Sola andata

Sola andata

venerdì 7 febbraio 2020

Febbraio. Se gli faccio largo ci vede lungo

Se gennaio è un mese a durata illimitata la vera prova di resistenza in vita per me si rivela febbraio. Per noi, che amiamo San Remo a patto di non sfiorarlo neppure di striscio e recuperare su you tube un paio di canzoni per poi pensare che, pure quest’anno, dovrebbe vincere Gabbani, e che viviamo il San Valentino come si fa con certe sconfitte immeritate, febbraio è una roba proprio dura. È complicato perché ricominciamo a sognare che arrivi maggio, noi che abbiamo sempre freddo e che in casa siamo talmente unsexy che ci vergogniamo pure di quelli che ci guardano dalla tv mentre fanno la pubblicità del dulcosoft. È complicato perché la luce è ancora poca ma le giornate cominciano ad allungarsi quasi ad accampare pretese di vitalità che dopo il lungo inverno non si sente ancora di possedere.

È un mese complicato. Ma qualche volta mi dà ragione. È stato in questo mese che una volta ho giurato che se avessi ancora incontrato qualcuno che mi piace tanto avrei subitissimo dato per assodato che lui abbia già un’altra. Pure se non lo si direbbe mai, pure se mi avesse fatto capire in tutti i modi di piacergli, pure se questo pare impossibile perché lo vedo sempre per conto suo, se mi scrive pure di notte, pure se mi invita ovunque e pare che voglia passare tutto il suo tempo con me. Lui sta sicuramente con un’altra. O in qualche modo un’altra si metterà di traverso e renderà in ogni caso terribilmente doloroso e inutile il mio interesse per lui. Ci sarà sempre un’altra che avrà la meglio su di me. Questo è diventato il mio mantra da allora. E questo credo sia stato provvidenziale per me e il mio bisogno di vedere le cose per quello che sono e non per come mi ostinerei a vederle io, col rischio inevitabile di pagare tutto dopo con interessi che mi strozzano la gola e mi gonfiano gli occhi.

I febbraio precedenti mi hanno insegnato che non sono fatta per competere con altre donne: non si lotta per un uomo che non sa chi scegliere senza alcuna ombra di dubbio. Negli anni qualche “indeciso ravveduto” mi ha poi cercato. Lo ha fatto in modo dolce, rammaricato e gentile. Di solito torna ad evocare un paio di ricordi e il rimpianto di ciò che poteva essere e non è stato per le ragioni più disparate. E del tutto false. Ma io adoro lo stesso questo strano epilogo delle favole mancate (;o forse soltanto mancanti) perché è la prova, senza i fatti, che non avrebbe mai funzionato lo stesso. Un piccolo capolavoro amoroso pure questo, se ci penso bene. Più di uno, a dirla tutta perché più di uno dei miei “non” amori perduti ha fatto così. Com’è buffo e malinconico tutto questo, anche adesso, che dormo ancora abbracciando il cuscino senza più immaginarlo come la mia persona preferita e ci affondando ancora il viso come per baciarlo quando in realtà voglio soltanto proteggermi dal suono della sveglia. Come è assolutoria l’attesa dopo una delusione che già conoscevi.

Ho tanto sonno, febbraio mi stanca con i suoi ricordi, le sue mancanze, la sua luce non richiesta, gli incontri sbagliati che tolgono spazio a quelli che non riescono ancora a trovare la strada.
Febbraio, più che un mese, mi pare sempre una interminabile attesa che riesce lo stesso a durare il giusto. Resto trepidante in vista di sue esagerazioni future


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