Sola andata

Sola andata

lunedì 16 maggio 2022

Guarda come dondolo

 Qui a Milano sono giorni da estate quasi torrida. Ma di sera ritorna il fresco e allora mi copro ancora troppo quando vado a dormire e così ad un certo punto della notte mi sveglio tutto sudata. E allora tolgo la coperta, ma ormai ho interrotto il sonno in modo irreparabile e così preferisco scendere dal soppalco e godermi la sedia a dondolo posizionata nel punto in cui prima c’era un divano troppo grande per una stanza così piccola. E me ne sto lì fino all’alba, quando metterò su il primo di due lunghi caffè e farò il mio allenamento spacca cuore. Ma prima di quella routine me ne sto lì, con gli occhi chiusi e il battito ancora lento e penso a quello che mi succede in questa strana fase della vita, in cui la gente non sa bene se darmi ancora del tu o ritenga più opportuno il lei, e a come sarebbero andate le cose se le circostanze fossero state diverseE’ un esercizio divertente e non giudicante. E poi, da fatalista, ritengo che tutto sia in fondo sempre esattamente come deve essere e, anche se questo non ci assolve da colpe o arrendevolezze, è innegabile che crederlo sia il più delle volte alquanto consolatorio. E così ho pensato a quanto io l’indipendenza, una casa tutta per me, l’assenza di una famiglia da costruire siano state priorità che ho sempre portato dentro quasi come una parte integrante del mio codice genetico. Da quando ho memoria di me. Sempre, pure quando ho creduto che ci fosse un lui al centro dei miei pensieri con cui provare a progettare un futuro condiviso. Io portavo dentro l’idea di andare via lontano, mantenermi da sola e non cadere nella trappola dell’orologio biologico, degli ormoni che inducono alla scelta  razionale nè profondamente emotiva del vero amore, del mutuo condiviso, delle vacanze da decidere assieme e di tutti gli altri innumerevoli compromessi, quelli che pare sì una cosa bella, in realtà alla lunga stufano chiunque, perché mortificare un po’ della propria volontà è sempre un po’ morire. Peggio ancora pensare di imporre la propria a qualcun altro. Io una famiglia non l’ho mai voluta. L’ho capito quando vedevo le amiche giocare di strategia: “mi metto questo”, “gli dico questo così gli lascio intendere quest’altro”, “non rispondo oggi. Lo faccio domani”… e tutte le mille astuzie del gioco in apparenza gioioso (nei fatti tremendo) della seduzioneche io non riuscivo neppure vagamente a praticare.

No, io non c’entro niente con queste cose. E purtroppo neppure con quelle altre, le frequentazioni autentiche, basate su interessi comuni, affinità, confidenza profonda. Io non mi sento mai all’altezza di niente. Non è il mio pane. Prevarranno sempre timidezze e timori, stanchezza e autosabotaggio. E questi per me sono segnali chiari di una naturale vocazione alla mia vita così come è diventata quello che è oggi. Lo dico a beneficio di chi ancora mi dice, bontà sua, di trovarmi bella o speciale. E invece vorrei che capisse che è solo perchè mi conosce poco e male. La verità è che un po’ mi piace pensare che non sia ancora il momento per quell’amore maturo e pieno, che lascio nelle retrovie dei miei percorsi alternativi e dall’altro penso che invece sia già troppo tardi, che i what if  ormai non trovano più posto nel segmento residuo di un’esistenza così cocciutamente vissuta per sottrazioni continue. 

Per fortuna poi l’alba arriva presto e con lei spariscono tutti i se e i ma che non hanno mai fatto nessuna storia. Alla prima luce, e senza più neppure un po’ di sonno, mi alzo dalla mia sedia a dondolo, accendo la radio, mi sintonizzo sulla realtà. E bevo il mio primo caffè. Forse il momento più alto di ogni mio inizio. Poicomincio a sollevare pesi. Non mi riesce mai di fare diversamente: ho bisogno di avvertire sin dal primissimo mattino la stanchezza del quotidiano, finire mentre ancora tutto intorno tace e poi pensare che – finalmente - da quel momento sia tutto più facile. Persino per me

2 commenti:

  1. Anch'io non mi sono mai sentito all'altezza degli altri . .cmq non si può replicare niente ...ciò che dovrà essere sarà...se ....scusa ciao

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  2. Arrivo qua passando da er Matassa e spulciando blogroll come spesso capita.. pesi la mattina no, al massimo sfoglio il giornale al bagno, a volte anche ripetute di cinque pagine, che insomma incidono sui bicibiti, almeno quelli del cervello. Poi sono pensionato, per cui colazione e blog, o viceversa, quando la consorte ancora morfeeggia..

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