Sola andata

Sola andata

giovedì 15 febbraio 2018

Incontri ottimali. Quando il marketing non serve ad incrociare la domanda con l’offerta

Sapevo che lo avrebbe fatto. La conosco bene ormai e mi sarei stupita se non me lo avesse chiesto. Da molti anni ormai conosco una signora milanesissima, molto bella, disinvolta e spigliata, che vedo periodicamente perché ha un’agenzia che si occupa di un sacco di cose diverse tra cui ricerche di mercato a cui mi piace moltissimo partecipare. Quando ci siamo riviste mi ha di nuovo chiesto se avessi incontrato qualcuno. Credo che quello di vedermi “sistemata” sia una suo strano cruccio da quando mi conosce visto che è la stessa persona che poco più di un anno fa ispirò il post più letto di questo blog e che raccontava, con toni molto divertiti, dell’unico incontro combinato (da lei, appunto) a cui ho partecipato per assecondarla. Per questa ragione ieri non mi sono affatto stupita quando mi ha detto: “Lucia, non vieni mai agli eventi che organizzo nei locali tra corso Como e Brera. Per favore domani vieni all’**** che ti presento un po’ di ragazzi stupendi. E non ti preoccupare la parrucca da ***** me la metto io, mica tu. Dai vieni, per piacere. Sei mia ospite”. Io continuo a trovarla adorabile e non so cosa darei per avere un centesimo della sua esuberanza e vitalità, soprattutto alla luce di una storia dolorosa e complicata legata al dramma di una malattia sconfitta dopo un lungo calvario. Quando mi ripete che non è possibile che io stia sola, come se desse per scontato che la cosa non mi piaccia, e che dovrei sentirmi in colpa per tutto quello che potrei avere e che mi sto perdendo, mi strappa sempre un sorriso, forse perché in fondo penso che abbia ragione ma che questo non basta per farmi desiderare di incontrare qualcuno, magari di notte, in un locale dove la gente si mette le parrucche e ride, beve e balla in un contesto poco familiare. E così stavolta le ho detto di no, che non sarei andata con lei a festeggiare un santo con le frecce scadenti e una pessima mira. Ma le voglio bene lo stesso e so che se deciderò di cambiare abitudini lei uno da presentarmi lo avrà sicuramente pronto. Non funzionerebbe affatto ma almeno ne avrei l’ennesima conferma.

Anche oggi ho partecipato ad una ricerca di mercato. Era sugli elettrodomestici. È durata tre ore, mi sono divertita moltissimo e tuttavia pensavo sgomenta a quanta finta libertà di scelta abbia un consumatore in un mercato apparentemente libero come quello nostro. Siamo in realtà il prodotto manipolato ad arte di una scienza (quasi) esatta che tenta di studiare ogni minimo aspetto di noi e del nostro spazio di manovra per farci credere di scegliere ciò che ci viene semplicemente imposto. O forse non è così, forse ci vuole conoscere per capire chi siamo e cosa vogliamo per poi produrre cose che ci fanno felici, ci servono davvero, ci fanno crescere ed evolvere. Vai a sapere...

E così stasera, mentre ho un sonno che la metà basta a confermarmi che non sono fatta per vivere la notte mi chiedo se esista pure un marketing dell’incontro che non si limiti a trovare un punto di equilibrio tra la domanda e l’offerta di piani cottura a induzione e, poi, come mai non si sia mai pensato di studiare, chesso’, il punto di squilibrio ottimale da cotte senza piani e non indotte da nessuno? Magari un matching ottimale tra individui liberi, ma liberi veramente. Come un mercato che, finalmente, funziona davvero


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