Sola andata

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domenica 2 ottobre 2016

"Le passanti". Loro, lui, il tempo...e io

Se gli uomini davvero sapessero. Ci sono dei luoghi in cui è quasi inevitabile incappare in certe conversazioni e farlo in modi e termini che solo in contesti così "protetti" diventa possibile. Da quando sono tornata a frequentare gli spogliatoi delle palestre, oltre ad avere riscoperto il gusto di fare le cose assieme a persone adorabili, ho ritrovato il senso di una certa complicità femminile che negli ultimi anni avevo accantonato nell'errata ricerca di altri tipi di contatti umani.

Non ho mai fatto mistero della mia naturale attitudine solitaria, interrotta soltanto dal ciclico (fallimentare) bisogno di trovare pure io l'uomo della vita. Però ammetto che è stata una vera scoperta costatare che in fondo io non rappresento che una condizione piuttosto comune per una donna sola che vive in un tempo come questo. Per esempio non avrei mai pensato che oltre a me ci potesse essere qualcuna che, in tono rassegnato, mentre parlava dell'ennesima relazione deludente, asciugandosi i capelli esclamasse: "io ormai non ho più davvero parole". Credo di averle sorriso, o fatto qualche espressione di perfetta intesa mentre mi tamponavo con l'accappatoio e mi rilassavo nell'aria rarefatta dal vapore delle docce.

Qualche giorno fa, scherzando con un collega più giovane e che mi prende sempre in giro sulla mia singletudine ambigua, gli ho chiesto di presentarmi uno dei suoi amici, che io cerco solo una brava persona che sia disposta ad avere occhi soltanto per me. Ovviamente non volevo davvero che mi presentasse qualcuno...però mi sono resa conto che in fondo la mia richiesta risponde esattamente a quello che, oggi, mi piacerebbe trovare in una persona...ma in fondo questo che vuol dire? direi nulla, perlomeno alla luce delle esperienze di spogliatoio.

Uno dei miei personalissimi esperimenti è questo. Quando conosco un uomo che ascolta seriamente
De Andre', gli chiedo subito quale sia la sua canzone preferita e il dato, che ormai non mi stupisce
più, è che viene sempre citata "le passanti". Ecco, quella è la canzone simbolo che, secondo la
persona che io trovo potenzialmente interessante, delinea meglio l'insondabile pianeta donna. Tra l'altro si tratta di una canzone magnifica (in realtà è una poesia di Brassens, che pure di donne ne sapeva a pacchi)  e che descrive in modo sublime l'intero universo femminile e tutte le possibili suggestioni del mistero mai svelato che si porta dietro. Ma è proprio questa consapevolezza che mi restituisce l'esatta idea che io non potrò mai essere davvero tutto quello che desidera un uomo,
neppure se corrispondessi esattamente al suo ideale, perché ci sarebbe sempre dell'altro in qualche
altra donna da scoprire e in cui in non sono contemplata.

E così ho pensato che quando il mio collega, ridendo della mia richiesta scherzosa, mi ha detto "no Lucia lascia perdere, ormai è tardi per queste cose", io ho riso. E non perché ho sperato che scherzasse. Ma perché ho pensato che forse ha proprio ragione lui.

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