Sola andata

Sola andata

mercoledì 10 gennaio 2018

andare a kaos

Non ho ancora tirato fuori la valigia. Non ho preparato nulla, per giunta ho pure troppe cose in frigo da smaltire e almeno due lavatrici da fare. Non sono pronta a partire tra così pochi giorni. Lo scorso anno ero già lì ad affrontare un inverno più rigido di così persino giù al sud, trascorrevo allegre giornate in giro tra parenti amici e cappuccini fatti bene e avevo già smesso di piangere per futili motivi. Invece quest'anno sono ancora qui e mi compiaccio di aver ripreso a trascorrere molto tempo fuori casa. Negli ultimi mesi mi ero adagiata su ritmi molto "impiegatizi": a parte qualche film imprescindibile a cinema, ho preso l'abitudine di tornare subito a casa, cucinare velocemente, leggere poche pagine di cose poco impegnative e addormentarmi presto. Credo di aver perso molto ma devo ammettere che non è niente male procedere per sottrazione ogni tanto. Ora che ci penso fu proprio la mia latitanza domestica la vera ragione per cui decisi che Pablito emigrasse dai miei. Oggi non so cosa darei per ritrovarmelo in giro per casa.

Mi sono "addomesticata": mi piace sempre di più starmene qui, senza trucco ma vestita come quando sono fuori e rigorosamente con le scarpe (non ho pantofole perché mi fannno orrore). Mi piace ascoltare in loop il disco di Colapesce che ormai monopolizza lo stereo da settimane, e quest'odore cronico di curry da far invidia a un pakistano. Le ultime due settimane, o forse più, sono state così, intervallate dalla mestizia di sale cinematografiche nelle quali, per la totalità delle volte, ho dovuto chiedere di spegnere il cellulare che abbaglia...ormai me ne sono fatta una ragione eppure, per quanto sia timida e piuttosto tollerante, a questa cosa qui non riesco a soprassedere...

Anche oggi a dire il vero  sono rientrata tardi. Sono stata al Mic per una sorta di seminario, seguito da film, tenuto dalla figlia di Vittorio Taviani. Interessantissimo e bella la riproposizione in pellicola del film "Kaos", tratto dalle "novelle per un anno" di Pirandello e del quale avevo visto solo l'episodio "la giara". Pure oggi c'era un cellulare acceso, ma me ne sono stata zitta e sono stata felice di essermi rassegnata a un trend negativo che non sarò certo io capace di interrompere, o forse ero davvero contenta di stare lì, in quel posto ineffabile, che trovo sempre tanto lontano da dove abito io, a vedere un film di cui mi pareva di sentire tutti gli odori e i sapori del sud. Anche stavolta, fuori dal lavoro, ero tentata di tornarmene nel mio guscio caldo, sul solito divano a rimandare ancora le valigie da preparare e a sbadigliare da quando finisce blob. E invece  c'era un pezzo di Italia che forse mi riguarda prima e più di Milano e che con quella amara condizione fa i conti ancora oggi. Pareva ammonirmi di non aver ancora preparato le valigie e che non c'entra proprio niente il fatto che non creda nelle radici e nell'appartenenza. Io sono partita da lì, da una terra sfortunata, sfruttata e martoriata che ha una storia completamente diversa da quella del luogo in cui vivo ora, dove è vero che mi è più facile trovare pace, ma qualche volta rischia di impigrirmi e annoiarmi.

E così stasera ho deciso che farò tardi, preparerò le valigie con Pino Daniele in sottofondo, carico la lavatrice. Tutto il resto riuscirà a metterlo in ordine il "kaos"

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