Sola andata

Sola andata

mercoledì 18 maggio 2016

Che mi importa della porta accanto?

Ancora non l'hanno comprata. E io un poco ne sono compiaciuta e un po' mi piace immaginare possibilità e dinamiche nuove. Il bilocale accanto al mio, quello che ormai costa pochissimo perché pure l'ennesima asta è andata a vuoto, la piccola casa, che la logica più elementare vorrebbe che fossi io ad acquistare, non ha ancora un compratore. Mi basterebbe abbattere una parete per avere un  bell'appartamento comodo e spazioso, avrei due bagni e altre due ampie stanze per una zona living e una camera per gli ospiti. Ma io non la voglio. Lo spazio che ho adesso, piccolo ma sufficiente, mi aiuta a stabilire i limiti alle cose da possedere, a riconoscere ciò che è davvero essenziale, quello che è invece superfluo ma che mi piace abbastanza da meritare il mio spazio, ed evitare tassativamente quello che proprio non mi serve perché mi toglie aria senza restituirmi piacere.

Sul mio pianerottolo, in una casa esattamente identica alla mia, ci vive una famiglia di quattro persone. Che diritto ho io, da sola, di occupare il doppio del loro spazio?

È come se questa casa, vuota da così tanto tempo, fosse in attesa di qualcuno che ha davvero voglia di accogliere. A suo modo la trovo molto simile a me.

Tanti anni fa avevo una casa in Puglia. Ci ho trascorso alcune tra le vacanze più divertenti e intense della mia adolescenza e della giovinezza. Un anno conobbi un ragazzo per il quale sono letteralmente impazzita per molte estati. Lui era lì tutti gli anni come ospite dai suoi zii, poi ad un certo punto i suoi genitori decisero di comprarla e lui venne ad abitare proprio nella casa accanto alla mia. Avevo sedici anni. Mi ricordo che per lui ho fatto cose assurde: una volta ho fatto una specie di autostop per fargli una sorpresa a casa sua ( era campano, ma viveva in un paese lontanissimo dal mio), un'altra volta mi bruciai le paghette di un anno per regalargli una cintura della timberland al suo compleanno (lui del mio compleanno non si ricordò mai). Addirittura una volta andai a fargli una sorpresa all'isef, dove era iscritto. bigiai a scuola e mi feci accompagnare da mia cugina, che stava a
ingegneria ed era lì vicino e io a fuorigrotta non ci ero ancora mai andata da sola.
Credo che tutte le mie insicurezze mai risolte siano nate per colpa di quel ragazzo più grande di me, che giocò  con così poca sensibilità con i miei sentimenti e per il quale consumai tutte le lacrime di quell'età.

Poi un giorno capii, smisi di volergli ogni bene e cominciai a ridere della mia coglionaggine.
E cosi quando comprò la casa proprio attaccata alla mia, implorai i miei genitori di venderla e di chiudere per sempre con le vacanze in Puglia..
Non lo rividi mai più. Mi telefonò circa dieci anni dopo e non ne capii mai il motivo. Fu una lunghissima telefonata di un'ora e venti minuti durante la quale provavo soltanto a ricordare me stessa in quegli anni e il cuore che mi batteva quando lui parlava con me. Non ci riuscii e mi stupii. Pensavo soltanto a quanto avessi fatto bene a lasciare quella casa così tanto "vicina" alla sua lontananza.
 E così ho pensato che oggi sono proprio fortunata ad avere come vicino di casa soltanto un mondo di infinite possibilità che posso immaginare a mio piacimento, con cui non litigo mai e che non mi fanno venire mai voglia di andarmene via e non tornare mai più. Spero che nessuno la compri mai.

2 commenti:

  1. vabbè...mi sa che facciamo la colletta , tra gli amici , e ce la compriamo per farne una casa comunitaria :) :) :)

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