Sola andata

Sola andata

mercoledì 10 aprile 2024

Cosa non è successo?

 Ciò di cui non prendo appunti non esiste. Sono giorni e giorni che non scrivo nulla che mi aiuti a fissare ricordi scritti dei miei giorni che passano, come se averlo fatto per anni e con cadenza costante mi desse la garanzia di preservare scampoli di vita dotati di significato speciale. In realtà il vero peccato è che non scrivere per me vuol dire non riuscire a mettere in ordine i pensieri, non avere a fuoco la mia condizione del momento e sentirmi smarrita come certi pesci rossi che si muovo a caso in una boccia di vetro che non sentono come casa propria. Sono giorni che rincorro i miei obblighi e le scadenze senza aver ben chiara la direzione, ma nulla di quello che occupa il mio tempo è così poco importante da poter essere trascurato. E così mi ritrovo alla fine della giornata, in quel momento magico in cui riapro la porta di casa e rivedo il mio letto perfettamente in ordine e pronto a riaccogliermi, in cui alla consolazione per la fine di tutti gli impegni si sovrappone la sensazione straniante di non aver fatto nulla di quello che avrei davvero voluto: mi è mancato il tempo per finire il mio fumetto, quello per gettare via tutte le cose che non mi servono più, di andare al cinema, di recuperare i miei podcast preferiti. Quando rientro in casa è come se tutto questo ormai non fosse più recuperabile: dopo le 18:30 nulla di veramente costruttivo può essere intrapreso, secondo il mio perverso schema mentale che mi vuole a letto molto presto e sveglia prima dell’alba. Mi chiedo cosa ne sarebbe davvero di me se non avessi un lavoro con orari blindati e una routine quotidiana così militarmente concepita. Forse sarei una punkabbestia disadattata rincorsa dai servizi sociali.

Oppure il mio problema sta proprio tutto lì, proprio in quelle primissime ore della mattina, che sempre più spesso sono in realtà le ultime di una notte parecchio agitata. Io prima delle 5 ho bisogno di essere in piedi e di occuparmi di come assemblare il pranzo, della mia pratica yoga, dell’allenamento cardio e/o con i pesi, della mia doccia gelata (a volte anche calda, ma più sesso gelata e basta), dei miei due caffè a distanza di trenta minuti l’uno dall’altro, del letto da rifare…e di tutte le attività senza le quali non mi sento in diritto di uscire di casa. Per qualcuno è strano, per altri ridicolo, folle, infantile, insostenibile…per me è imprescindibile. Io tutti i giorni, in casa mia, devo cominciare così. Riesco a sovvertire le regole solo se vado in vacanza: in un albergo, in viaggio, la vita pare sorridermi non tanto per la novità dell’esperienza, ma perché riesco a sganciarmi dalla mia religione delle albe ad alto impatto traumatico. Anzi direi addirittura che il mio bisogno di vacanze coincida soprattutto con quello di riprendermi dai miei stessi risvegli, proprio quelli a cui nessuno mi obbliga veramente. Mi stanca di più la parte autonoma del mio tempo che quella obbligata e già per questo ci sarebbero tutti gli estremi per prendermi a schiaffi.


Non ho preso appunti eppure qualcosa di bello dovrebbe pure essermi successo. Ci penso e mi vengono in mente le solite cose che mi piacciono da sempre: una giornata intera dedicata al cinema, una colazione molto ricca e saporita dopo un allenamento che mi ha schiantato, un bel massaggio…ma alla fine perché dovrei appuntarmi dei momenti così trascurabili, per quanto gioiosi? Vorrei, per una volta, raccontare di qualche svolta epica, un cambiamento così radicale che sarebbe delittuoso non fissarlo con le giuste parole scritte e poi diffuse nell’etere a futura memoria, quando in questo non misurabile archivio immateriale rimarrà sospesa un’emozione senza precedenti che si ostinerà a sopravvivermi nel chiacchiericcio indifferente di un mondo che mi ha dimenticato o mai conosciuta e che io non riconoscerei neppure. Ma cosa potrebbe essere? Un incontro? Un nuovo lavoro o una ritrovata libertà espressiva? Una nuova casa? Una diversa coscienza di me? Una diversa percezione di tutto? No. Ancora non ci siamo. Ho fatto bene a non scrivere niente. Sono cambiate un po’ di cose. Ma nulla di nuovo esiste ancora davvero

1 commento:

  1. Io la mattina presto riesco (e continuo, nonostante stop agli obblighi di lavoro) a darmi molta retta: riordino, scrivo, leggo, pianifico. E' un momento della giornata dove la mia metà riposa ancora e io mi dedico. Accade da sempre ed è piacevolissima parentesi.

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