Sola andata

Sola andata

giovedì 25 ottobre 2018

Stasera mi accompagno a casa

Credo che non arriveranno mai a capirlo davvero. È inutile che mi prodighi in rassicurazioni e prove di gestione più o meno efficace delle beghe di una quotidianità in fondo serena. Per i miei è sempre un fatto assurdo che possa trovare ancora ragionevole trascorrere la mia vita qui, tutta sola, e senza mai poter contare davvero su qualcuno. Sì, non lo capiranno mai forse proprio perché in fondo hanno ragione. Ma penso pure che non basti questo per riuscire ad alimentare il desiderio di rientrare proprio adesso. Non è questo il momento e tanto basta perché la faccenda sia chiusa. “Ma come fai a stare sempre sola?” , “Non sono sempre sola”, “ma non hai paura?”, “No”, “Ma non ti stanchi mai a provvedere a tutto tu senza mai bipartire la fatica?”, “si e mi fa piacere non dover essere di peso a nessuno”, “ma pensi di non tornare mai più?”, “tornerò se e quando sarà necessario”.

Ammetto che, qualche volta, certa mia spavalderia nasconde un po’ dello sconforto che spesso mi prende tutte le volte che ho l’impressione che mi sfugga qualcosa di fondamentale, quando mi lascio coinvolgere in esperienze alle quali non credo fino in fondo, o affascinare da persone scorrette, quando proprio non ce la faccio e mi chideo se sia per stanchezza o tristezza. Ma non dura tanto, perlomeno non abbastanza da convincermi di poter già fare a meno di questo posto.

Ci sono cose che ho smesso di fare solo da poco: preparare dolci, conservare cose inutili pensando che potranno servirmi di nuovo un giorno, di comprare barattoli sott’olio, di immaginare l’uomo della mia vita senza smettere di credere che un giorno lo incontrerò. Ho scoperto che mi avanza un sacco di tempo per fare cose più gratificanti, sane e divertenti. Quasi mai riesco a stare davvero sola e ogni tanto sono persino felice di non avere figli in un mondo così terrificante come quello di questa infelicissima fase storica.
Cosa c’entra tutto questo con la mia assurda “missione” di vivere a Milano? Quasi nulla, se non fosse che ci lavoro, che mi sono innamorata dei corsi che seguo ora, che mi piace il mio frigo quasi sempre vuoto ma con dentro quello che mi serve davvero. So che mi piace ancora la gente del bar vicino casa che mi fa sentire bella, i fogli volanti con appunti che non ricordo di aver mai preso, la serratura della porta blindata che non ho mai messo a posto da quando vivo in questa casa...

Sono ben cosciente che in tutti questi anni l’alternativa allo star sola sia stata, nell’ordine, un affascinante uomo sposato incontrato in una bella palestra del centro che voleva dedicarmi tutti i suoi week end (...forse...), o un altro già impegnato a sua volta senza che io lo sapessi mai(...forse...), o le varie infatuazioni passeggere che sono valse il tempo di un’euforia posticcia, prima di farsi perplessità spoetizzata e lieve frustrazione. Direi anche basta a tutto questo nulla che mi offende ogni volta.

Che importa il luogo in cui decidi di startene? A me molto. Perché con ogni probabilità farei e mi capiterebbero ovunque le stesse cose, gli stessi incontri, le stesse frustrazioni...
Ma è soltanto qui che sono diventata brava a dimenticare, togliere e distogliere. E poi ancora aggiungere, fare altro. E, come per magia, di nuovo ricordare


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