Sola andata

Sola andata

sabato 18 febbraio 2017

Dalla banalità delle certezze al fascino del periodo ipotetico

Fiumi di analisi e discussioni per la scissione della sinistra e pure per l'ennesima polizza intestata alla "insapiente" Raggi, ma la mia impressione è che si sia certi soltanto dell'ormai totale insussistenza della politica. Mica da sempre...solo dagli anni che vanno dalla morte di Berlinguer ad oggi. Lo dico senza sarcasmo, ma è stato con lui che si è parlato per l'ultima volta di questione morale come urgenza e priorità assoluta. Poi l'argomento non è mai più stato toccato...e mi pare piuttosto evidente. Direi che ormai tutto quello che promana da una classe corrotta fino all'ultima molecola del suo DNA sarà per me interessante quanto un saggio di filatelia.

Altro argomento "scottante" di questi giorni: le palme in un pezzettino di aiuola a Piazza Duomo. la città si è divisa in opposte fazioni bellicosissime avanzando argomentazioni tra l'estremamente idiota e il metafisico avanzato. Io resto di stucco e mi chiedo cosa mi sfugga della pregnanza di questo argomento. Giuro che non è snobismo, ma proprio non riesco a pensare a niente di non casuale e del tutto irrilevante sulla questione. Sono curiosa di sapere cosa scriveranno nei libri di storia quando tratteranno di questi anni...

I fatti miei invece mi danno più soddisfazione, se tale è per me fare quello che sento come doveroso, piuttosto che piacevole. La distinzione è fondamentale. Quello che mi piace è poltrire sul divano sfondandomi di patatine in busta. Ma non trovo alcuna soddisfazione in questo. Quello che sento doveroso è correre fino a vomitare con i miei compagni al Sempione. Ho appena imparato che seguire la propria natura non vuol dire affatto fare sempre e solo ciò che ci piace. Lo capisci con lo sport, con lo studio di materie che ti risultano affasciananti ma ostiche...e, se sei benedetto dalla sorte, con l'amore.


La soddisfazione arriva dopo, quando ho dato tutta me stessa, quando faccio una doccia bollente e mangio con un appetito vero, quando mi rilasso e ripenso con distacco alle cose per cui ho pianto molto. L'espressione "fai cose che ti piace fare" è una trappola insidiosa se non viene spiegata bene e interpretata a dovere. Le cose che mi piacciono devono incantarmi e per farlo devo intuire che mi riguardino tanto da farne mio territorio di conquista.
E poi ci sono le cose che ti piacciono ma che non ti appartengono e per le quali implementi sforzi disumani il cui traguardo è inesorabilmente la sconfitta. Brutta trappola pure questa. Succede tipo quando scegli la facoltà sbagliata, ma ormai l'hai finita e hai segnato un percorso, o quando ti piace uno a cui non interessi. Al netto di questi due eventi difficilmente rimediabili, credo che tutto sia possibile nella vita.

Per esempio, io non ho mai avuto istinto materno. Non mi importa nulla di non avere figli. Ne avrei fatti solo per un grandissimo amore e non per perpetuare me stessa, cosa questa che ritengo essere una maniera di concepire la vita e la maternità vecchia e piuttosto squallida. Mi interessano infinitamente di più gli animali e lo dico senza cinismo. Semplicemente è una mia naturale attitudine. L'infanzia non mi riguarda se non per singoli e ridottissimi casi isolati. I gatti invece mi piacciono tutti, senza distinzione. Eppure sono sicura che non mi tirerei indietro se trovassi qualcuno con cui fare dei bambini, se mi facesse sentire questo dovere come una naturale evoluzione di quell'amore. Se non è successo finora significa che non è lì che ho trovato la mia dimensione e non è per quello che devo sprecare le mie energie.

 E così stasera ho pensato a quante cose stupide ho fatto semplicemente perché credevo che mi piacessero e invece non mi hanno procurato alcuna soddisfazione, e poi a quante me ne son perse assieme a chissà quale incanto, e poi anche a quante cose non farò perché non mi sono venute in mente, non ci ho fatto caso. Penso alle persone a cui ho voluto bene e che mi hanno preso in giro, a quelle che ho rifiutato senza appello, a quelle che non incontrerò mai...e a quanto sia parziale assecondare la propria attitudine se questa non si è prima allenata a fare attenzione a tutto quello che vede e che sente. Ma soprattutto a tutto ciò che "potrebbe" vedere e sentire ma ancora non lo sa.









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