Sola andata

Sola andata

lunedì 3 luglio 2023

La sostanziosa forma di un grazie dato con gusto, in tempo, con cura

 


Ci sono rimasta un po’ male, ma forse fa parte di quelle lezioni che dovrei imparare, piuttosto che attribuire la responsabilità a un certo tipo di reazioni deludenti. Ci penso più spesso del dovuto forse perché alla fine vivo un periodo abbastanza sereno, non sono affaticata e neppure affranta per una vita che non mi restituisce quel poco che riesco a darle. Eppure ci sono delle cose che dovrei aggiustare per proteggere il valore stesso dei miei piccoli gesti. La premessa è questa: qualche volta ho il timore che mi si legga troppo chiaramente in faccia che lavoro senza trovare bello quello che sto facendo. Non ho mai pensato che sia necessario amare il proprio lavoro eppure l’idea che gli altri lo percepiscano mi mette fortemente a disagio lo stesso. Ovviamente faccio tutto quello che devo, non mi lamento mai per niente, ma credo che sia del tutto evidente che la mia dimensione emotiva e di partecipazione attiva sia direi del tutto irrilevante. Lo accetto, come accetto tutte le cose che non mi appartengono per innata propensione ma che non posso cancellare dal mio quotidiano. Forse la vera consolazione sono i complimenti dei contribuenti, così delicati e spassionati che davvero non so spiegarmi che tipo di immagine io restituisca a loro. Insomma, questa è la mia condizione per un numero importante di ore delle mie giornate. Qualche volta mi è successo, quasi a voler rinnegare o attutire questa impressione agli occhi delle persone con cui ho a che fare, di far trovare al mio capo, posizionato sulla scrivania, un pezzo di crostata. E’ capitato diverse volte. L’ultima volta però non mi ha detto neppure grazie. Mi sono detta che le ragioni potevano essere tante: lo ha scordato, oppure si è reso conto che lavoro solo per lavorare e che non è corretto tentare di dare un valore aggiunto posticcio al mio non essere esattamente una rampante entusiasta, oppure – ed è stata questa l’ipotesi che più mi ha procurato sconforto – comincia a darlo per scontato o peggio come un atto dovuto, senza apprezzare davvero il mio gesto. 


In realtà non credo davvero che abbia molta importanza indagare le ragioni di un grazie mancato, perché io amo da sempre preparare cose da far assaggiare agli altri ed è già questo il mio appagamento, eppure questo fatto mi fa riflettere sul senso stesso del ricevere. Le prime volte era stato delizioso, inviandomi persino i video della figlioletta che mi ringraziava mentre assaggiava il mio dolce. E adesso neppure un grazie. Fa un po’ impressione e la cosa mi colpisce per questo. La lezione è che devo smetterla di portare torte a chi smette a sua volta di averne piacere. Che non mi pare poco, anzi mi pare una gran bella lezione per l’evoluzione del mio comportamento.


Forse non è vero che sia poi un periodo così sereno. E’ soltanto un periodo in cui non ho grossi guai da risolvere. E non è proprio la stessa cosa. E forse è proprio per questo che mi capita sempre più spesso di pensare a cose accadute tantissimo tempo fa e di come all’epoca non mi rendessi minimamente conto di quanto stessi sopportando senza una reale necessità ma solo per compiacere qualcun altro, che una parola detta male ti può rompere dentro in un modo così irreversibile che preferisci pensare di aver capito male, piuttosto che urlare e spaccare tutto senza indulgenze. E poi penso pure a quello che ho detto e fatto io senza riuscire a perdonarmi neppure oggi che ho fatto di tutto per rimediare. E così ho pensato a quanto sia importante che le cose siano sin da subito molto chiare, prive di ambiguità che feriscono e poi distorcono i fatti per sempre. Non volevo un grazie. Ma forse mi era dovuto lo stesso. Anzi, sicuramente mi era dovuto. Ma vabbè…

2 commenti:

  1. Magari stava solo nervoso.. comunque mi interessava soprattutto questo elemento: "Forse la vera consolazione sono i complimenti dei contribuenti, così delicati e spassionati che davvero non so spiegarmi che tipo di immagine io restituisca a loro" A volte basta un solo sorriso per far felice qualcuno con cui intrattieni rapporti di lavoro, clienti o colleghi. E' così raro che per te, abituata, sembra nulla, per loro moltissimo.. ;)

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    1. Sono d’accordo sulla felicità di avere un riscontro bello col pubblico. Sull’essere nervoso, non credo sia una valida scusa per dimenticare un semplice grazie, magari proprio mentre si sta testando la crema al limone ☺️

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