Sola andata

Sola andata

domenica 11 settembre 2016

un sabato pomeriggio...o qualcosa del "genere"

Una sera di qualche tempo fa, chiacchierando con un amico sulla via di ritorno da una serata trascorsa in compagnia, ad un certo punto lui mi disse una cosa a cui non faticai a credere. Mi disse che il 90% delle conversazioni tra maschi, inclusi quelli felicemente fidanzati come lui, verte su donne o al massimo sullo sport. Ma molto preferibilmente donne. Non volli indagare su forme e contenuti di certe conversazioni, ma ricordo che il mio stupore fu davvero minimo e sperai che quella bella conversazione che avevamo avuto in quel tram, in una tarda serata di primavera, potesse riuscire a compensarlo di una cosi limitante monotonia tematica da compagnia maschile.

Ieri, dopo tantissimo tempo, ho trascorso un pomeriggio intero con le mie cugine, mia zia e un numero preciso, tre, ma in realtà relativo, io sentivo la presenza dei 300 alla volta dei turchi, di pupi che scorrazzavano per la casa a sperimentare metodi di distruzione domestica. Abbiamo parlato di un sacco di cose, ci siamo aggiornate su storie nostre, storie di altri, lavoro, bambini che crescono, bambini che nascono, bambini che non nascono. E pure noi ad un certo punto abbiamo parlato di uomini, di quelli che non ci capiscono come vorremmo, di quanto di buono riescono comunque a fare e di come potrebbero  essere più amabili anche solo con pochissimi accorgimenti. Le ore sono trascorse così, volando mentre noi ridevamo tra torte al cioccolato, aneddoti esilaranti, ricordi che si sono trasformati in suggestioni, pettegolezzi innocenti e episodi attuali inaspettati che in quei vecchi racconti non avrebbero occupato neppure una collocazione immaginaria.

È stato bello e strano avvertire così bene che il tempo passa lasciando tracce che ad un certo punto diventano storie di percorsi precisi e smettono di essere dei semplici giorni che si susseguono senza rendere chiaro il loro ordine. Nuovi nati, nuovi posti in cui abitare, incognite del lavoro, le difficoltà della lontananza...concetti astratti che sono diventati storie e momenti di vita precisi, su cui finalmente ridere, di cui meravigliarci o esclamare "chi l'avrebbe mai detto che sarebbe andata proprio così".

E così ho pensato che forse è vera quella storia del cosiddetto "vantaggio sleale di natura". Di solito serve a spiegare perché uno come Bolt vincerà sempre pure se uno si allena mille volte più di lui, o perché la Bellucci sarà ai miei occhi la più bella del mondo terreno anche se diventa una vecchia decrepita. Io credo che esista un vantaggio sleale di natura anche nella costruzione delle ore fatate: quelle che sono capaci di creare solo le donne che passano un pomeriggio assieme e riescono a farlo diventare un piccolo capolavoro della narrativa orale perché ci mettono dentro tutto, aggiungendoci il gusto e la delicatezza. Come si fa con le ricette molto complicate, quelle che vengono bene solo se sai come amalgamare tra loro tutti gli ingredienti e quali sono i passaggi fondamentali che rendono quel piatto riuscito.
Ma in fondo io che ne so che cosa si sarebbero raccontati quattro uomini seduti a un tavolo in un sabato pomeriggio qualsiasi, con tre pupi da cui difendersi.
Ma sì che lo so cosa si sarebbero raccontati...e forse le loro ore sarebbero state altrettanto fatate quanto le nostre senza di loro. Oggi è domenica. E a me qualcosa non torna..






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