Sola andata

Sola andata

mercoledì 15 novembre 2017

Per una "quadratura" del cerchio alla testa (il mio "posto" è là)

Oggi ho trascorso tutto il giorno tra una sala e l'altra del cinema Anteo: un brutto palazzo grigio in cui non mi raccapezzo mai ma con così tanta offerta da risultarmi comodo e rassicurante. Sono stata in ufficio soltanto un'ora perché avevo troppo mal di testa per riuscire a concludere qualcosa di utile. Ho chiesto un permesso, comprato un'aspirina e due biglietti e sono affondata in comode poltrone a vedere due film, in fondo parecchio simili tra di loro quanto a tematica, che mi sono abbastanza piaciuti. "The square" è un film che tenta di esplorare il ruolo rappresentativo, da parte dell'espressione artistica, di un'etica ideale realisticamente traducibile in un mondo inevitabilmente più complesso e variegato di qualsiasi modello teorico. Per essere un film "nordeuropeo" è persino fin troppo godibile e non del tutto apocalittico, come mi aspetterei da quella scuola. Mi è piaciuto per questo e pure per l'indulgente comprensione per la debolezza umana senza una semplicistica conclusione assolutoria. Le due ore e mezza, con un mal di testa che tentavo di dimenticare, sono passate con relativa fluidità.

Avevo portato con me la schiscetta da lavoro e sono andata a consumarla in piazza Gae Aulenti, scintillante area della Milano del futuro nella quale io mi sento sempre fuori luogo, ma poi è anche molto divertente stare lì seduta a guardare gente molto elegante e spesso parecchio di fretta.
Poi sono rientrata all'Anteo e ho atteso "the place" di Genovese. In qualche modo sono rimasta in tema, visto che anche in questo caso il tentativo è quello di raccontare i possibili dilemmi etici legati al libero arbitrio. Originale la struttura del racconto, bravi gli attori, buoni gli spunti. Intanto il mio mal di testa cominciava ad attenuarsi e a far posto ad uno stato abbastanza rilassato. Mi sono ricordata che avevo con me anche del cioccolato fondente con scorzette di limone e zenzero e con quello ho accompagnato il finale di questo secondo film, come il primo consolatorio ma senza esagerare.

Io, molto banalmente, credo che la bontà sia solo in parte innata e in massima parte costituisca un esercizio di volontà, evoluzione culturale e grado di appartenenza ad un modello sociale ad impronta solidaristica. Quest'ultimo aspetto è quello che io trovo davvero cruciale sia per la qualità individuale che per le caratteristiche stesse  di una nazione. Sul libero arbitrio temo invece che ciascuno di noi abbia in fondo un range piuttosto limitato di scelte e che, per quanto queste possano incidere in modo sostanziale nel percorso e nel destino di ciascuno, a determinate leggi occulte non si sfugga.

Ora sono a casa, sono tranquilla e non ho più il mal di testa e penso che le giornate così, quelle un po' cattive ma senza esagerare, che migliorano solo con qualche buona idea o meglio ancora delle buone storie per fare il punto, quelle col mal di testa che poi passa, siano una piccola necessità. Molto più che una scelta.

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