Sola andata

Sola andata

venerdì 2 febbraio 2018

Fasi afasiche senza il fisico

Non posso ancora tornare a correre. Sono nove giorni che non mi alleno a causa di un piccolo intervento che ho fatto nove giorni fa, perfettamente riuscito, ma del quale porto i segni piuttosto marcati in due giganteschi ematomi sulle gambe. Forse inconsapevolmente l’ho fatto apposta: se sto bene mi alleno anche se non ne ho nessuna voglia e questo comincio sentirlo usurante e per nulla gratificante. Questo stop forzato mi libera almeno dal senso di colpa e mi restituisce il tempo necessario per individuare da qualche parte un briciolo di nuova motivazione, la stessa che vorrei ritrovare pure in altri fronti dei miei obblighi quotidiani.
Sono mesi che la mia scrivania è in disordine, che non trovo mai quello che cerco e che mi invento strane geometrie di orario per riuscire a gestire tutto quello che devo fare. Ogni tanto mi succede, di essere meno concentrata, di non riuscire a controllare le cose, di fare cose e non sentirmele da nessuna parte. Ieri credo sia successo tutto questo assieme. Stamattina mi sono svegliata con l’unica speranza che oggi sia davvero un altro giorno e che lunedì, cascasse il mondo, metto in ordine la scrivania. Mah, passerà...spero.

Sempre ieri sono andata a fare la spesa alla Coop dopo tantissimo tempo. Ormai esselunga è il mio luogo di elezione per i miei progetti di consumo quotidiano. C’era poca gente, ho comprato tanti piatti pronti vegetariani, ritirato il giornalino dei soci e aggiornato il mio storico libretto di prestito sociale (una cosa che feci ai tempi del mio veterocomunismo da dipendente coop e che non ho mai voluto chiudere) e mi sono resa conto di quanto possa essere profondamente diversa l’esperienza di acquisto di prodotti identici in realtà aziendali con politiche radicalmente differenti. È una cosa che penso da sempre e che non smette mai di stupirmi. È un po’ come considerare uno stesso lavoro svolto nel pubblico o nel privato, o preparare uno stesso piatto in aree geografiche diverse. Il risultato è spesso tutto diverso e capirne il perché, a parità di azioni svolte o ingredienti, per me è questione tutt’altro che ovvia.

Quando sono uscita era buio, io avevo una forte emicrania e ripensavo un po’ irritata alla mia giornata di lavoro. Avevo le mani aggrappate alle spalline dello zaino, come fanno certe bambine piccole piccole che camminano con problemi di assetto e quando me ne sono resa conto mi sono trovata buffissima. Credo sia stato l’unico momento in cui ho sorriso. Poi sono rientrata in casa, ho messo gli occhiali per evitare che il mal di testa aumentasse, ho provato a leggere un libro che mi piace ma che non riesco a concludere. Non ci sono riuscita neppure ieri. Sono stata felice che ci fosse “propaganda live”, ma non sono riuscita ad arrivare alla fine neppure in quel caso. Mi sono trascinata a letto così come stavo, che tanto il pigiama chissà dov’era. Davvero devastante. Eppure non avevo fatto niente di speciale e persino l’ordinario non mi era riuscito granché.

Sono sicura che lunedì, con la scrivania in ordine, sarà tutto passato. O forse devo solo tornare a correre. O tornare più spesso a fare la spesa alla Coop. O finire finalmente il mio libro.
E non andare a dormire mai più vestita.




Nessun commento:

Posta un commento