Sola andata

Sola andata

venerdì 9 febbraio 2018

In realtà non è così. Fuori dalla realtà invece sì

Nulla da ridire. È un festival confezionato bene, dalla coreografia ai siparietti, dalle interazioni tra i conduttori a quel vago senso di normalizzazione e di aura rassicurante che si propaga durante il lunghissimo tempo dell’ unica “manifestazione canora” in cui le canzoni hanno una rilevanza prossima allo zero. Io salvo solo gli amabili “Lo stato sociale”, il sempre amato Gazze’ e lo strano caso di un Barbarossa con un “passami il sale” romano per cui non posso che applaudire per ovvie ragioni autoreferenziali.

Giorni strani questi. Provo a pormi in ascolto di una campagna elettorale che non comprendo ma dalla quale vorrei evincere una qualche chiave di lettura della realtà che mi consenta, almeno, di esprimere un voto di opinione. Ma non riesco proprio a capire cosa posso fare per esercitare questo mio diritto senza sentirmi pure ingannata. Non escludo che stavolta non voterò solo per mera incapacità di sapere per chi.

Alcuni mesi fa ho avuto dei contrasti con un’amica a causa di un mio giudizio sbrigativo sul comportamento di un ragazzo che trovavo troppo ambiguo per sembrarmi sinceramente interessato. Le avevo detto di lasciarlo perdere, di non cercarlo più e non chiedergli più alcuna spiegazione. Le suggerii di rimanere gentile ma incurante dell’accaduto e senza coltivare altre speranze. Lei si offese molto, io presi atto di questo e non ci siamo più parlate.
In questi giorni è ritornata, mi ha detto cose molto dolci e regalato delle attestazioni di stima che non mi aspettavo assolutamente. È stato un momento commuovente e a me è dispiaciuto molto che all’epoca fossi stata così drastica nei miei giudizi per quanto, di fatto, non mi fossi poi sbagliata su quel tipo inconcludente su cui ci scontrammo...
È stato carino ritrovarsi e così ho approfittato di certi cambiamenti importanti che la coinvolgono in prima persona per farle un piccolo regalo e scriverle un biglietto che le è piaciuto molto. Si parlava di nuovi inizi, che spesso sono semplicemente cose già cominciate da una vita ma ad un certo punto decidi che vanno viste con occhi e prospettive diversi. Mi ha fatto molto piacere.

Io i conti con la realtà tendo a farli poco: non mi torna quasi mai niente, non applico bene le formule oppure arrivo al risultato saltando una marea di passaggi necessari. Eppure mi chiedo quanto sia davvero utile, e soprattutto dilettevole, avere sempre l’esatta misura delle cose e dei fatti o se non sia più divertente o perlomeno consolatorio conservare i propri punti di osservazione distorti persino quando sai perfettamente che sono tali e che il più delle volte rischiano di farci odiare dagli altri o di vederli per ciò che non sono ma per come meglio si adattano ai nostri sogni e bisogni. Credo ci sia qualcosa di terapeutico in un atteggiamento simile, soprattutto quando ti annoi o la realtà ti pare ancora più ingannevole di quanto faccia tu con te stesso. E non si tratta di rifugiarsi in un libro o dentro un cinema per immaginarsi in un mondo altro. No, è proprio stare dentro le cose a modo tuo come seria e inoppugnabile dichiarazione di intento, come votare per se stessi su una ipotetica scheda a preferenza unica e rimettere al potere almeno la propria di fantasia.
Che tanto poi alla fine un realista per nulla magico che ti apre gli occhi e ti dice che le cose non stanno così, che non è quello giusto e non si fa così...alla fine arriva sempre. Nella realtà uno così prima o poi arriva e ci salva da noi stessi. Ferendoci a morte.







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