Sola andata

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lunedì 8 agosto 2016

Cari prof. Siate all'altezza del "ruolo"...se no statevene a casa

È più forte di me ma certe cose mi offendono indipendentemente dal fatto che mi tocchino o meno da vicino. La reiterata polemica dei professori che non vogliono allontanarsi da casa perché sono le cattedre che devono andare da loro è una questione che mi fa pulsare le tempie. Per più di una ragione. La prima e più ovvia di tutte è che siamo stati in tantissimi a partire e ad allontanarci dalla terra di nascita perché il lavoro sicuro stava da un'altra parte e non abbiamo mai fatto proteste per questo. Lavorare non è obbligatorio ma molto spesso è una necessità e se davvero è tale ci sta poco di cui lamentarsi. In realtà già mi basterebbe anche solo pensare a questo per trovare pretestuosa ogni polemica al riguardo da parte loro. Ma le ragioni della mia indignazione sono altre.
 Io ho sempre venerato la figura del docente, l'ho sempre investita di un'aura magica e anche se in realtà sono pochissimi quelli di cui ho conservato sufficiente stima, continuo a credere che non si tratti di un lavoro qualsiasi. Chi sceglie di formare coscienza e sensibilità di un essere umano vorrei sperare che abbia fatto un percorso individuale e professionale animato dalla passione e dalla responsabilità di chi ha un così enorme potere di incidere sulla qualità di uomini e società...

Trovo indecorose le ragioni della loro protesta perché in quelle voci e in quegli argomenti io non ritrovo individui degni del ruolo che dovrebbe essere loro attribuito. Se la scuola è ormai lontana dal vero spirito del tempo le ragioni sono molte e tra queste di certo gli insegnanti senza passione sono il guaio più grosso. Ma io ho avuto dei pessimi professori...per cui paradossalmente nemmeno io stessa posso garantire sulla qualità del mio pensiero...

Io ho un lavoro che asseconda totalmente la mia idea di "tempo in vendita": mi reco in un posto, eseguo quello che mi si dice di fare, finisco il mio orario e me ne vado ad assecondare altrove  la mia natura. Tra dieci anni per rendere conto del mio operato dovrò cercare pratiche polverose in un archivio impraticabile. Un docente invece si ritroverebbe di fronte un uomo a cui anche involontariamente avrà trasmesso una parte di se'. A me verrebbero i brividi soltanto a pensarci.

Cari docenti che vi lamentate perché dalla Sicilia vi hanno spostato in Lombardia, perché non provate  a dimostrare di essere sinceramente interessati a trasmettere la parte migliore di voi a chiunque e ovunque? oppure continuate pure da precari a casa vostra, se questo può farvi stare meglio. Ma per carità,non banalizzate nel modo in cui state facendo il vostro ruolo con preclusioni arcaiche che fanno pensare all'insegnamento solamente come un comodo ripiego...



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