Sola andata

Sola andata

mercoledì 7 settembre 2016

Assenza di pesi

Non saprò mai se è merito mio o se rientra nel naturale processo di elaborazione delle emozioni. Oppure semplicemente bisogna pur vivere...e ad un certo punto uno scopre addirittura che è meglio non cercare di stare sempre male.

Però è un fatto che ci sono periodi della mia vita in cui mi macero tra dolori inutili, di solito legati a rapporti umani insoddisfacenti, dolori inevitabili, come quelli legati alla mia paura di un tempo di non riuscire ad affrancarmi dalla dipendenza familiare, oppure dolori "evanescenti", per lo più ascrivibili alla ricerca di un "senso" che non fosse esclusivamente legato ai soli meschini traguardi del quotidiano.

Quando i suddetti periodi decidono di propormi le loro sfide io non posso fare altro che raccoglierle con l'attrezzatura minima che mi ritrovo in dotazione e che cerco di farmi bastare.E la mia forma di lotta credo che sia sempre la stessa: mi lascio assorbire completamente da quel dolore, provo a decifrarlo e a sentirne tutto  il peso sul cuore e mi ci lascio schiacciare per tutto il tempo che vuole. Credo che la ragione sia perché in realtà, in quei periodi, io sono totalmente incapace di trovare una qualsiasi forma di consolazione.
Poi, ad un certo punto, e dopo un tempo che mi è impossibile prevedere, quel peso si trasforma. Diventa sostenibile, tramuta in disincanto e ironia e poi scompare del tutto.
E io, tutte le volte che sto di nuovo bene, non so mai dove abbia fatto la mia parte e dove invece sia merito del tempo che aggiusta sempre tutto.

Mentre penso a queste cose sono in un treno appena partito da Roma per tornare a casa mia. Il tempo è volato: ho letto un po', ho comprato delle cose su un sito, ho visto dei video molto divertenti e non mi hanno dato fastidio neppure le conversazioni inutili di certi passeggeri agganciati al telefono per tutto il viaggio, forse gli avranno detto che a stare in silenzio si esiste meno. Ma quando sto bene sono davvero pochissime le cose in grado di irritarmi. Nessun peso sul cuore, nessuna faccenda irrisolta da chiarire, zero ossessioni o chiodi fissi. Nulla mi opprime. E io non ci sono mica abituata. E mi chiedo quanto durerà questo idillio basato nul nulla.

Dice che amare è soffrire. E io un poco c'ho sempre creduto, come pure credo che sia vero che in quell'assurda condizione di dominio senza ragione dei sentimenti si è più creativi e il mondo assume una prospettiva unica. Essere innamorati è la miglior cosa peggiore che ci possa capitare. Sono tuttora certa che sia così, soltanto che oggi penso se non ci finisci dentro troppo spesso può essere una gran fortuna. E io ho un gran bisogno di starmene in questa pace senza zavorre, senza un cuore che mi ricordi continuamente che di lui non c'ho mai capito niente e che lo faccio battere solo dove un demente duole...

E così ho pensato che se è vero che il dolore non si sa mai quando arriva, e neppure quando passa, posso almeno provare ad evitare tutto quello che ho già conosciuto, quello che era così demente da rendermi stupida a mia volta. E salutarlo con la manina, con quell'espressione che fanno certe bambine un po' buffe quando sono in braccio a uno grande che le salva e se le porta via.

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