Sola andata

Sola andata

mercoledì 19 dicembre 2018

Può bastare così

Mi pare doveroso. Non fosse altro perché quando si va via è buona regola salutare ed augurarsi il meglio.
Questo è il mio ultimo post.
Sono passati quasi tre anni da quando lo aperto, ricordo che mi ero appena operata ad un piede e stavo facendo una lunga e dolorosa convalescenza lontana dall’ufficio. Avevo approfittato dello stop forzato per fare dei lavori di ristrutturazione piuttosto “rivoluzionari” per la mia casa così piccolina. E ricordo pure che stavo molto male per un sacco di motivi. Credo che le ragioni per cui all’epoca decisi di mettere in piazza il mio “interessantissimo” quotidiano, assieme alla gran parte di quello che pensavo e che sentivo, fosse dettata da un’esigenza molto forte di ordinare i pensieri, in modo da poterli “osservare” e analizzare.
Soltanto in un secondo momento mi sono resa conto che molte volte non sono stata sola in questo percorso piuttosto erratico di autocoscienza. Ormai credo che siano davvero molte le volte in cui ho riscontrato della vera empatia, tenerezza e identificazione da parte dei generosi avventori di questo sgangherato giornalino.
Se dovessi pensare ad un consuntivo di tutti i contenuti mi vengono in mente i resoconti di certi viaggi bellissimi, anedotti buffi sul lavoro, alcuni amici su cui so di poter contare sempre, le nuove esperienze che mi hanno visto sempre carica di un entusiasmo che ho poi perduto o ridimensionato. E poi c’erano le questioni di cuore, quelle che di fatto non ho mai raccontato attraverso i fatti ma solo evocato, spesso con enorme fatica, sperando che questo potesse bastare per comprendere la materia oscura di cui era composto il mio (solito) tormento e tutti i miei dubbi.
Alla fine era tutto molto più semplice delle mie labirintiche ipotesi, delle mie paure o dei miei inutili tentativi di comprensione. Alla fine c’ero sempre io, nel buio di una stanza ristrutturata, a piangere. Senza riuscire a smettere mai. E così era per giorni. Eppure questo non l’ho trovato scritto in nessuno dei miei post. Ma riesco a ricordarlo, mentre leggo tutt’altro. Che strano meccanismo! Ho scritto un blog per ricordare cose che non ho scritto. Sì, ho fatto proprio questo: costruire dei pretesti di ricordi accompagnandoli alla perfetta consapevolezza che ciò che davvero avrei fermato era il mio stato d’animo mentre scrivevo.

Ma ritengo che ormai possa bastare così.

Ho fatto in tempo a tornare a sorridere dei miei inciampi, a perdonarmi gli inutili entusiasmi, a ridimensionare i miei slanci. Ho fatto in tempo ad essere orgogliosa delle mie due o tre cose buone fatte nel frattempo. E poi a tornare a stupirmi, crescere, cambiare prospettiva. Ho fatto in tempo pure a ricascare ancora nei sentimenti, e a capire per tempo che mi stavo sbagliando di nuovo. Ma stavolta ho solo fatto spallucce, mentre mi guardo e mi piaccio come non mi capitava da mai. Prima o poi riconoscerò chi mi vuole proprio così.

Può anche bastare.

Forse qualche volta rileggerò un post a caso, magari uno di quelli con il titolo strano che non si capisce subito dove vada parare e sono quasi certa che mi metterò a ridere. Per la storia. E per quello che si nasconde dietro di essa e che solo io posso vedere. Vale il mettersi da parte ormai, perché ciò che posso ancora imparare non sta più nell’analisi del passato, nei vecchi incontri, nel cuore spezzato o nel perdono. C'è tutt’altro da fare, da diventare, da vedere. Ci sono altri incontri da favorire e nuovi affetti da consolidare. Sono sicura che lasceranno altri segni e ricordi che stavolta non si limiteranno a delle sottotracce.

Un sincero grazie a chi ha avuto generosità, pazienza, curiosità, empatia per una malinconica “blogger” . È solo che sono ormai troppo stanca di non raccontare tuttto, fino in fondo, da così tanto tempo
Vi abbraccio





4 commenti:

  1. Mannaggia, Lucia :-(
    Non puoi mollare proprio ora.
    Dovresti rilanciare, aggiungere altro sale a questo angolino, mai insipido.
    Serve la descrizione della vita vissuta, non dello stato d'animo che ne consegue.
    Fatti scabrosi, avventure sentimentali, sconvolgenti passioni erotiche, titoli comprensibili (prendi spunto dalle copertine di Chi o da Verissimo), ogni tanto un pizzico di fake news solo per rendere il tutto ancora più saporito, piccante.
    Sarebbe una lettura entusiasmante, sconvolgente, sbarluccichevole.

    p.s. ovviamente scherzo, però sono davvero dispiaciuto: un blog ha un'atmosfera più raccolta rispetto ai vari FB, Twitter, Instagram...,
    un rifugio dove è ancora possibile esprimere concetti un minimo articolati sui quali poter meditare.

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  2. Pnv sono commossa. Sei sempre caro. In realtà ho pensato a lungo a come fare per conservare il bisogno di farmi i fatti miei mettendoli per iscritto e provando a riderci sopra o sdrammatizzare. E così ho pensato che farò così: continuerò a scrivere sul blog senza condividerlo su fb, che è il principale bacino di utenti ma anche quello che vorrei evitare. Il blog ai blogger...saremo in tre o quanttro, ma mi sentirò capita. Tu invece rendi massima l tua visibilità che sei fortissimo ❤️❤️❤️❤️

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  3. Grazie Lucia.
    Buon compromesso evitare la condivisione su FB.
    "Il blog ai blogger" sembra uno slogan sessantottino :-)

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