Sola andata

Sola andata

domenica 26 febbraio 2017

Fiera del mio incespicare

Martedì scorso, durante gli allenamenti, mi sono fatta molto male. Succede spesso quando faccio le ripetute in salita, perché chi, come me, ha carenza di ferro tende facilmente ad
avere crampi molto dolorosi quando si fanno sforzi particolarmente intensi. Stavolta però è andata diversamente: durante la salita qualcuno involontariamente mi ha dato un calcio violento sul polpaccio destro e in quel momento mi parso di essermi avvicinata in un istante luce al firmamento e ai pianeti appena scoperti. Un dolore intensissimo. Non so neppure come sia riuscita a prendere la metro e a fare tutto nei giorni successivi. Ancora adesso zoppico un po' e ho delle fitte molto acute. Pazienza.

Nonostante questo incidente, ieri sono comunque andata agli allenamenti alla scuola di running. Non mi sono mai assentata da quando mi sono iscritta e troverei inconcepibile farlo pure se stessi molto peggio di come sto ora. Credo che sia una questione legata ad un temperamento che oscilla perennemente tra la sbracatezza più totale per le cose che non superano una soglia minima di interessamento e una rigidissima disciplina militare per le cose in cui credo molto. Io faccio sempre così e ormai non mi riuscirà di modulare meglio la qualità della mia partecipazione alle faccende della mia vita.
Mi sono iscritta a questa scuola esattamente un anno fa, non ricordo neppure come l'ho scovata. Fatto sta che mi hanno addirittura scelto come una dei testimonial del sito e io mi sono così affezionata allo staff e al gruppo che ritengo questa esperienza una delle cose migliori che mi siano capitate. Quando ho deciso di iniziare mi ricordo che avevo un disperato bisogno di correre con qualcuno, di imparare un po' di tecnica e di lasciar "correre" una questione che chissà perché mi stava così tanto a cuore e per la quale ho impiegato un tempo lunghissimo a riconoscere come infondata. Chissà in che cosa avevo riposto certe mie convinzioni così assodate? Ogni tanto ci penso ancora e in mente non mi viene proprio niente ed è da qui che sono partita per smettere di sentirmi ferita o di prendermela con la mia proverbiale ingenuità. Non ho fatto niente di male ma spero di non farlo più.

Dicevo dell'allenamento di ieri. Appena ho provato a correre mi sono resa conto che mi sarebbe stato impossibile. L'allenatore mi ha detto di fermarmi e di fare un allenamento diverso, fatto di camminata veloce, esercizi di stretching e altre attività che attutissero la contrattura. Ho fatto tutto quello che mi ha detto e il dolore si è di fatto ridotto di molto. Quando siamo rientrati in palestra io però continuavo a tenere un'andatura zoppicante e lui mi ha redarguito esortandomi a non fare movimenti di compensazione, ma sforzandomi di camminare correttamente, pure se fa male. Mi ha spiegato che aiutandomi con muscoli diversi da quelli corretti avrei favorito nuove problematiche alla postura e contribuito ad atrofizzare la parte offesa. Mi ha detto che col tempo la lacerazione si sarebbe riassorbita e che mi avrebbe fatto sempre meno male. Ma, appunto, ci vuole tempo e un po' di esercizio sul dolore.
E così ho pensato a quante volte io stessa ho adottato la tecnica della compensazione tutte le volte che mi sono rifiutata di pensare a quello che mi faceva stare male provando a distrarmi facendo cose a caso. E mi sono resa conto che è vero. Non ha mai funzionato, come non ha funzionato piangere, insistere, fare tentativi, parlare. Ha funzionato misurarmi con quella sofferenza, concentrarmi sulla sua natura. E poi ha funzionato aspettare. E, ovviamente, correre quando le gambe lo permettono. 

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