Sola andata

Sola andata

venerdì 1 settembre 2017

Dove ero rimasta? Qui, ma "rientro" anche io

Mi ha preso in pieno. Oggi è piovuto seriamente solo per una decina di minuti, gli unici in cui ero in strada e senza possibilità di riparo. Ne sono stata felice, mi è sembrata quasi un'iniziazione. Per fortuna ero vicino a casa e l'i pad stava nello zaino più figo della terra e che non teme intemperie di sorta. Io invece ero completamente fradicia e affamatissima. Ho saltato il pranzo per correre a vedere un film che in realtà mi ha annoiato, ma l'idea che lo animava è buona, il messaggio mi convince e ogni tanto mi è sembrato sufficientemente poetico da giustificare la mia fame e i miei jeans inzuppati.

Via Torino era gremita e mi pareva un posto completamente diverso da quello in cui pochi giorni fa camminavo, praticamente sola, in mezzo ai saldi al 70%. E invece solo oggi ho scoperto che hanno aperto una particceria napoletana piccola ma bellissima  che mi ha fatto venire voglia di tutto, ma non ho osato neppure entrare a curiosare.

I colleghi sono rientrati in massa: venerdì è un rientro furbissimo. Li capisco, avrei fatto anche io così. È tornato anche il mio compagno di stanza. Mi ha portato la pastarella di mandorle dalla Sicilia, sta riposato, come al solito spegne la luce nella stanza perché gli dà fastidio e  ancora non riesce a capire quando andrà in pensione. E poi è passato a trovarmi il mio collega cinefilo, così sicuro che avessi visto Dunkirk da chiedermi direttamente come lo avessi trovato e se valesse la pena vederlo. Mi piace tanto quando le persone mi sopravvalutano.

Come primo settembre direi non così male. In fondo ho trascorso un'estate facile e felice, in una Milano abbastanza diversa da quella di oggi, perché vuota, rovente, silenziosa. E tutta mia, con le sue albe variopinte ammirate correndo fino a star male, quasi fossero roba da meritare, mentre saluto un'età strana e straniante e nella quale non so esattamente che tipo di abitudini cambiare.
Un amico oggi mi ha fatto notare quanto sia brutta una mia foto di qualche giorno fa: sono io dopo una corsa di undici kilometri percorsi all'alba e a stomaco vuoto, per di più durante una cura massiccia per carenza di ferro. È vero sono bruttina assai in quella foto. Ma poi mi è bastato fare una lunga doccia, abbassare il battito cardiaco, fare una colazione abbondante, truccarmi, mettere le cuffie, lasciare agire le endorfine e davvero tutto era cambiato, perlomeno nella percezione che ho avuto del mio sentirmi bellina e a posto. Ma ammetto che se non passo per quella condizione lì, se non includo la bruttezza, la fatica, la solitudine, il silenzio, la carenza di ferro...non provo mai alcun incanto. E qualche volta sono felice di questo. Altre volte per niente.

Milano si sta riappropriando del suo grigio "necessario", io forse riprenderò ad allenarmi con i miei gruppi di running o a seguire i corsi belli dello scorso inverno. O forse a farmi suggerire dell'altro da una città che è sempre stata più intelligente di me. L'estate milanese non mi ha chiesto nulla e mi ha restituito tutto il tempo e lo spazio di cui avessi bisogno. Posso cominciare a restituire tutto, con congruo interesse...magari reciproco


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