Sola andata

Sola andata

giovedì 2 febbraio 2017

Tutto compreso (...extra a parte...)

Funziona. Credo che l'atteggiamento psicologico che sta dietro alla capacità di resistere alla stanchezza sia aiutato da un po' di piccole strategie. Le mie ferie avanzate dall'anno precedente si stanno consumando così, ogni mercoledì e di giovedì, fino a che posso, per interrompere l'orizzonte infinito tra il terrificante lunedì e l'irragiungibile venerdi. Così facendo trasformo il lunedì in un giovedì artificiale e poi passo direttamente al venerdì, che è il giorno di lavoro più bello del mondo. A volte ho bisogno di certi artifici mentali per consolarmi e continuare a prestare attenzione su ciò che voglio fare del mio carattere. Le ferie comprese nella settimana, piuttosto che i banalissimi week end lunghi da furbetti dell'assenteismo, sono la mia vera svolta di questo periodo.

Oggi qui a Milano ci sta una inondazione di grigio e una pioggerella lenta e inesorabile che invogliano solo a riflessioni rassegnate o elaborazioni di dolori sbrigativamente tamponati. Non è bastato neppure gironzolare in una semivuota Esselunga a comprare tanta verdura fresca, barattoli su barattoli di cipolline borettane, frutta secca e integratori di magnesio. Sono rientrata (tutta bagnata perché meglio zuppa che con quella palla di ombrello in mano) e il "demone della comprensione" mi ha detto di mettere a posto la mia spesa superflua, asciugare i capelli e poi sedermi e mettermi pensare a qualcosa che mi fa stare male. Mi ha detto di continuare a riflettere e di rialzarmi solo dopo almeno un tentativo completo di risoluzione.
E io ho fatto proprio così, obbedendo a un mostro molto poco sacro ma di cui ho un insano rispetto, mi sono seduta e ho ripensato al mio dolore più recente. Sono partita dal momento in cui era sopraggiunto e ne avevo istantaneamente scritto qui sopra, mentre piangevo come una bambina e già sentivo che non ce n'era nessuna ragione. Perché a volte funziona proprio così, che il dolore lo capisci e lo trovi insensato già mentre lo provi, ma poi non è mica detto che questo sia consolatorio di per se'.
Credo che in quel momento lì io stessi soffrendo non per quello che avevo saputo, ma per la tenerezza che provavo per la me stessa degli ultimi anni, per le convinzioni che avevo e sulla necessità che si realizzassero proprio come le vedevo io.

Fb mi ricorda quello che scrivevo fino a otto anni fa, quando ero altrove e desideravo cose che ho completamente scordato. E poi ha cominciato a dirmi cosa è successo da un certo punto in poi e a come mi sono concentrata su cose e persone sbagliate, al modo in cui ne ho fatalmente tralasciate altre forse fondamentali. Mi è sembrato di essermi messa davanti a uno specchio deformante che mi restituisce un'immagine tutta sbagliata perché frutto essa stessa di una visione distorta della mia storia.
E così oggi quel dolore me lo sono scritto su un foglio, ho provato a metterci dentro tutta l'ironia e il disincanto possibili, perché sono certa che l'elaborazione del dolore passi necessariamente per una forma di esorcismo comico o, per l'appunto, ironico. E ora che l'ho consegnato al demone della comprensione, ho deciso che ne faccio pure un post per S.Valentino su questo blog. Ne è uscito un racconto tristallegro che mi ha fatto fare pace con quello che sono, con le cose che vedo e sento rispetto a ciò che davvero sono e con la facilità con cui mi lascio ferire da chi forse non si accorge neppure di farlo.

Le ferie "comprese" tra un giorno di lavoro e l'altro servono a questo: a recuperare. E io in effetti ho recuperato...ho recuperato un dolore e me lo sono raccontato, poi sono andata dal demone della "comprensione" e gliel'ho fatto correggere. Lui si è messo un po' a ridere e mi ha detto che se non la smetto di giocare con le parole, ma pure coi sentimenti maneggiati male, faccio una fine brutta assai.

Ma fino a S. Valentino potrei ancora riscrivere la mia storia un sacco di volte. Che tanto la "comprensione" non finisce mai. Come ogni demone che si rispetti.



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