Sola andata

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sabato 4 febbraio 2017

Nove di tredici

Pare che oggi Facebook compia tredici anni. Io ne faccio parte da nove. Mi ricordo perfettamente quel momento. Stavo nella biblioteca di Suzzara, "ridente" paesino della bassa padana in provincia di Mantova in cui ho trascorso sei mesi per un tirocinio. Trascorrevo tutta la mia giornata non lavorativa in quel posto magico e fiabesco dove avevo libero accesso a internet e ad alcune attività cinefile molto originali che hanno reso indimenticabile la mia permanenza in quello stranissimo luogo.
Pioveva, io scrivevo ancora sul mio vecchio blog e avevo deciso che era arrivato il momento di esprimermi con meno parole e a una platea più variegata. Credo che sia stata una delle cose migliori che mi siano capitate nella vita. Io neppure mi ricordo come riempivo i miei vuoti di attività prima di Facebook, ma in ogni caso sono certa che non fosse affatto meglio. Mi ci sono appassionata subito, non ho mai perso l'entusiasmo e col tempo ne ho variato finalità e modalità espressive.

Credo che di Facebook potrei non stancarmi proprio mai. Mi hanno stancato alcuni di quelli che seguo, l'eccesso di narcisismo, il buon giorno e la buona notte che alcuni si sentono in dovere di dare al proprio "pubblico", mi stancano i depressi cronici e le vittime lamentose, quelli che offendono in modo gratuito, la volgarità o i "salvinismi" variamente declinati. Mi appassiona l'utilità sociale e la simpatia, la velocità con cui passa l'informazione o le emergenze a cui prestare tempestivo soccorso, la rapida circolazione delle idee. Mi entusiasmano persino le bufale e tutte quelle innocenti e grossolane boiate che mi ricordano quanto siamo anche irrimediabilmente miseri e meschini, pressappochisti e superficiali. Mi piace questa immensa, meravigliosa, inarrivabile cassa di risonanza di quello che siamo attraverso quello che è Facebook. Nessun sociologo, antropologo, intellettuale o guru saprebbe descriverci meglio...Ed ecco che sento arrivare, come una zanzara dispettosa che piomba dal nulla alle due di notte a disturbare i sogni del giusto, il professorino di turno, che cita Eco e ti dice che però in questo modo anche gli imbecilli hanno l'immeritato diritto di parola che in passato per fortuna non avevano. Ed ecco che a me viene l'orticaria e con tutte le bolle sulla pelle mi ritrovo a dire che erano imbecilli anche prima di Facebook e per fortuna adesso li riconosciamo prima e meglio in quanto imbecillì, che il pensiero critico non è morto, ma è ancor più vivo di prima e lotta con noi, almeno con quelli di noi che vivono anche di altro, che ancora credono nella scuola, nel cinema, nella fatica dell'apprendimento metodico e che purtroppo l'imbecillità non è colpa dei luoghi dove essa si manifesta in tutto il suo "splendore".

Comunque, sono passati nove anni. Io intanto ho di nuovo riaperto il mio blog, perché alla fine non è proprio la stessa cosa e l'uno non esclude l'altro.
Fb rimane il luogo privilegiato in cui esprimo le mie emozioni a caldo, senza filtro, e tutte le mie convinzioni più categoriche, è il mezzo attraverso il quale mi confido senza troppi freni con un mondo ipotetico che immagino mi stia ascoltando o che abbia delle reazioni costruttive. In questo a volte si rivela una valvola di sfogo un po' pericolosa e facile preda di fraintendimenti ed equivoci. Ma trovo infinitamente interessante e stimolante anche questo. Non è tutta la mia vita, ci mancherebbe altro, ma ne è un importante evidenziatore e un modo prodigioso di consentirmi di appuntarmi le sensazioni, di non sentirmi sola. Di connettermi con me stessa e con gli altri.
Grazie fb. I tuoi anni sono in parte stati i miei anni. Quelli che mi hai fatto venire voglia di scrivere e mescolare con quelli degli altri. Grazie soprattutto per tutta la solitudine che mi hai garantito facendomi sentire in così ottima compagnia.



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