Sola andata

Sola andata

mercoledì 2 ottobre 2024

Non detto d’autunno

 Mi piace che Settembre sia volato. Mi piace che tutto quest’anno stia passando con la stessa fretta che gli ho messo da quando è cominciato. Non riesco a definire le ragioni esatte di questa mia gioiosa percezione: credo che sia per tutte le cose che mi è toccato fare in questi mesi e che non sono “concludenti” ma solo preparatorie, predisponenti verso cambiamenti più significativi ma in realtà ancora lontani da venire. E’ bello fare progetti con l’animo pacificato di chi ormai sa che piega ha preso la propria vita, assieme alla coscienza dei propri limiti, di quello che si cerca di limare senza necessariamente stravolgere del tutto. E’ bello fare pace con tutto quello che si immaginava di desiderare e invece non è successo e che ormai si mescola con ansie, lacerazioni, accanimenti finalmente silenziati dall’accettazione consapevole o dalla divertita rassegnazione. Anche soltanto per queste piccole tappe di evoluzione personale si dovrebbe essere felici di invecchiare: tutto quello che mi sembrava una sconfitta o un mancato traguardo assume le sembianze della necessità inevitabile. Tutto è esattamente come deve essere e non ha senso immaginarselo diverso.

L’autunno è finalmente arrivato anche climaticamente, dopo un’estate in cui fin troppe volte ho pensato che non avrei superato indenne tutte quelle nottate infuocate. In realtà non c’è nulla di romantico, ai miei occhi, nella diminuzione di luce e nelle temperature che si avviano a diventare sempre più rigide: l’inverno per me rimane comunque il periodo dell’anno peggiore di tutti, almeno fin quando non riuscirò a rendere le fluttuazioni di umore del tutto indipendenti dal disagio di una stagione ostile. E vabbè, mi attrezzerò anche in tal senso, ma a questa estate bisognava assolutamente porre rimedio in qualche modo e pare che l’unico sia ancora il cambio di stagione, qualsiasi cosa si ostini a voler rappresentare.


In questo mese mi è capitato spesso di fare una cosa a cui non sono troppo abituata come fare colazione/brunch in locali diversi di Milano e ho capito una cosa importante riguardo al mio modo di osservare gli altri. Mi piacciono le coppie che se ne stanno in silenzio a mangiare. Capita che non si dicano nulla per tutto il tempo in cui stanno al tavolo ma si capisce anche così che esistono anche i silenzi “di qualità”, quelli fatti di una comunicazione che ha raggiunto un altro livello, in cui ci si comprende senza la necessità di verbalizzare più nulla. Lo capisci dal modo disteso con cui quel silenzio viene vissuto, che non lascia spazio ad alcuna disattenzione reciproca ma ad un intendersi ormai naturale, consolidato, fatto di intima connessione. Ho passato la vita a notare con malinconia solo i silenzi “sbagliati”, quelli in cui davvero la comunicazione si era interrotta in modo irreversibile, che distraevo lo sguardo dall’immaginepotentissima di due persone che non fanno altro che dirsi ogni cosa attraverso la magia eloquente dei loro magnifici silenzi.


Di questo mio principio di autunno mi piace il cuore libero e i ricordi storti che mi ha lasciato quando immaginavo cose e persone che di fatto non c’erano state mai. Mi piace l’idea che tutto quello che credevo non passasse più invece è passato e mi ha cambiato per sempre (e per fortuna). Di questo mio piccolo autunno mi porto la soluzione dei brutti pensieri di certe mattine d’estate, quando camminavo per chilometri e chilometri per non lasciarmi aggredire dai dolori che non posso estirpare e che piano piano comincio a plasmare in forme che posso maneggiare un po’ meglio. Di questo autunno incipiente provo ad esercitare la semplice gratitudine di esserci ancora e senza troppe esitazioni, conservando lo stesso silenzio luminoso delle coppie che stanno assieme senza doverselo dire a parole, che quelle si sa, sono sempre troppo povere. 


È autunno. Manca poco per ricominciare, finalmente, tutto daccapo 

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