Sola andata

Sola andata

giovedì 18 gennaio 2018

Cos’altro è un ricordo se non un ex post?

Alla fine mi ritrovo a farlo sempre, pure se mi ero ripromessa di no. Tutte le volte che cedo alla tentazione di rileggere cose scritte esattamente un anno precedente mi lascio prendere da un misto di tenerezza, imbarazzo, qualche volta compiacimento ma più spesso giudizio severo. Sì, perché al netto di una qualità di scrittura su cui sarebbe il caso di lavorare molto, per non parlare della punteggiatura messa totalmente a caso, dei refusi e di tutte le scelleratezze linguistiche di cui giustamente mi scuso ad intervalli regolari (a consolidare tutte queste “belle” qualità c’è che non rileggo quello che poi pubblico se non dopo che mi sono accorta che qualcuno ci si è soffermato)...dicevo, al netto di tutto questo comincio a trovare anche molto sano questo mio ritrovarmi in un passato più o meno recente con al mio attivo un pezzo di futuro che nel frattempo si è compiuto offrendomi qualche risposta.

Il post dell’oggi di un anno fa è uno di quelli che ricordo con più affetto, perché descrive una sensazione a caldo su un fatto di cronaca molto grave come la tragedia di Rigopiano, si sofferma su un film che mi era molto piaciuto e, come spesso mi succede, mi offre l’occasione di provare a capire quanto stiano in piedi certe mie categoriche convinzioni sulla grammatica dei sentimenti. Grazie, sempre grazie caro “accadde oggi” che mi ricordi che ho scritto cose che qualcun altro ha addirittura letto, commentato e persino apprezzato, mentre io mi limitavo a parlare dei fatti miei, che forse soltanto miei non erano.

Oggi pomeriggio ritornerò a Milano. Come speravo è filato tutto liscio tra affetti, riposo, terme, cibo, micio, vecchi film...davvero non potevo sperare di meglio, a parte la solita solfa “adesso devi trovare il modo di tornare qui per sempre”.
Sarò onesta, forse stavolta anche io ho meno voglia di risalire e riprendere i miei ritmi in parte obbligati e in parte auto inflitti, eppure penso che sia giusto così e che per il momento il mio posto sia ancora quello. Milano rappresenta ancora il senso di responsabilità, della curiosità da soddisfare, delle sfide da affrontare senza il paracadute di qualcuno che mi protegga, è ancora quell’idea di “solitudine necesssria” che vorrei mi educasse ai rapporti perfetti. Quando penso a questo un po’ mi spavento e poi subito mi ripeto che invece è proprio giusto così.

Un anno fa un amico in chat discuteva con me di certe cose che avevo scritto e mi prendeva un po’ in giro proprio per contenuti e forma. Non ricordo chi fosse ma mi piace pensare che possa rappresentare un generico avventore delle mie personalissime sciocchezze pubbliche che un po’ si riconosce in certe mie peripezie esistenziali e un po’ è semplicemente curioso di sapere dove vada a parare la vita normale di una persona dalle insicurezze decise.

Tra un anno leggerò che oggi ero nel lettone di una mansarda troppo poco vissuta, tra lenzuola profumate come non riescono ad essere a Milano a ricordare che un anno prima raccontavo cose che sento ancora oggi e forse pure tra un anno pari pari. E così ho pensato che io i cambiamenti li noto meglio solo se ad intervalli regolari faccio esattamente le stesse cose. Come prendere appunti e lasciarli sospesi in un tempo che riaffiora. Così, giusto per ricordarmi che scrivevo, male, cose che in fondo però capivo bene mica soltanto io






Nessun commento:

Posta un commento