Sola andata

Sola andata

sabato 7 settembre 2019

Tra un’attesa e l’altra. Segni di un’estate

Stavolta ho davvero concluso. Sono alla stazione di Venezia ad aspettare il treno che mi porterà dritta dritta verso l’ultimo scorcio di un anno che mi ha visto in ferie in tempi (e posti) diversi a regalarmi occasioni preziose di scoperte, distanze da ciò che mi è inutile e mi ferisce, nuovi punti di osservazione, condivisione...
L'esperienza della mostra del cinema è stata molto al di sopra delle attese. Pare che sia stata una delle più belle degli ultimi anni e io non fatico a crederlo. Vorrei che vincesse “Ema”, un film che mi ha regalato delle suggestioni visive e una tale partecipazione emotiva che fatico ancora adesso a smaltire tutto quel groviglio di sensazioni così intense. Ma sono tantissimi i film che mi hanno profondamente convinto e potrei affermare che mai una sola volta ho pensato di aver sprecato il mio tempo, neppure per Assayas che ogni volta mi fa pensare che sia un regista piuttosto sopravvalutato. E poi ho capito una cosa di me che non mi era mica così chiara fino ad ora: io amo i documentari. Quelli che ho deciso di vedere, con tematiche inerenti il cinema horror, o quello erotico, persino uno sul funerale di Stalin (che mi ha tenuta incollata con la bocca aperta come una bambina a uno spettacolo di marionette) o su autori come Piero Vivarelli, Babenco, Tarkovsky (questo da pelle d’oca), sono stati una folgorazione continua di cui io stessa fatico a credere, visto che per me tutto ciò che ha a che vedere con la didattica finisce sempre per portare con sè qualcosa di maledettamente noioso.
E poi ci sono state le eccezionali compagne di avventura che hanno reso tanto più semplice e gioiosa questa mia epifania cinefestivaliera. Senza Cristina, Mirella, Serena e Pia non avrei saputo così presto e bene come muovermi, fissare un programma delle priorità, che strade percorrere per le passeggiate più belle...l’armonia è il risultato di un equilibrio delicato e intelligente delle componenti in gioco. Ne ho conferma.
È stata un’esperienza profonda ed è anche per questo che mi è difficile concepirne la replicabilità. Mi è piaciuto tutto. Per questo non tenterò di rifarlo.

Le mie vacanze sono state anche il mare della Grecia, il riposo profondo, il cibo buono, i luoghi antichi, quelli che ti ricordano meglio di tutto chi sei veramente.
Vacanze sono state le gite fuori porta in Trentino con Alessandra a girar per vigne. Io che sono più o meno astemia, e poi a Tortona, sempre con lei, a pranzo dai genitori o per una pizza in una cascina che pareva il set di un film di Bertolucci.

Io non so quale sia la definizione giusta di “vacanza” perché in fondo, in quanto lasso di tempo “vuoto”, ciascuno ha il potere e la fantasia di riempirlo come crede. Ho memoria di anni in cui avevo smesso di aver voglia di andare in un”altrove” solo per dover dire di averlo fatto. Non volevo nulla:
non il mare, nè la montagna, non i viaggi e neppure la compagnia. Aspettavo che i miei andassero via per stare da sola a casa. La mia ultima estate così la usai per scrivere la tesi.

Ecco. Ora sono sul treno. Faccio fatica a fare un resoconto. Sto impiegando uno sproposito per
scrivere questo post, ho problemi con la gestione di questo ultimo scorcio di tempo tutto mio, prima che Milano mi fagociti nella sua “routilante routine”.Sono pronta ma è come se fossi contrariata di questo, sono sazia e appagata da tutto eppure mi pare una colpa ripartire proprio da dove ho scelto di restare. È una sensazione strana e inedita che forse mi passerà non appena riprenderò le chiavi per entrare in casa.

Il treno sta partendo. Ciao Venezia.

Spero che vinca “Ema”. Ma se vincerà un altro andrà benissimo lo stesso

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