Sola andata

Sola andata

mercoledì 27 aprile 2016

Una giornata in particolare

Mica lo so davvero come si fa. Quando il rischio è quello di scadere nella retorica vuota o di parlare di cose che non posso davvero conoscere è come se il mio cervello si screpolasse ad ogni mio tentativo di elaborazione originale. Forse è questo il motivo per cui parlo quasi sempre e solo dei fatti miei pure quando voglio dire tutt'altro. Però ci stanno delle cose che si possono raccontare solo se si fa lo sforzo di prescindere da se stessi, almeno per una piccola parte.

Io non vado quasi mai alle manifestazioni (da solitaria tendente all'isolamento ho sempre avuto problemi di allineamento al sentimento collettivo), ho già detto che non credo negli scioperi, che diffido moltissimo del l'operato dei sindacati. Ma nonostante tutto questo ho sempre votato a sinistra e da quando vivo a Milano il mio 25 Aprile è sempre stato in piazza Duomo a rendere onore e a commemorare. Al sud non ho memoria di eventi così ben organizzati come fanno qui. Ma questo lo comprendo...la liberazione è faccenda del Nord...noi laggiù le cose potevamo capirle solo molto dopo...

Io sono cresciuta in una famiglia che ha sempre votato a destra, al liceo col programma di storia si arrivò fino alla prima guerra mondiale e non ho mai ascoltato storie di partigiani da nessuno dei miei parenti anziani. Neppure io saprei davvero dire come mai per me sia scontato che il 25 Aprile sia una giornata da celebrare. Forse perché ci sono pezzi di storia con i quali nasciamo tutti in dotazione, perché esistiamo e siamo ciò che siamo grazie al fatto che certe giornate hanno consentito alla storia di non rassegnarsi ad un destino di sottomissione. Credo che anche questa si possa chiamare memoria condivisa.
Il mio 25 Aprile è trascorso tra amici che quella memoria la custodiscono con devozione angelica e ad ascoltare le parole di un signore di 93 anni, il presidente dell'Anpi Smuraglia, che ha una coscienza del presente e del suo paese che può essere solo degli illuminati e di quelli che hanno visto cosa stava per diventare questo paese se non fosse stato liberato.

Una volta, durante un 'intervista ad un partigiano, il giornalista chiese se vi fosse qualche rimpianto per una giovinezza negata. E lui rispose: "No. Perché cosi è la vita". Mi colpì moltissimo quella risposta è ci pensai per tanto tempo a cosa davvero intendesse. Poi ho capito. Così è la vita significa che quando ti chiama e ti dice di andare, anche a dispetto della tua di vita, tu ci vai come in preda a un richiamo insopprimibile.

E così ho pensato che anche a me piace tanto l'espressione "così è la vita". Il problema sorgerebbe se dopo mi chiedessero "così come?"...






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