Sola andata

Sola andata

venerdì 12 gennaio 2018

Bagaglio leggero (per corpo e anima)

Direi che sia sufficiente anche così. Domani sera, più o meno a quest'ora,  sarò giù. Di solito papà viene a prendermi alla stazione con in mano un grosso panino avvolto nella stagnola pieno di parmigiana fino a scoppiare e io, superando ogni inibizione, non aspetto nessun tempo per consumarlo. Ho messo un po' di cose in valigia, steso i panni, smaltito le cose deperibili e ordinato casa alla stessa maniera di certe adolescenti svogliate che tentano di mettere a tacere una madre assillante. Di mattina correrò con gli amici, farò altre cose più o meno inutili e poi partirò. E riposerò con tutte le mie forze.

Ieri sono rimasta in ufficio soltanto un'ora. Sapevo che non avrei resistito al prevedibile mal di testa da notte in bianco e da ripetute in salita dell'alba e così ho approfittato del mix di oki e aspirina per chiudermi in un cinema a vedere un film splendido su un sogno d'amore che prima di farsi carne si compie nella sospesione di un mondo altro, non intaccato dall'imprecisione dei corpi, della vita o del controllo inevitabilmente parziale delle proprie emozioni. Corpo e anima apre la mia classifica dei migliori dell'anno.
Di sera ho rivisto un amico, dopo un po' di mesi, che mi ha detto che sono proprio bella con i capelli così lunghi e io ho sperato in quell'istante che gli uomini gentili non abbiano mai il timore di esserlo troppo. Vanno benissimo così.

Non riesco a smettere di pensare ad una cosa che ha detto la figlia di Vittorio Taviani durante la presentazione dell'altro ieri. Ha detto che ormai il tema dell'amore non è una priorità del contemporaneo. Forse è vero, lo avevo intuito anche con una dichiarazione di Gazze' di un paio di anni fa: lui diceva che amava sentirsi padre (ha avuto quattro figli da due donne diverse) ma non più compagno. E a me colpì moltissimo, ma siccome ho sempre considerato la famiglia e la coppia come due concetti totalmente distinti, trovai ragionevole quanto affermava nella misura in cui la famiglia ha ormai frantumato ogni paradigma classico su cui ha garantito la sua stabilità fino ad oggi. Ma a me  interessa solo la coppia e trovo molto triste che non ne sia più possibile una felice realizzazione, magari cambiando i parametri di riferimento, abbandonando certo romanticismo incompatibile con un mondo che impone altre dinamiche, persino includendo la possibilità che non possa durare per sempre...ma che conservi la poesia, l'incanto e l'unicità. Pure a tempo determinato, se è proprio necessario. Altrimenti che senso ha fare tutto il resto?

Quest'anno si festeggiano i cinquant'anni dal '68. Io non credo che abbia colpito nel segno e che gran parte dei suoi più autorevoli esponenti si siano pienamente allineati ai modelli che dicevano di voler sovvertire. Non ho perso neppure una puntata del programma "le ragazze del '68" e mi piacerebbe tanto sapere quanto avrei fatto parte di quel mirabolante fermento, quanto ci avrei creduto e poi che fine avrei fatto. Forse avrei semplicemente indosssto quei meravigliosi pantaloni di velluto a costine, le clarks, i dolcevita neri, i capelli lunghi con la fila al centro e le collanine colorate. In realtà sono stata anche così perché quella moda è tornata. Credo che il mio problema sia proprio questo: pensare che lo spirito del tempo sia sempre visivamente rappresentabile da qualcosa o qualcuno che me lo spieghi senza chiedermi nulla in cambio. E invece troppo spesso non considero il fatto che dentro ci sono pure io e che posso persino continuare a credere in quello che mi pare, a prescindere dallo spirito del tempo, dai trend, dai cicli o dai paradigmi che cambiano. A volte mi sfugge che l'amore vero possa esistere davvero. Per quanto raro. Forse introvabile ma ancora possibile. E rivoluzionario. Ma ciò che neppure si sogna, mi pare cosa quasi certa, non si può realizzare davvero mai...









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