Sola andata

Sola andata

mercoledì 10 luglio 2024

È tutto nella testa. A volte, purtroppo, anche “sopra”

 Neppure lo sapevo che esistesse un nome preciso per definire un’attitudine che a suo modo è inclusa anche nella mia visione delle cose. Si chiama Journaling (adoro questa cosa che gli inglesi hanno sempre pronto un instant term appena un fenomeno si fa premessa per un nuovo trend. Sempre sul pezzo, che gli vuoi dire?). Si tratta in pratica di una specie di routine quotidiana, da fissare rigorosamente per iscritto e su una pagina di carta, con lo scopo di impostare la giornata con presupposti finalizzati ad ottenere ciò che ci interessa. L’idea è che un pensiero scritto diventa più facilmente intenzione concreta e così evita dispersione, ritardi, tentennamenti. Ciò che viene affermato con la scrittura pare che incida sull’umore, fa una scrematura dei pensieri superflui e detta la linea per tutto il giorno. Bello. Questa idea mi convince. I pensieri quando diventano scritti non possono più nascondersi e così ci fai i conti come se fossero materia viva da plasmare per i tuoi obiettivi. Ed ecco ora il punto che mi piace più di tutto: il journalism punta sull’idea che ciò di cui abbiamo bisogno più di ogni altra cosa è conservare un’idea gratificante di noi stessi e questo comincia da quando si riesce ad essere grati per la notte appena trascorsa nel riposo, poi per come ci vediamo allo specchio al mattino mentre facciamo il primo sorriso della giornata, fino al crearsi di uno schema ripetuto di pensieri positivi e di azioni quotidiane che culminano nella cura del proprio benessere fisico. Detta così sembrerebbero i consigli della zia Maria o le solite quattro regole dei fanatici del mindfullness. In realtà è invece abbastanza comune che questo semplice paradigma mattutino venga disatteso in modo da compromettere tutta l’efficacia della buona partenza e, udite udite, dell’esistenza tutta (però mammamia che paura!).  Secondo questo metodo del “buon giorno che si può vedere solo dal mattino oppure mai più”, i passaggi delicati dell’inizio della giornata devo essere rispettati tutti, altrimenti non vale. E io ci credo per esperienza personale e spiego perché.

La faccio breve. Gli inquilini del piano di sopra, quelli che ho maledetto spesso anche qui e che hanno un’orrenda bambina, che non ha fatto molto altro nella sua breve esistenza se non correre h24 per la casa, se ne sono andati via per sempre. Ora, io lo so, anche a me lo hanno spiegato i grandi saggi, che uno deve trovare la pace dentro di sé indipendentemente dagli ostacoli esterni, dagli imprevisti, dalla cattiva educazione altrui e dagli oltraggi dell’avversa fortuna, ma posso garantire che la suddetta pace necessiterebbe quantomeno di un minimo sindacale di ore di riposo e di silenzio almeno all’interno delle proprie mura domestiche, altrimenti posso garantire che sia un’impresa fisicamente e psicologicamente del tutto impossibile. Di contro, grazie a questo magnifico tirocinio forzato alla sopportazione oggi mi sento autorizzata ad odiare i bambini non per scarsa sensibilità, ma per trauma irreversibile diagnosticato da Rosa e Olindo. Da quando quegli esseri inqualificabili sono andati via sono tornata a dormire sul mio soppalco dove, al posto del letto, avevo messo un autentico tatami con sopra un meraviglioso futon giapponese. La mia epifania è stata tornare dormire di nuovo lì, tranquilla, per un numero sensato di ore e in una modalità che mi consente un risveglio veramente magico. E così il journaling è tornato ad essere di nuovo la mia ipotesi di felicità programmata. 


Oggi mi è facile essere grata, scrivere pensieri positivi, avere delle priorità certe e togliere spazio a tutti i pensieri tossici che albergavano in me fino a qualche tempo fa. In fondo è un dettaglio insignificante eppure per me era determinante. Scrivevo anche prima, pianificavo le mie giornate con lo stesso dettaglio, avevo le stesse routine…eppure non funzionava. 


A volte mi chiedo quanto tutto, il dolore, la gioia, la predisposizione d’animo alle sfide…dipendano soltanto dal punto in cui ci troviamo, anche se non ce lo siamo scelto, o se in fondo gli sforzi che facciamo conservino un loro valore “futuro” anche quando ci sembrano inutili e senza risultati evidenti. Credo che sia la seconda…se non ti “calpestano” proprio quando vorresti riposare

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