Sola andata

Sola andata

sabato 1 dicembre 2018

Il primo dell’ultimo (come prima più di prima)

- Hey ciao! Ci speravo tantissimo che ci fossi tu di turno. Come stai? È dall’estate che non ci si vede
- Oh si! mi ricordo bene di te. Mi dicesti una cosa del tipo ma cosa ci fai qui, non ti ci vedo proprio a fare questo lavoro, per farmi un complimento...spero...e io ti dissi che invece ero a posto così
- Si fu una bella chiacchierata...oh ma vedo che hai il Garmin anche tu. Allora non puoi che essere una runner. Lo sai che io fino a cinque anni fa facevo maratone ovunque, era diventata un’ossessione, pensavo alla corsa pure mentre dormivo. Poi da quando ho aperto l’azienda ho cambiato tutta la mia filosofia di vita. Adesso cammino tantissimo, ma non corro più. La corsa non ti fa pensare, la camminata attiva fortemente il pensiero. A parità di km consumati il risultato è completamente diverso.
- In realtà non corro più da un paio di mesi, io però non sono mai andata oltre i dieci km in cinquantanove minuti, sono anemica e correre è un’attività tra quelle sconsigliate e così mi limito a fare del crossfit e, soprattutto, a camminare come te per almeno 12000 passi al giorno. Il garmin mi serve a monitorare questa piccola abitudine quotidiana.
- Non sentirti in colpa, hai fatto bene ad interrompere, quando sentirai di ricominciare lo farai di certo. Ho già capito che tipo sei...
- Accidenti...che bravo...io no
- Eggia. È per questo che dovresti credermi quando ti dico che non sei fatta per questo lavoro
- E allora vorrà dire che quando sentirò di ricominciare lo farò di certo
- Oh...però adesso che ci penso, non ti ritroverei più quando passo per registrare i miei atti
- Vorrà dire che ti accontenterai di qualcuno nato per fare proprio questo lavoro...

Ogni tanto, quando sono di turno allo sportello, incontro persone che mentre mi osservano inserire i loro dati nel pc decidono di rivolgermi la parola, raccontarmi i fatti propri, scherzare, regalarmi penne, caramelle, inviti...e tutte le volte mi pento di non trovare abbastanza piacevole quella parte del mio lavoro. Di solito sono abbastanza timida con le persone con cui non ho confidenza e poi mi piace il silenzio rassicurante della mia stanza privata al primo piano, il lavoro esecutivo e senza troppi imprevisti, le cuffie che mi isolano, la scrivania in disordine ma con un suo criterio di gestione ben preciso...ancora oggi, nonostante tutti gli incontri gradevoli e interessanti penso che sia quello solitario il lavoro che mi piace di più. Peccato. Credo che sia una vera tara quella di trovare negli altri una fonte di ispirazione, di crescita e di divertimento inesauribili, ma di ripiegare sempre verso una naturale attitudine allo starmene in disparte.

È il primo di dicembre. Da anni è quello in cui mi diverto di più a far finta di essere quella alternativa che non festeggia mai niente. È pura finzione: anche io avverto in pieno il clima di festa, l’incanto delle luci, dell’atmosfera ovattata e del calore degli affetti. È solo che non me ne assumo il peso inutile. Non posso sostene liste di regali, auguri a tutti senza distinzione, cerimonie, addobbi domestici...no, preferisco far credere che non credo a niente e rimanere spettatrice esterna ma emozionata. È un po’ scorretto, lo ammetto, ma mi ci trovo ancora benissimo.
Tanto Dicembre la racconta sempre uguale e invece io lo so che devo riprendere a correre e a fare i miei turni allo sportello ed ad avere a che fare con la gente.
Sono in biblioteca da due ore, tra persone che come me vogliono stare zitte a condividere uno spazio senza imprevisti. Sto bene, fin troppo, e penso che sia una vera fortuna non essere fatti per un sacco di cose ma doverle fare lo stesso. E, facendole, riuscire a trovare qualcosa anche di se stessi

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