Sola andata

Sola andata

sabato 12 agosto 2023

Volersi bene. Senza impegno

 Di nuovo in treno. Di nuovo direzione Milano. La mia brevissima vacanza estiva finisce qui, senza altra meta se non quella, ugualmente domestica e familiare, milanese. Porto con me le sfogliatelle avanzate da ieri di Attanasio, il frutto delle corse a perdifiato sul tapis roulant, il mare di Varcaturo, la mia media di due film al giorno, un libro stupendo terminato. Obiettivi dal respiro corto eppure sufficienti, pieni, senza null’altro pretendere.

Oggi compio 47 anni, il treno è appena partito. È l’alba, dovrei essere a Milano per le 10:38 e so per certo soltanto che troverò una casa in perfetto ordine, il frigo spento e naturalmente vuoto. La sola cosa che mi auguro è di non trovare troppo caldo. Domani tornerò in ufficio e proverò ad organizzare il mio ultimo scorcio d’anno mettendoci dentro almeno un viaggio bello. Almeno questo mi auguro di poter fare. Come è strana questa età! Mi sento lontana dai quaranta ma non abbastanza vicina ai cinquanta da considerare questo un periodo fondamentale di passaggio e di nuove consapevolezze. Mi sento non giovane ma neppure già pienamente matura: è come se avessi a disposizione un ultimo pezzo della mia torta preferita che però posso giocarmi al meglio solo con il giusto appetito. Credo di essere più in forma di un tempo, mi piace pure il modo in cui stanno cambiando certe mie espressioni del viso, credo di stare abbastanza bene e, malgrado certi dolori vecchi e insolubili, direi che posso ancora farcela con serenità. 

Della morte della Murgia mi stupisce soprattutto una cosa: la sua conversione finale. Si è detta “apostata” per tutto il suo percorso e poi, come tutti, ha avuto paura di ammettere che dopo la fine non ci sia niente di più. Mi ha colpito più che per altri che hanno fatto lo stesso. 

Ho il posto accanto al finestrino. Non mi piace. Non guardo fuori da anni e mi vergogno sempre di chiedere a chi mi sta accanto di farmi uscire per andare in bagno. Però il viaggio ormai dura poco e io a stento riesco a farci stare dentro un film e un paio di puntate della serie di turno. 

Cosa mi piace delle foto dei miei compleanni passati che mi regala fb? Che posso scordarmele tutte e bollarle come inutili e prive della nostalgia per un passato migliore del presente. Tutte quelle feste con persone a cui non tengo più da secoli, il ricordo preciso di uno stato d’animo inquieto e in sofferenza dietro il sorriso per una gioia finta o soltanto “aspirazionale”. Che liberazione scoprire la verità e pensare che è stato tutto meno drammatico di come pensassi, che i legami spezzati o mai nati sono sempre e solo uno scampato pericolo da gabbie, noia, limiti alla piena espressione di se stessi, che ad oggi è per me la cosa più importante che ci sia. In quelle foto ci vedo solo aspettative distorte, propositi, speranze e obiettivi che ho abbandonato per carenza di interesse e di autenticità. Per questo quelle foto non mi piacciono: non ci riuscivano proprio a stare a fuoco sul presente, tentavano una gioia incerta, programmata, smaniosa. Quanta pena per quel viso così falso. Appena arrivo a casa mi sistemo come credo di meritare e prometto di non commettere tutti quegli errori da “inquadratura sfocata”.

La mia estate si conclude oggi, con questa età curiosa che ho sistemato nel bagaglio piccolo, mentre saluto il Vesuvio sotto un’alba fresca e pennellata di arancione. Senza volere altro che arrivare ad avere abbastanza appetito da gustare in pieno la sfogliata che ho comprato ieri per festeggiare in anticipo con chi prova ancora a volermi bene. Oggi festeggio di nuovo. Da sola. Senza impegno


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