Sola andata

Sola andata

domenica 20 giugno 2021

A spasso nel presente, deviando nel passato

 Non mi ero resa conto di quanto tempo fosse ormai passato dall’ultima volta che ci sono passata. Almeno cinque o sei anni. Ieri invece mi ci sono ritrovata quasi per caso, dopo una piccola deviazione durante uno dei miei lunghissimi percorsi a piedi che mi servono quando voglio respirare, mettere d’accordo i pensieri, avvicinarmi al centro della città. Sono passata sotto il balcone dove ero venuta ad abitare per la prima volta a Milano. Via Cadore: una bella strada semicentrale, molto alberata e luminosa, che ospita un bel parco e da cui passano i mezzi che portano al Duomo. Venni a starci da una signora anziana che era stata appena lasciata dal marito dopo 40 anni di matrimonio. Per me fu una piccola avventura di soli tre mesi. Poi comprai casa e cosi mi stabilii per sempre in una zona molto periferica che coniuga il mio bisogno di sentirmi “dentro le mura” cittadine con la suggestione di uno scenario tipicamente di campagna. Non mi sono mai pentita di questa scelta: questo è un quartiere che amo profondamente, nonostante la brutta fama dovuta ad un passato tutt’altro che onorevole per questioni legate ad episodi di terrorismo, malavita, violenza…ma ora tutto a posto. La sola presenza molesta è il mio ormai famigerato vicino, che in realtà è un brav’uomo affetto da rumorosa logorrea notturna. Quello di cui provo davvero imbarazzo è invece la targa di ottone fuori dalla mia porta con sopra scritto Dott.ssa Lucia Cirillo: me la fece fare il mio papà dall’alto del suo inopportuno e imbarazzante provincialismo (neppure nei prestigiosi studi dei professionisti di Via Senato ho visto una cosa così pomposa)…ma vabbe’

Rivedere la mia prima dimora però è stato davvero strano. Mi ha fatto sentire un po’ in colpa ricordare il momento in cui dissi alla signora che non avrebbe dovuto offendersi se non mi fossi più fatta sentire. Io ho un problema con i legami e la mia incapacità di coltivarli nel lungo termine quando vengono meno le ragioni per cui erano nati. E’ un mio limite, lo so. Lo faccio sempre. Ad un certo punto scatta in me la perdita di senso e non mi faccio più sentire. Lei invece negli anni mi ha scritto dei messaggi molto affettuosi per sapere come stavo o per dirmi che la clivia che le avevo regalato ormai molti anni fa continua ostinatamente a rifiorire. E’ molto tenera. Io invece orribile.

E’ stata una settimana confusa: ho rotto lo schermo del mio amatissimo i pad e non troverò pace fino a quando non ne ho avrò uno nuovo e scintillante, mi sono lasciata attraversare da brutti pensieri e in generale sono piuttosto affaticata e demotivata. Spero di trovare nuove risorse e soprattutto di riuscire a fare un viaggio entro la fine di quest’anno.


Ci casco sempre. Quando mi capita di sbirciare le statistiche di questo piccolo diario senza altra pretesa che quella di aiutarmi ad appuntare un po’ della mia vita (e di ricerca del suo senso) mi accorgo che ad un certo punto c’è qualcuno che si prende la briga di leggere miei post vecchissimi. Ragionevolmente mi viene da pensare che scelga di leggere un piccolo stock di post in base alla curiosità ispirata dal titolo. E così fa per un po’ di tempo. Mi succede ad intervalli regolari di “rimediare” avventori dell’ultima ora che mi hanno conosciuto in un tempo piuttosto diverso da quello per cui ho cominciato a scrivere. E quello che mi chiedo è sempre “chissà cosa sta pensando ora che sta leggendo la me di alloraE soprattutto perché lo sta facendo?. A volte mi chiedo quanto sia rischioso e fuorviante persino per me tenere un diario privato in forma pubblica che, oltre a raccontare quello che mi capita, evoca anche stati d’animo e modi di pensare appartenuti ad un tempo e una condizione che ormai non ci sono più. Sì, perché ho riletto io stessa quei post scelti e letti da chissà chi: davvero avevo avuto il coraggio di scrivere quelle cose? Davvero pensavo così e sentivo così? Evidentemente sì, ma poi penso pure a quanto possa essere generosa e allo stesso tempo spiazzante la curiosità di chi si prende la briga di leggere un blog sconosciuto (e di una che non fa niente di speciale nella vita) come questo mio. Grazie qualsiasi sia stato il tuo scopo mio generoso lettore venuto nel mio trascorso.


Sono giorni così, dove il passato riappare improvviso come le deviazioni inattese di una passeggiata lunga in cui non si ha troppa fretta. Qualche volta si fa ritrovare in forma di lettura consigliata da uno sconosciuto arrivato per caso, quasi a ricordarmi che nel flusso degli accadimenti la vera costante della mia vita è una forma di molle malinconia che mi porto addosso come una felpa slabbrataPoi mi metto le scarpe più comode che ho e faccio l’unica cosa che mi riesca davvero nella vita. Cammino.

1 commento:

  1. "penso pure a quanto possa essere generosa e allo stesso tempo spiazzante la curiosità di chi si prende la briga di leggere un blog sconosciuto" Lo faccio spesso.. curiosità sicuramente.. mi piace andare a scoprire o riscoprire, come quando sfoglio le mie agende cartacee di quindici/venti anni fa.. sul blog mi sorprendo quando incontro persone nei commenti che c'erano e non ci sono più.. da te vedo pochi interventi, di bloggers che frequento oltretutto.. ma capisco anche che il blog può essere il nostro personalissimo alter ego, che non ha bisogno di commenti, ci stiamo parlando tra noi: io che scrivo, io che leggo.. il che è già splendido, c'è fin troppa gente che no si è mai rivolta la parola, figuriamoci scriversi..

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