Sola andata

Sola andata

sabato 2 marzo 2019

Non puoi neanche immaginare...


No, non mi sono ancora stancata di farlo. Sono giorni che non riporto i fatti miei, come se la cosa facesse una qualche differenza per me o per chiunque altro. Nelle ultime sere, più o meno proprio nelle ore in cui provo a recuperare elementi di interesse nelle cose che mi capitano, è successo che mi trovassi sempre altrove o a fare altro. Ero ad allenarmi, oppure con un’amica, a qualcuno dei corsi  sul cinema, in giro per la città...avevo sempre qualcosa da fare eppure ho sentito forte la mancanza di questo mio piccolo spazio di scrittura “autobiografica” che non condivido più su fb ma che in tanti continuano ancora ad intercettare. E io spero sempre che siano degli sconosciuti o comunque persone che non scoprano di essere parte delle mie sensazioni da ricordare.

In questi giorni è successo che ho conosciuto un po’ di persone nuove molto simpatiche, che ho sorriso più di una volta pensando a qualcuno con cui non accadrà mai nulla e va benissimo così, che un’amica mi ha detto che mi vuole bene e che si sente fortunata ad avermi conosciuta, che ho fatto degli allenamenti che mi hanno dato molta soddisfazione. È successo pure che una persona mi abbia detto “tu non costituisci un modello per me, nè mai lo sarai”. E così, proprio su questa questione, direi che mi è tornata la voglia di soffermarmi e mettere per iscritto uno straccio di riflessione/autodifesa.
È andata così. C’è questa ragazza, perché manco conoscente è stata mai per me data la noia mortale che mi provoca chi parla solo di se stessa, che mi interpella con regolarità frustrante, per frequenza e intensità, sulle sue questioni totalmente fallimentari sul piano sentimentale. Da quando la conosco credo che abbia frequentato tutta la rosa possibile di casi umani maschili più farfalloni, fanfaroni e meschini che io possa immaginare. Lei, complice una logorrea inarrestabile, mi ha sempre raccontato con dovizia di dettagli  le sue parabole discendenti riferite a ciascuna delle sue fallimentari relazioni.

La scena che si paventa è sempre la stessa: lei parla, parla parla. Io la ascolto, la ascolto, mi distraggo, spero che la faccia finita e penso che per fortuna io mi limito a non trovare l’uomo della mia vita. Mica come lei che trova i peggiori catorci della terra.
Alla fine, ammesso che si arrivi ad una fine, mi è consentito soltanto occupare uno spazio di pochi secondi nei quali approfitto per dirle giusto “lascia perdere, non cercare altre spiegazioni, lascialo senza dire altro che tanto è inutile. Ormai l’incanto è spezzato per sempre. Non farti trattare così”. Ma so che lei continuerà, per un tempo imprecisato, a cercare di capire come mai quel tizio che l’aveva corteggiata, poi portata a letto, poi diventato sempre più distratto, abbia finito per riempirla di insulti ed improperi. Succede sempre così. Da quando la conosco. Con chiunque. Quando glielo faccio notare si offende, oppure finge di assecondarmi. Ma io me ne accorgo che non vuole crederci. Allora le dico che preferisco il mio metodo, quello fatto di solitudine, di attesa, di utopie, perché anche io,
come lei, quando perdo la testa e lo faccio capire poi succede che se ne approfittano e mi danno per
scontata ed è proprio allora che capisco che non ne vale la pena e che malgrado la delusione, devo ammettere che neppure stavolta era l’amore.
Meglio sola, a sognare la perfezione, che in compagnia a subire le umiliazioni.
Ma l’ultima volta lei mi ha detto che no, questa non è vita. E che è meglio averci provato e aver fallito. E poi mi dice che non potrebbe mai fare come me. Ecco perché io non sono un modello per lei. In quel momento ho pensato che finalmente avrei potuto dirle quanto mi annoiano le sue inutili storie, che sono io a non trovare degno il suo modo di procedere e di provare a farsi amare. Avrei voluto dirle quanto trovassi patetica la sua paura di stare sola e di farsi sfruttare da uomini mediocri e che il suo è puro egocentrismo tanto più irritante per questa sua pretesa dispettosa di attenzione.
Ma non l’ho fatto. Mi sono limitata a stare in silenzio, fingendo di prendere atto in modo asettico di quella osservazione. E poi ho pensato che in fondo in parte avesse addirittura ragione. Perché anche io penso che sia meglio provare e fallire, piuttosto che non provarci affatto. È per questo che ho avuto una settimana piena, così tanto da non poterla neppure raccontare in tempo reale. Le cose da fare
sono così tante che metterci dentro pure i rapporti inutili è un aggravio veramente insostenibile.
Per tutto il resto continuo a coltivare illusioni e amori perfetti, e a sorridere pensando a chi (forse) non avrò mai, gustandomi la sua perfezione, le immaginarie esperienze condivise, i baci mai dati, una separazione struggente, nessun tradimento nè dubbio o tentennamento...tutto questo mentre vivo, lavoro, faccio tentativi e non perdo tempo a capire ciò che mi è già fin troppo chiaro.
Oh no! È lei a sbagliarsi


2 commenti:

  1. Forse suggerirle di limitare la logorrea aiuterebbe lei nel non far finire male le sue storie e te a sopportarla.

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