Sola andata

Sola andata

venerdì 18 agosto 2017

contare sulle proprie gambe. E muoverle con metodo

Ora o mai più. Qualche mese fa una persona che mi vuole bene mi ha regalato una bici che gli avanzava e poi, un'altra persona che mi vuole altrettanto bene, il mio vicino, me l'ha sistemata. A me ne hanno già rubate tre e ad un certo punto mi sono arresa alle ruote che alla fine girano sempre senza di me...e invece ad un certo punto ripassano.
In questi mesi l'ho presa soltanto una volta, per andare al lavoro, ma la strada è per lunghi tratti molto pericolosa e tanto trafficata, con automobilisti molto cattivi o perlomeno che diventano tali all'ora in cui passo io. faceva ancora un po' freddo, io ero molto a disagio e l'ho tenuta parcheggiata in attesa di occasioni meno traumatiche.
L'ho ripresa ieri. Ho voluto riprovare ad andare al lavoro con le strade vuote grazie alla settimana più vacanziera dell'anno. Sono uscita alle sei e quaranta, per l'occasione ho riesumato il mio mitico zaino "the north face", compagno fedele di viaggi, escursioni e "vita di strada" milanese, c'ho ficcato dentro il pranzo venuto dal sud e mi sono lanciata nel deserto milanese. È stato fantastico disegnare onde su una strada tutta mia, non tenere conto del rosso, arrivare in un ufficio ancora completamente vuoto, non dire buongiorno di circostanza, assistere alla luce che piano piano crea ombre nella stanza che per ora ospita solo me. Potrei abituarmi subito a tutto questo. Di solito quel tratto di strada percorso lo copro a piedi in quarantadue minuti, durante i quali succedono due o tre cose fisse: una ragazza con i ricci che fa un percorso di camminata sportiva con una tenuta sempre uguale e le cuffie, un signore molto anziano che fa più o meno la stessa cosa, il camion dell'AMSA che mi strombazza per darmi il buon giorno, la porta a specchio dell'Alcantara Spa dove puntualmente mi dò un'occhiata a figura intera, i miei programmi di radio due sparati in cuffia e ascoltati mentre sorrido e faccio espressioni strane, che se qualcuno mi vedesse penserebbe che sono una fuori di testa, e poi viale Lombroso, il sottopasso e finalmente gli anziani che aspettano già da un'ora fuori dall'agenzia per sottoporre subitissimo i loro quesiti sempre uguali.

La bicicletta accorcia un po' tutta questa distanza, by passa ogni rassicurante rituale mattutino in nome di una disponibilità di tempo a cui non ero preparata. Per questo oggi ho ripetuto l'esperienza con qualche piccola variante. Ho deciso di svegliarmi mezz'ora dopo, ho messo il solito dvd americano di functional training provando a spingere un po' di più con i pesi, non sono andata correre e ho cercato di non toccare cose dolci, cosa che trovo inconcepibile a colazione, ho bevuto il tè invece del solito triplo caffè e fatto una doccia con un prodotto nuovo che ha un profumo esotico. La prima cosa che ho notato è che avere tanto tempo per fare altre cose, con dei ritmi meno contingentati, mi ha dato molta calma. È stato in quel momento, mentre mi passavo l'asciugamano sui capelli per tamponarli, che ho pensato che a volte certa mia disciplina da gendarme austriaco non mi porta davvero da nessuna parte e che forse il vero cambiamento, o anche semplicemente un piccolo buon risultato, provengano da un metodo ben ponderato o una tecnica efficace, piuttosto che da un sacrificio che si ostina a trovare le sue ragioni soltanto in se stesso e nella sua pedante ripetitività.

Milano era vuota come ieri, ho usato la bici anche oggi, la strada era ancora tutta per me, ho dormito un po' di più, ho ancora pranzi del sud da scongelare, non ho toccato dolci e non ho bevuto caffè. Sono arrivata al lavoro di nuovo ancora troppo presto. Non mi è dispiaciuto affatto e la mattina mi è parsa davvero un pezzo di giornata con un sapore tutto nuovo. Ma Milano tornerà ad essere trafficata e pericolosa per essere attraversata con una due ruote. Io tornerò quasi certamente al mio caffè e a lasciarmi tentare dai dolci. Forse proverò a testare metodi nuovi e piccole fughe dalla routine troppo disciplinata. Prometto che sarà il mio impegno settembrino. Chissà. Intanto quello che davvero vorrei sapere è se i miei sconosciuti compagni di cammino dell'alba e il camion del AMSA  che mi fa il coro del buongiorno, si sono accorti della mia assenza oppure no.





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