Sola andata

Sola andata

venerdì 26 agosto 2016

La seconda migliore scelta possibile

Ormai sono tanti anni che ho fatto mia la convinzione che raccontare i fatti propri e decidere di condividerli con chiunque trovi la cosa divertente/interessante/discutibile/detestabile o anche solo la maniera più efficace per confrontare l'esaltante vita di un vip da rotocalco con quella di una anonima sconosciuta, emigrata da una provincia del sud nella scintillante Milano e che si muove nel mondo incespicando e cadendo...e ridendo delle sue ricadute.

Però certe volte è proprio imbarazzante. Da un po' di giorni, prima dell'ennesimo terremoto che ci ha colti impreparati come sempre, riflettevo su quello che è stata questa strana estate per me. Pensavo che è stata bella perché mite. Mite nella temperatura, negli imprevisti, nel traguardo tanto temuto dei quaranta e invece alla fine me li tengo con tanto piacere. Sì, mite è la mia parola chiave di questa estate. Mite anche per l'accettazione atutte le mie attese mal riposte, per il cuore mai appagato ma alla fine...fa' niente, per gli obiettivi che voglio raggiungere ma stavolta con un passo diverso. Avevo bisogno di un'estate così per riparametrare tutto. Ma è imbarazzante. Mentre scrivo sono fresca delle immagini di blob, che è il mio unico canale di informazione televisiva. Raccontava il terremoto cucendo i servizi abominevoli della nostra peggiore televisione, alternandoli ad immagini non commentate che finalmente rendevano giustizia a tutti i racconti mancati.
È imbarazzante non trovarsi mai in sintonia con gli umori del mondo, questa colpevole percezione che la mia quotidiana battaglia individuale per mantenermi più viva che posso è spesso in netto contrasto con gli accadimenti della storia collettiva.

A me piace parlare delle cose che mi succedono, pure di quelle che dal mio personalissimo punto di vista sono dolorosissime, perché uno dei piccoli miracoli che può fare il racconto è proprio quello di restituire nuove forme ai fatti, spesso rendendoli buffissimi ed esorcizzandone quasi del tutto il peso. Ma come si fa davvero a raccontare il dolore che non sai codificare e che puoi immaginare solo come ipotesi remota perché quando succede, e gli sopravvivi, poi di quello che eri prima ormai non rimane più nulla?

Io vivo sola ormai da tantissimi anni, eppure mi succede ancora, ogni tanto, di notte di svegliarmi di soprassalto. Forse perché raggiungo dei picchi di solitudine così insopportabili che si trasformano in incubi spaventosi. E mi dico sempre che è vera la storia che fa più paura avere paura, da soli, di notte. Poi passa, ma non ha senso lo stesso.

E così ho pensato che è davvero strano provare questa riconoscenza gratuita per una stagione, un'età, uno stato d'animo pacificato, un cuore che si è fatto consigliare dalla ragione e ha deciso che è più forte lei...in aperta contraddizione con un mondo che procede spedito verso imprevisti ingestibili ma prevedibilissimi, l'odio rancoroso e infondato per tutto ciò che è diverso , il chicchiericcio ipocrita e incompetente, lo sciacallaggio.

Io non sono in grado di fare molto per impedire tutto questo, se non provare ad agire secondo una sensibilità e una coscienza che presumo essere aderenti a quella collettiva. Ma non lo so come si risolvono i problemi e mi piacerebbe, una volta tanto, che quelli che sono delegati a farlo ci riuscissero con fare illuminato. Però posso provare a fare una cosa a cui non avevo mi pensato. Posso provare ad essere meno triste che posso che, ti assicuro, è una roba quasi impossibile quando la tua pretesa è quella di essere felice a tutti i costi. Non è questo il tempo per essere felici. Se non lo siamo tutti non può esserlo davvero proprio nessuno.

E niente. Tutto qui: essere meno triste che posso è la mia migliore seconda scelta possibile che posso fare per pensare che una nuova estate mite per tutti sia possibile. A me per oggi basta anche soltanto non svegliarmi all'improvviso in piena notte


  

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