Sola andata

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giovedì 19 ottobre 2017

"dipende". Risposta esatta

Quando cerco di raccattare motivi più o meno credibili per trovarmi simpatica di solito comincio da quelli. Dai miei piccoli azzardi di gioventù. Non era scontato che ne facessi: non amo i conflitti, non ambisco né al comando né all'obbedienza, non mi piace chiedere le cose ma trovare possibili strade per andare a prendermele. Quando si è così ci sono solo due possibilità: diventi una disadattata cronica oppure il prodotto di una combinazione di cocciutaggine e flessibilità che tornano sempre utili, quando incespicare è più una scelta di vita che una condizione sfortunata.

Quando i miei mi hanno detto di fare economia non ho battuto ciglio, eppure non c'era una sola cellula di me che la ritenesse una decisione sensata. Non lo era infatti e non lo sarebbe stata se non avessi trovato sul mio percorso un prof. che ho adorato per tutta una vita, per il quale ho ripetuto l'esame tre volte, ma con cui ho poi fatto la tesi e che ho ritrovato come tutor per tutto il dottorato, quello che ho conseguito dopo essermi licenziata da un lavoro che avevo desiderato tanto e che invece era altro da quello che io mi aspettavo per il modello cooperativo su cui era impostato. Chi lo sa se oggi troverei mai il coraggio per fare una cosa del genere, eppure io lo feci con la naturalezza e la spocchia che solo la giovinezza incosciente possiede senza il filtro di un contegno soffocante.

 L'economia mi ha insegnato che la risposta più sensata che si possa dare a qualsiasi problema complesso è "dipende" ed è questa la vera lezione che mi ripeto  ogni volta che cedo alla tentazione di trovare la ricetta definitiva ai dilemmi credendo davvero che esista una verità assoluta che mi salvi dall'errore, dalle delusioni, dai miei "pregiudizi di conferma", quelli che si hanno quando si cerca solo il conforto verso ciò di cui si è già convinti. In economia il "dipende" ha pretesa di esattezza matematica applicata all'imponderabile e questo ai miei occhi ha qualcosa di divino, oggi più che mai che il "dipende" vuole avere pretesa di libertà di scelta basata solo su sensazioni, universi mitologici "tribali" popolati da vegani, rettiliani, antivaccinisti e complottisti non meglio definibili ma sempre pronti al conflitto, allo scontro perenne o, al contrario, al settarismo massonico.

Oggi è stata una giornata difficile al lavoro, ho un problema che non so come risolvere, l'anno scorso invece mi sfogavo su questo blog perché ero l'unica a non aver partecipato all'assemblea sindacale e per questo avevo fatto servizio al pubblico tutta da sola. In altre occasioni ho raccontato di quante volte ho chiesto inutilmente di poter fare un'esperienza di lavoro all'estero e che l'amministrazione non ha mai neppure considerato la remota possibilità di farmi accedere ad uno dei bandi a disposizione dell'agenzia. Mi sono chiesta tante volte se questa fosse davvero la vita in cui speravo, con questi muri che spesso non comprendo, le anomalie a cui faccio caso soltanto io...e mi ripeto che forse, sì, io  volevo proprio una vita così, magari dopo essermi licenziata senza timori, dopo un dottorato per chiudere il cerchio di un percorso conflittuale, magari dopo un anno di vuoto assoluto come quello in cui davvero cominciavo a fare i conti con tutti quanti i miei "dipende".

Di tutto mi rimane l'incapacità di accettare i conflitti e di voler fuggire soltanto da quelli, la ricerca di una composizione armonica delle contraddizioni e il tentativo perenne di rinnovare e purificare lo sguardo senza la smania di cambiare costantemente punto di vista. O, forse, tutto questo "dipende" soltanto dagli anni che hai. Il fattore tempo in economia è la variabile fondamentale per analizzare qualsiasi fenomeno...un caso. Non credo.






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