Sola andata

Sola andata

lunedì 10 ottobre 2016

La paura fa '90. Poi arriva a 2000...e passa

Da quando ho ripreso a rivedere "Will &Grace" mi sono ricordata di come ero io negli anni novanta, quel decennio per me abbastanza terribile a cavallo tra il liceo e l'Università. Mi ricordo che le mie giornate erano scandite tra versioni di latino, materia che amavo moltissimo, e funzioni matematiche, materia in cui zoppicavo parecchio. E poi ci stavano quelle magnifiche serie americane delle quali stilavo una classifica soltanto ipotetica perché ero totalmente dipendente da tutte quante: Willy il principe di bel air, Friends, casa Keaton, beverly hills 90210, e tantissime altre da cui ho maturato il falso mito americano e una idea stereotipata della bellezza e dei rapporti umani...ma se alla fine sono qui ad ammetterlo forse i danni subiti, se tali furono, non sono stati poi così irreperabili e intanto io mi sono divertita moltissimo a ripetere quegli appuntamenti fissi, che dettavano la mia tabella quotidiana banalmente bipartita tra obblighi da risultato e svagatezza giovanile.

Gli anni novanta sono la mia terra di mezzo. Se degli ottanta ricordo poco e male e se col senno di poi sono ragionevolmente certa che sia stato un periodo storicamente funesto per questo paese, degli anni novanta ho un'idea netta e totalmente "egoriferita", non per vano narcisismo ma perché in quell'arco temporale sedici-ventitré anni ho deciso di avere a che fare con me stessa. Non ero per nulla una persona simpatica, facevo uno sport che odiavo e nel quale non ero assolutamente dotata, cominciavo a legarmi a ragazzi che con me avrebbero tutti assunto sempre lo stesso identico comportamento fino ad oggi. Cominciavo a scegliere per conto mio cosa leggere e avevo paura di tutto. Provavo a darmi una definizione, ad autodeterminarmi, ma mi ricordo perlopiù di una costante angoscia strisciante che mi impediva di essere lucida e sicura come avrei voluto.

È rarissimo che decida di ripensare a quegli anni, mi dà fastidio e ogni tanto penso che siano stati una gigantesca occasione perduta. Frequentavo lo scientifico e avrei tanto voluto fare il classico, giocavo a pallavolo e io volevo solo imparare a correre bene, mi sono iscritta a economia ma volevo diventare giornalista.

Ci sono scelte e decisioni da prendere che esigono un tempo esatto dopo il quale solo una tempra e una follia non comuni ti permettono di tentare in momenti diversi della vita a realizzare i tuoi sogni. Non dico che sia impossibile, ma è parecchio difficile. Potrei addirittura confidarti che al mio attivo avrei pure un esame di linguistica italiana alla facoltà di lettere della statale perché un tentativo di ridisegnare il mio futuro volevo concedermelo. Mi hanno detto che l'esame di linguistica è il più difficile di tutti a lettere moderne. Non faccio fatica a crederlo perché mi ha fatto impazzire. E comunque ho scoperto che sapere qualcosa di economia è una bella cosa lo stesso...

Forse è vero che tutto è sempre esattamente come deve essere, pure quando pensiamo che sulla bilancia dei tentativi a rischio non calcolato pesino di più i fallimenti e le scelte poco ponderate. Eppure quando provo ad immaginarmi in altri panni, a fare altre cose, con competenze più qualificanti e affini alle mie inclinazioni, davvero non posso sapere quali sarebbero stati gli esatti percorsi che avrei seguito, quanta fortuna avrei avuto e che persone avrei incontrato per assecondare il mio destino.
Non posso saperlo e in fondo questo mi dà ragione pure di quegli anni novanta vissuti un po' così, a fare tentativi rivelatisi sbagliati ma in fondo dal bagaglio generoso.

Stasera ho visto tre puntate di Will&Grace e sono ripiombata in un tempo in cui mi arrotolavo in una vecchia coperta, con il libro sulle ginocchia e davanti alla fiamma di un camino, a ripetere cose che non mi interessavano mentre mi facevo spezzare il cuore da qualcuno a caso.
Non mi manca niente di quegli anni, neppure il camino. So soltanto che oggi trovo questa sit-com molto ma molto più divertente di quanto ricordassi.



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