Sola andata

Sola andata

venerdì 18 novembre 2016

Io ci metterei la firma. Verifiche esterne (con effetti dall'interno)

- abbiamo parlato con suo marito e ci ha garantito che avrebbe firmato lei il verbale del nostro accesso
- si io firmo ma non voglio nessun coinvolgimento con le cose che riguardano gli obblighi di mio marito. Sapete com'è se ne sentono tante sulle vite segrete delle persone che ci stanno accanto. Fidarsi è bene però...meglio essere cauti...

Questa è la risposta che la moglie di un commercialista milanese ha dato oggi a me e al mio collega durante un controllo per gli studi di settore. Una risposta assolutamente ragionevole eppure a me ha lasciato di stucco. Siamo entrati in una casa molto bella, col parque e l'acquario e ci stava una signora molto elegante e gentile e io trovavo tutto molto perbene, misurato e ordinato. E poi quella frase lì, con la paura di firmare qualcosa di compromettente che il marito le avrebbe potuto accollare. Non saprei dire se mi ha colpito di più questa cosa o il parrucchiere cinese dove credo di aver sentito odore di napalm promanare dalla testa di anziane signore che non rinunciano alla piega, seppure a basso costo.

Quando si tratta di uscire in verifica io sono sempre molto contenta. Per moltissime ragioni, tutte molto più valide dell'immensa stanchezza che comporta lavorare fuori ufficio, come provare a non vedere né sentire cose spiacevoli, la sedentarietà prolungata, uno strano disagio di cui non comprendo  tutte le ragioni e che mi porterebbe a fuggire via se soltanto potessi.

La moglie del commercialista, quando era ormai tranquilla e si è fidata di noi, ha cominciato a chiacchierare piacevolmente. Mi ha raccontato del figlio preadolescente che non vuole studiare e comincia ad avere comportamenti che la fanno disperare, che è stufa e avvilita. Io la ascoltavo e mi chiedevo come fosse possibile che in una casa così bella e impeccabile ci fossero dinamiche familiari così banali. Poi mi son detta che in realtà è del tutto assolutamente normale.

Cosa mi sto davvero perdendo? Una famiglia infelice e banale o una squadra vincente in cui regna simpatia, collaborazione, intelligenza e amore finché morte non ci separi? Che differenza ci sta tra lo starmene qui beata con le poche cose da fare per badare a me stessa e il non dover chiedere a nessuno cosa vuole per cena, o litigare per il telecomando o per i compiti non ancora finiti. Che tipo di appagamento danno tutte queste cose? Persino io, che ho un senso di accudimento talmente forte che appena mi affeziono a qualcuno devo immediatamente preparargli da mangiare sennò mi sento male, credo che proverei moltissimo disagio a trovare sempre bello avere una famiglia con cui mediare e provare ad evitare ogni incomprensione. Cosa mi sto perdendo? Io, che fino ad ora mi sono persa solo per chi non voleva niente di particolare da me, e questa cosa la capivo solo dopo anni, mentre facevo tentativi ridicoli per provare che invece era come  quello strano cuore irragionevole imponeva. Mi sarei con assoluta probabilità presa un uomo distratto e anaffettivo, di certo traditore, poco dolce, inopportuno e pure tignoso. Avrei passato i primi anni di unione a cercare di trovare dei punti di convergenza e dialogo, poi mi sarei ritirata in un rassegnato silenzio, fino a spegnere completamente quel povero cuore imbranato e a riaccenderlo solo quando finalmente sarei ritornata a me stessa e alle mie cose fatte da sola. E in fondo è questo quello che ho sempre fatto tutte le volte che le ho provate tutte e niente...non ce n'era. Meglio correre e inseguire mete che se voglio le raggiungo sul serio.

Questo mi sarei persa, almeno con le variabili attuali, fatte di quello che sono, delle persone a cui ho voluto bene e dell'esperienza vissuta o semplicemente tentata.

E così ho pensato che fino a quando non ci metterei la firma, su tutto - pure su un verbale dell'agenzia
delle entrate - perdermi tutto sarà sempre la mia unica scelta possibile. Le verifiche esterne forse servono proprio a questo. Ecco perché mi piacciono così tanto.

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