Sola andata

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giovedì 7 aprile 2016

Chi va veramente a "genio"?

Alla fine il dubbio ti viene. Quando ti appassioni a personaggi che trovi geniali al punto da provare a figurarteli nel loro momento creativo, ti chiedi da dove venga tutta quella magnifica ispirazione. Dice che il genio ha una sua matrice insondabile e misteriosa, che non è il frutto di una educazione, esercizio o istruzione, che conta poco pure quanto il soggetto in questione sia colto. Il genio è tale perché c'è in lui qualcosa di divino che gli consente di leggere il mondo secondo una chiave del tutto nuova, aggiungendo altre verità e nuove prospettive. Ok, mi piace perché mi fa sentire meno in colpa, nel senso che è inutile che mi sbatto e mi impegno per diventare genio che tanto è una cosa che non si può imparare. Tutto quello che avrei potuto fare se proprio avessi voluto essere un po' più felice di come sono (ma manco è detto) era capire quale fosse la mia attitudine principale e lavorare solo su quella. Perché si sa, tutti noi umani, anche quelli semplicemente normodotati, siamo felici se riusciamo ad essere la massima espressione di ciò che siamo. Che ci vuole?...non chiedetelo a me (tendo alla violenza quando non conosco le risposte)

Invece per i geni è diverso. Loro sono già la massima espressione di se stessi e pure di quello che riescono a fare. E allora ho cominciato a chiedermi come possono mai articolarsi delle giornate-tipo dei geni: sono così sregolati come vuole la letteratura più banale al riguardo? Oppure ci sono considerazioni più sottili sulla condotta di questi invidiabili "macrocefali". Ho provato così a considerare le abitudini di alcuni famosi "intellettuali"  (facciamo che uso la parola genio con più cautela da ora in avanti) contemporanei che trovo estremamente interessanti, se non altro perché per tutti loro si tratta di autentiche ossessioni da cui non possono prescindere per poter lavorare ai loro altissimi livelli.
Ci sta la Amelie Nothomb, di cui ho appena finito l'ultimo delizioso libro (il primo per me), che scrive tutti i giorni dalle 4 alle 8 del mattino e poi basta. Passa poi il resto della sua giornata a scrivere a mano lettere di risposta ai sui ammiratori. Pubblica rigorosamente un libro all'anno. Non uno di più né uno di meno
L'altro famosissimo scrittore Murakami dice riesce a mettere la penna sul foglio soltanto dopo aver corso almeno per dieci chilometri. Anche per lui questa è una pratica quotidiana.
Woody Allen scrive tutti i suoi film in una camera d'albergo, con una macchina da scrivere, poi taglia i fogli a pezzettini e ricostruisce i dialoghi facendo dei grossi collage. mai usato il pc, mai scritto a casa sua.
Il mio amatissimo Zerocalcare non conosce resa: è capace di tenere la matita in mano per dodici ore di fila, sudare, non mangiare non avere necessità primarie, fino a quando non decide di aver finito. C'è una mistica zen nella sua concezione del disegno e se non l'avessi visto con i miei occhi non lo crederei possibile.
Superfluo dire di Kubrick che viveva in un labirinto inespugnabile da chiunque e della cui maniacalita' ha risentito il sistema nervoso di chiunque abbia lavorato con lui.
Haminguay e Bukowsky (ma in realtà moltissimi altri) non scrivevano mai niente senza almeno un gatto tra i piedi.
Non vado oltre che tanto mi bastano questi esempi per pensare che pure quella degli intellettualmente eletti è 'na vitaccia e trova le su ragioni di completezza nelle sue stesse ossessioni.

Io non posso sapere cosa significhi essere un genio, trovo già una conquista enorme riconoscerlo e apprezzarlo, ma credo che la questione stia proprio tutta qui: alla base di ogni talento innato, pure di quello rivolto a sovvertire le regole auree fino ad ora conosciute in quel campo del sapere, c'è anche una forma ossessionata di rigore e di disciplina che trova sfogo in attività anche molto strane e improbabili. Forse perché è vera la storia che tutto si tiene assieme secondo legami non banali, misteriosi  o magici di cui solo gli illuminati comprendono il senso.

E niente. Volevo solo aggiungere che sapete tutti che io mi alzo all'alba, faccio sport tutte le sante mattine, amo i gatti...e che quella del genio "incomprensibile" è una carriera che si costruisce piano piano...prima di riuscire generare una perfetta "Arancia meccanica" o anche un'"Irrational man" di tutto rispetto.
(Ahahaha....ahahaha)









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