Sola andata

Sola andata

venerdì 5 gennaio 2018

Solo una questione di tempo. Magari più di una. Purché sia pieno (ma no, anche parziale)

Direi che funziona. Il giochino di tirar fuori dal freezer dei sandwiches di cui non conosco il ripieno rende molto divertente l'attesa di un pranzo bilanciato, come solo una mamma amorevole, e non lavoratrice, potrebbe fare. Congelando quelle meravigliose fette di pane americano, con i ripieni vegetariani (sì, ho davvero deciso di tornare a non mangiare carne e pesce) più saporiti che potessi inventarmi, mi sono garantita una copertura di  oltre una settimana di "accudimento" preconfezionato. Se voglio evitare di lasciare fegato e stomaco su un tavolo cinese di viale Molise non mi resta che fare così e darmi in pasto ai  miei menù fissati, almeno quanto me.

Tra una decina di giorni tornerò un po' giù dai miei.  Spero di riposare, andare alle terme, concentrami un po' sulle solite questioni che lascio sospese perché mi viene sonno sempre un minuto prima di risolverle, sperare che i miei non mi ripetano troppe volte che devo assolutamente tornare perché a Milano è impossibile che possa stare meglio che lì da loro. Tanto accadrà e io darò sempre le stesse risposte di circostanza legate ad una impossibilità oggettiva e che non è vero che starei meglio.
Ma tant'è, è un piccolo pedaggio che ormai pago volentieri perché so bene che la loro nostalgia è motivata dal vedermì così poco e senza tenere conto che certe antiche dinamiche  potrebbero avere memoria pericolosamente lunga.

È già quasi passata la prima settimana del nuovo anno, ho al mio attivo un solo film che mi ha un po' affaticato ma pure riacceso certa nostalgia per un certo cinema militante di cui credo ci sia un bisogno fortissimo. Ora come non mai. Mi sento ancora un po' gonfia, nonostante continui a stare un po'attenta e a muovermi, e comincio ad avvertire la stanchezza di chi si è voluta  portare in dote quindici giorni di ferie del vecchio anno perché la paura di usare male e sprecare il tempo tutto mio è una specie di ossessione che mi perseguita. Vorrei poterlo congelare come faccio col cibo e godermelo quando capirò che mi serve davvero. Ma non funziona così ed è una delle ragioni per cui ormai da tanto ho persino smesso di immaginarmi come una potenziale madre, perché - non lo nego - è una questione che ho affrontato persino io che non ho mai avuto voglia di fare un figlio con nessuna delle persone che la sorte mi ha concesso di incrociare. Se un regalo il tempo ha voluto concedermi è stato quello di non farmi pentire per ciò che non è stato e di non offrirmi più la possibilità di pensare che potrà ancora accadere. Raro caso in cui il tempo risolve tutto da solo.

Per la verità stasera avevo voglia di parlare d'altro: volevo raccontare le piccole schegge di luce di una tranquilla giornata lavorativa  in cui ad un certo punto è passato a trovarmi un collega molto dolce che spesso mi aggiorna sui suoi cambiamenti radicali, vista la possibilità che si è dato di lavorare solo per un breve periodo dell'anno. Ho scoperto che anche lui ogni tanto ascolta le conferenze di Igor Sibaldi ed entrambi siamo d'accordo sul fatto che, a prescindere dalla credibilità di quello che dice sulla percezione sensoriale come qualità da potenziare per realizzarsi pienamente, è uno che fa piacere ascoltare. Ci siamo salutati e lui è andato via assieme a tutto il suo tempo a disposizione. Io invece sono tornata alla mia scrivania.
All'ora di pranzo è passata la mia ex collega di stanza. Ieri mi ha portato un regalo che non mi aspettavo, mi ha detto che si sente ancora legata e che per lei era normale avere un pensiero per me e mi ha chiesto di pranzare assieme anche se sa bene che di solito quello è il momento in cui preferisco estraniarmi "dentro" al mio iPad. Mi ha fatto piacere assecondarla e usare quel tempo per chiacchierare con lei e un altro adorabile collega. E così ho tirato fuori il mio sandwich scongelato, ho sperato che fosse quello con la mozzarella col paté di olive nere  e gli spinaci saltati, ho preso il mio regalino "tardivo" per ricambiare degnamente il pensiero del giorno prima e ho pranzato in felicissima compagnia.

Ah...Si, il ripieno era proprio quello che speravo. Sono proprio fortunata. Col tempo comincio a farci caso








Nessun commento:

Posta un commento