrimonio a prima vista”tra lo stupore e l’incredulità, osservando delle coppie che si sposano senza essersi mai viste prima. L’idea di fondo, mi pare di capire, è che per innamorarsi e pensare di passare tutta una vita assieme, non occorre conoscersi da tempo ma solo rientrare in una sorta di algoritmo che tiene conto di parametri di compatibilità puntualmente rispettati. L’esperimento mi pare tanto più interessante in quanto tiene conto delle valutazioni di esperti come mental coach, antropologi, psicologi, sessuologi…che non si basano esclusivamente su dati quantitativi, ma che tengono conto di aspetti più articolati e sfumati necessari per comprendere davvero il grado di compatibilità reciproca. Se tutto fosse vero (esperti, “concorrenti”, conversazioni, esperienze condivise sul momento e senza preparazioni a monte) sarebbe un esperimento interessantissimo. Io parto dal presupposto che non ci siano inganni ed è appassionante osservare la curiosa parabola di queste coppie-cavia che si sposano, vanno in viaggio di nozze, poi a convivere, che si scontrano, si divertono, fanno succedere cose…il tutto sotto la supervisione dei vari “Cupido” esperti che li hanno uniti e mi convinco che forse è proprio così che funzionano le coppie riuscite: non c’è nulla di casuale, bisogna rientrare in certi quozienti ed è un vero e proprio lavoro trovare la combinazione esatta per determinarli. Non che la cosa mi riguardi: io ho già fallito l’algoritmo quando rientravo anagraficamente come fattore della sperimentazione, per fortuna. Non ho più bisogno di interrogarmi al riguardo. Però bello. Ora voglio solo sapere come si evolvono quelle tre storie così diverse, eppure così allineate a modelli predefiniti precisi.


Cosa potrei ancora aspettarmi da questo ultimo scampolo di anno? Qualcosa di sorprendente? Sinceramente spero di no. Esattamente 15 anni fa venivo ad abitare a Milano, presso un’anziana signora appena abbandonata dal marito dopo 40 anni di matrimonio. Di quel tempo lì ricordo la mia totale inconsapevolezza verso ogni cosa che stavo per affrontare mista alla curiosità di quello che avrei vissuto, ora che finalmente avevo un lavoro vero e la possibilità di fare tutto a modo mio. Oggi osservo quella tizia che fui con un misto di perplessità e indifferenza. Mi pare un progetto per lo più fallito e dimenticabile, ma non credo di dovermene fare una colpa. Ho fatto quello che ho potuto con gli strumenti che avevo. Va bene lo stesso ma mi piaccio di più oggi, meno affettuosa, meno socievole, più contenuta.


Mi pare ieri e invece mi porto addosso 15 anni di più. Si sta così tanto meglio adesso senza  più smanie e neppure novità da fronteggiarese riuscissi a fare pace pure col risveglio, le albe, lo sguardo fisso e il peso di uscire quando non vorrei, avrei risolto tutto

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