Sola andata

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mercoledì 16 novembre 2016

Contratture emotive e fisioterapia dei dolori inutili

Eccomi qua. Nella palestra fighettina che frequento il sabato mattina per gli allenamenti di running e il mercoledì pomeriggio per la fisioterapia. È stata una giornata tanto tanto faticosa ma credo produttiva. Un amico mi ha fatto notare che si vede che ce l'ho con qualcuno che vorrei si comportasse diversamente con me. Invece io penso che vorrei solamente che le persone fossero educate e non volutamente cretine solo per rimarcare cose che ho già capito. Vorrei semplicemente andare oltre ripassando dall'istante zero. E invece mi pare che no...rimane sempre tutto piuttosto squallido e questa cosa a me non torna mai...

Ci sta un collega di cui ho tanta stima e al quale ho dato un po' di consigli per vincere un dottorato in economia, avendone conseguito uno pure io ormai molti anni fa, fornendogli un po' di bibliografia e suggerendogli gli argomenti principali su cui puntare. Il mio collega il concorso per il dottorato lo ha vinto. Ovviamente il merito è tutto suo, ma mi piace che ogni volta mi ringrazi per i consigli che gli ho dato, e poi che continui a chiedermi pareri e a fidarsi di me. Sempre. Gli ho persino scritto una bozza di lettera da inviare al suo tutor su come potrebbe impostare questa incredibile esperienza di formazione superiore. Ecco, di colleghi così io vorrei che fosse pieno l'ufficio e la mia vita.

Non credo che sia corretto, ma mi accorgo che non faccio altro che vivere di meccanismi di compensazione, come se fosse normale che la fatica e il dolore e le delusioni debbano ricercare altrove il loro senso piuttosto che trasformare se stesse in quanto di meglio io vorrei. Faccio sempre questo errore qui: non so risolvere un problema e cerco la felicità da un'altra parte. E così ho pensato che se non riesco a fare finta di niente, se non riesco a cancellare, se non ho più voglia di soffrire per quello che non riesco ad ottenere non devo far altro che concentrarmi solo su quelle cose lì e plasmarle, piegarle, violentarle fino a quando non troverò in esse
le ragioni della mia soddisfazione.

Tra poco farò la mia ultima fisioterapia. Ho cominciato con una spalla completamente bloccata, c'ho messo sopra altro dolore, l'ho manipolata e compressa fino a quando ad un certo punto tutto quel dolore si è sciolto, fino a diventare sopportabile e poi sparire. Il dolore non si accantona, non esistono magazzini di stoccaggio del dolore, rimane energia tossica che frena ogni impulso. Il dolore lo puoi solo estirpare affrontandolo e mai accantonandolo. A volte va via da solo. Altre volte proprio no. Ti provoca, ti stuzzica, ti guarda dritto in faccia fino a porti nella condizione di trovarla una cazzo di maniera di liberarti di lui.

Oggi mi sono chiesta cosa renda i rapporti umani così variegati e perché a volte siano belli e altre no. Avrei voluto scoprire che ruolo ha il dolore in ognuno di essi e se davvero si impara qualcosa dalle offese o piuttosto va già bene fuggire, far finta di nulla, passare oltre. E se sì, come si fa a fare finta? esiste una fisioterapia dei sentimenti? Ora chiedo, che tanto la spalla ormai è guarita


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