Sola andata

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giovedì 30 novembre 2023

Tra la fine e i tanti inizi

 E anche questo Novembre ce lo siamo levato dalle scatole. Me ne compiaccio perché sono stanca e un po’ disorientata: le cose accadono e io un po’ cerco di viverle meglio che posso e un po’ le rincorro per provare a non sottrarmi alle piccole sfide che mi suggeriscono. Sto cercando di realizzare dei cambiamenti “strutturali” nella mia vita e allo stesso tempo conservare quello che ho provato a fare fino a qui, in una città in cui amo vivere ma nella quale non è sempre facile far tutto da sola. Ma va bene così, finché la salute e un po’ di testa per restare autonoma mi assistono. Ma rimane il fatto che sono stanca e che conservare la metà delle ferie per riservarle all’anno prossimo mi pare un eccesso di ottimismo verso le magnifiche sorti che mi illudo di riservarmi in futuro. Per quasi tutto questo mese ho cercato scuse valide per non scrivere, non appuntarmi cose che forse potrei aver voglia di ricordare, anche perché era tanto tempo che non cambiavo così tante cose tutte assieme. Forse perché vorrei poter raccontare direttamente il risultato, quello finale, quello che segna il passaggio vero ad una fase successiva. E allora aspetto: se c’è una cosa che ho imparato da uno di quei divertentissimi corsi di mindfulness a cui mi approccio da un po’ è l’esercizio dell’attesa “consapevole”, della pazienza “attiva”, quella che separa ciò che vuoi adesso da quello che vuoi davvero. Però ci sono anche i piccoli cambiamenti, quelli che decidi di fare all’interno di una routine consolidata e rassicurante e che fanno da condimento piperito alla normalità che mi sono scelta: per esempio è da un anno che ho deciso di farmi crescere i capelli fino al compimento dei cinquant’anni, aggiustandoli semplicemente con una scalatura a V. E poi ho aggiunto dei piani di allenamento nuovi e diversificati che mi fanno un gran bene e mi divertono mille volte di più, tanto che quando esco di casa mi pare che tutto sia diverso e più accogliente verso la fatica che ho già fatto, pure la strada per andare al lavoro.

Manca solo un mese alla fine di quest’anno e io non avevo fatto altri propositi entro questa scadenza se non quello di fare tutto il possibile giorno dopo giorno. Stavolta forse penso di avere il diritto, ma pure il dovere, di pretendere un po’ di più da me stessa e così ho pensato che potrei usare questo mese residuo per respirare più lentamente e profondamente del solito, approfittando dei lunghi intervalli di tempo tra l’inspirazione e l’espirazione per soffermarmi su orizzonti un po’ più vasti, non troppo, ma un pochino sì. Perché se è vero che i cambiamenti veri sono quelli che ti cambiano la rotta e quelli piccoli ti sostengono nelle giornate, lo è altrettanto immaginare una piccola “oasi di mezzo”, fatta di mutamenti interiori che si realizzano pure quando tutto attorno sembra sempre uguale o peggiore, una percezione più ampia di se stessi e di quanto ci sentiamo centrati nella vita che ci è toccata, che è un tipo cambiamento importante alla stessa maniera, invisibile eppure sostanziale.

 Me lo devo ricordare, adesso che scendo dai miei e tutto mi sembrerà uguale e problematico, e forse peggiore, se non smetto di cambiare il mio sguardo e la mia reazione a quello che è per quel che è.

Lo so, non ho detto niente. Odio le persone fumose che credono di regalare pensieri profondi senza andare mai al punto. Ma questo è tutto quello che posso fare in questo 30 di Novembre che non so bene se sia la fine di qualcosa senza troppo significato o il preliminare di tutto il meglio che vorrei che arrivasse

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