Sola andata

Sola andata

venerdì 21 gennaio 2022

Far presente, al futuro, che c’è un bello spazio

 La verità è che forse non me ne importa proprio niente. Ormai è un po’ di tempo che fingo di accalorarmi su una questione che in realtà mi tocca solo in minima parte, dal momento che a me della prova di come si stia davvero risolvendo il problema della pandemia, di fatto, non potrebbe importarmi di meno. Non lo dico per cinismo, ma ormai è fin troppo evidente che non ha senso nessuna modalità di confronto ragionevole, possibile, realistica. Da quando tutto è cominciato io vivo della certezza che sia tutto sbagliato e che se non mi fossi vaccinata non mi sarebbe accaduto nulla (verità indimostrabile eppure si è ben radicata in me questaconvinzione) proprio come persone vaccinate hanno finito per ammalarsi in modo anche preoccupante. Tutto questo non mi appassiona davvero perché alla fine, nella parte più profonda di me domina un fatalismo “assolutorio” che mi spinge a ritenere che ogni cosa, anche la più apparentemente assurda e inaccettabile, riguardante questa vita, ogni vita, sia “giusta” in sé. Quando me ne rendo conto, un po’ mi spavento. E un po’ mi calmo. Per le stesse identiche ragioni.

Sto liberando piano piano la mia casa dai mobili che non ritengo indispensabili o che non mi piacciono più. Voglio fare spazio, ritinteggiare, cambiare la cucina e prendere un divano più comodo. Ogni tanto sento come necessario “occuparmi” dello spazio che occupo J, credo sia terapeutico, mi predispone a forme nuove di accoglienza possibile e a circondarmi di uno spazio e forme nuove in cui gestirmi. Mi piace. Mi diverte.

Sono tornata solo da pochi giorni dalla Campania. Sono andata sempre alle terme, ho corso moltissimo, ho visto morire il mio amatissimo Pablito e con lui tutta la tenerissima storia che ci siamo portati dietro da quella volta che sono andata a prendermelo dopo che mi era saltato in braccio battendo il suo fratellino. E ho già ricomprato i biglietti per tornare. Non mi era mai successo, da quando vivo qui, di pensare di tornare a casa praticamente ogni mese. La mia media annuale, da tredici anni ormai, è sempre stata al massimo un paio di volte e invece è bello anche questo fitto alternarsi tra luoghi, case, attività e condivisione, perché mi fa avvertire meno il senso delle distanze e delle assenze e mi aiuta a non pensare che in tutto questo tempo ho fallito nella costruzione di rapporti stabili e duraturi, nella creazione di amicizie consolidate e forse pure nell’efficace radicamento in una città che pure amo immensamente e nella quale vorrei continuare a pensare di vivere per sempre. Tutto, in questi anni, è sfumato nell’indistinto. Che peccato, ma pure quanta libertà e infinite possibilità di movimento.

Questo è tutto quello che so: mi sono vaccinata ultima tra gli ultimi senza mai ammalarmi. Ho fatto due dosi senza accusare alcun malessere. Se avessi potuto scegliere sarei ancora non vaccinata e poi avrei pure venduto casa l’estate scorsa a causa di un vicino rumoroso che per fortuna non sento più da mesi, avrei cercato un compagno fisso (e liberissimo di cuore e di fatto)invece di trovare più accomodante chiudermi a ogni sentimento trovando la mia pace in una formula atipica di accettazione fatta di contemplazione e riconoscenza per quello che ho, senza cercare altro. Come sarebbe andata se davvero avessi potuto scegliere secondo istinto e volontà? Mi piacerebbe davvero saperlo? Forse no. Se posso ancora fare tutto quello che il presente mi suggerisce vuol dire che forse quella che chiamavo limiti alla mia libertà di scelta era solo una piccola somma di irrilevanti pretese da non soddisfare, scelte di pancia che meritavano la pazienza che ho loro concesso, dilemmi che avrebbero avuto risposta solo col tempo econ il non fare nulla. E’ stato un bene quel mio sentirmi imprigionata perché oggi un sacco di quei problemi si sono risolti da soli.

E così ho pensato che il futuro è proprio come quello spazio che ci creiamo mentre sentiamo di averne troppo poco. Proprio come la mia piccola casa, che si libera di tutto il superfluo per predisporsi a nuovi spazi da occupare meglio. Con altro. Con altri. O proprio con nulla di più

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