Sola andata

Sola andata

lunedì 14 ottobre 2019

Flusso di incoscienza per tornare a casa a piedi

Stasera ho un po’ più freddo del solito, ma qui in casa c’è un bel silenzio e io non ho molta voglia di lasciare questo divano per un letto che mi terrebbe sveglia ancora per troppo tempo. È stata una giornata un po’ faticosa ma nella quale mi sono ritagliata un tempo piuttosto lungo per camminare e lasciare che il pensiero accompagnasse i passi conservando la sua andatura autonoma, che nel mio caso significa saltellare tra le più svariate questioni senza una logica apparente. Se dovessi pensare ad uno stato di grazia direi che è più o meno questo: io che cammino con le cuffie mentre penso ai fatti miei e che mi rendo conto troppo tardi che durante il tragitto ho assunto ogni espressione possibile legata a ciascun pensiero.

Non c’è affanno, dilemma esistenziale, delusione, dubbio che non abbia risolto camminando quasi fino a sfinirmi. Credo che sia una questione collegata al respiro, ai muscoli coinvolti e al fatto che, essendo un movimento automatico, si possa pensare a tutt’altro. E questa cosa mi pare tanto più strana se penso che ormai si possa, apparentemente, fare tutto senza la necessità di spostarsi dal posto in cui si è: basta un comando vocale e possiamo sperare di essere esauditi anche perché la luce in casa si accenda da sola, cercare su internet e scrivere un articolo scientifico, sfogliare le proposte di incontro più affini per trovare l’amore di una sera o anche di tutta la vita. Ormai potremmo risolvere tutta la nostra vita standocene seduti  o sdraiati.

E invece io cammino tutte le volte che posso e penso a quando per scrivere la mia tesi mi toccava andare in giro per le biblioteche delle altre università e fare gli occhi dolci al bibliotecario per procurarmi dei dati che all’epoca erano più preziosi del Graal, ma che oggi troverei gratis su qualunque piattaforma. Cosa significa essere ricercatore oggi? Me lo chiedo pensando ancora a questo lavoro come ad un’attività sì intellettuale, ma anche profondamente fisica, fatta di spostamenti in altri luoghi fisici della conoscenza, confronti con altre persone che non possono ridursi a delle
video conferenze. Oppure la mia è una visione già troppo arcaica? Forse tutta questa informazione senza nessuno sforzo davvero ormai vanifica anni e anni di tentativi dal rendimento incerto...boh...

 Poi ho continuato a camminare e mi è tornato in mente un vecchio amico con cui andavo a cinema tutti i pomeriggi e che un bel giorno mi scrisse dicendomi che mi avrebbe bloccato su fb perché era troppo geloso dei like che mi mettevano gli altri e che io mettevo a loro. In quel momento credo di aver fatto l’espressione basita delle mucche che guardano i treni passare. Ora forse posso capire cosa intendesse, ma fb non ha la colpa per sentimenti che si provano, o che non si provano. E così ho continuato a camminare.
Ho ripensato al film che ho visto ieri. Ne avevo un po’ di timore perché è il seguito di “Un uomo, una donna”, uno dei miei amatissimi da sempre. Invece mi ha molto intenerito, così come mi inteneriscono i ricordi che affiorano mentre si coprono distanze che ne modificano la prospettiva a seconda del punto in cui vengono evocati . Credo di aver pensato proprio questo ad un certo punto
della mia strada verso casa, perché mi sono ricordata di quella volta che, esattamente in quello stesso punto, qualcuno che adoravo mi disse “mi dà fastidio quando parli bene degli altri” e la trovai una cosa dolcissima e buffa come solo la gelosia qualche volta sa essere.
Anche io sono stata molto gelosa, forse lo sono ancora, ma è una condizione che mi fa così soffrire che ho imparato a risolverla nella sola maniera possibile: quella di pensare che tutte le volte che la provo è solo perché mi sto concentrato su qualcuno che non potrà mai essere davvero mio e quello che non è mio non deve riguardarmi. Certe emozioni vanno razionalizzate e poi represse, altrimenti ci annientano.

Poi sono arrivata a casa, in cuffia passava il nuovo bel singolo di Brunori, quello che parla di amore
“al di là dell’amore” e mi è sembrato un tappeto molto indovinato. Ho tolto le cuffie, mi sono seduta
sul divano con l’ipad sulle gambe. E sono rimasta a girovagare per la rete fino a quando il sonno ha
segnato la vera meta della mia giornata. Perché davvero vale tutto. Perché davvero tutto vale.


2 commenti:

  1. https://www.youtube.com/watch?v=Fe3qGUBtnHk :)

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  2. Era più indicata, secondo me, la scena di "Pensavo fosse amore e invece era un calesse" in cui un personaggio dice rivolto ad altri "Se vuoi essere la donna della mia vita, mi devi lasciare una vita" ma purtroppo non l'ho trovata ;) Buona giornata Lucia

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