Sola andata

Sola andata

mercoledì 3 agosto 2016

Radio days

Mi pare doveroso approfondire il discorso proprio nella sua parte che mi sta più a cuore. Qualche tempo fa mi sono trovata a scrivere cose sulla televisione, su ciò che ha rappresentato per me, su quello che è diventata, le sue degenerazioni, i suoi arcaismi fuori contesto, la sua "voluta" incapacità di fornire strumenti di lettura di un mondo che cambia assumendo volti di cui lo schermo non riflette nessun lineamento.
Dicevo che in fondo la cosa ormai non mi riguarda più perché ormai da anni amo la radio e le sue voci intelligenti, divertenti e giovani. In realtà io ascolto da sempre radio due ( e i podcast di radio 24 che propone delle cose sublimi che scelgo di sentire quando posso).
Da un paio di mesi si è insediato Carlo Conti in qualità di direttore artistico e non ha esitato a stravolgere la quasi totalità dello storico palinsesto. Potrei non discutere, potrei aspettare e stare a sentire come mi suonano le novità. Potrei assecondare il taglio eminentemente musicale piuttosto che di contenitore di rubriche di varia natura...potrei ma ne sbatto e sbrocco subito.
Radio due è una radio che amo proprio per la linea editoriale che la contraddistingue da sempre, che è fatta di tanta musica ma anche di racconti, di comicità di impegno, di informazione. Non contesto il fatto che ci debbano essere dei programmi nuovi...ma la linea editoriale non la devi toccare!
Perché mi sono arrabbiata così tanto? Mal che vada non la ascolto più. Eh no...troppo facile...io mi alzo alle cinque. La prima cosa che faccio appena apro gli occhi è accendere la radio. È un automatismo imprescindibile.  Dalle cinque alle sei  io devo avere qualcuno che mi racconta quello che ci sta dietro le canzoni che ascolto mentre bevo un barile di caffè e comincio a pedalare su una maledettissima cyclette. Non puoi capire il trauma quando John Vignola ad un certo punto se ne è andato a radio uno. Poi ho capito che quella fascia oraria non la può coprire in eterno sempre la stessa persona. Piccoli traumi che si superano con mestizia e ragionevolezza.  Dalle sei in poi so di ritrovare amici che ragionano in modo sensato sulla rassegna stampa, che mi dicono che hanno dormito poco come me, che fanno satira di decompressione sui fatti più assurdi appena accaduti.
Così faccio da dieci anni, perché così ho bisogno di cominciare con la parte più delicata della mia giornata...chi sei tu per stravolgere questo idillio dell'alba? Chi sei tu? Razza di lampadato nato nelle radio private in mezzo a quattro dj paninari in quegli sfigatissimi anni ottanta, che ancora ti permetti di dire ad una donna incinta "auguri e figli maschi", che piaci alle ottantenni e a quelli che ancora credono che Pieraccioni faccia ridere...Tu, che ora puoi condizionare pure la mia quotidianità, pure se io non ti ho seguito mai, per scelta precisa e non per caso.

Quando torno a casa alle sei, ho bisogno della voce saggia ma pure para**** di Massimo Cirri. Perché lo hai relegato  alle otto di sera? A quell'ora la mia rassegnazione per il giorno che è stato ha già preso il sopravvento. A quell'ora ho già finito tutti gli stimoli per recuperarne il senso.
Non pronuncio verbo sull'eliminazione del programma di Bordone, ma solo perché sono una signora. Un oltraggio simile meriterebbe ogni più volgare slang. Il sabato e la domenica pomeriggio per me sono le lezioni finto-sgangherate di tecniche del suono e di lettura ragionata della migliore musica indi di ieri e di oggi.
E cosa potrei mai dire del tentativo di levare dalla programmazione pure 610... Follia pura ( e infatti pare che questo pericolo sia rientrato. Saranno finite le zappe da darsi sui piedi).

Caro Carlo Conti venuto dalla rete ammiraglia dei miei stivali...io sono sicura che ti sei messo a rivoluzionare la più alternativa delle radio pubbliche perché è il tuo ruolo "omologante" che te lo impone. Ma ci sta da sapere (ma come fai a non saperlo?) che il popolo della radio, soprattutto di un certo tipo di radio "pensante", è molto ma molto meno indulgente e malleabile di quello televisivo nel quale hai oramai compiuto la tua "missione".
 Noi della radio, soprattutto quelli di noi che si sono salvati per tempo dalla TV, non ci piegheremo a questa deriva prossima ventura dell'ultimo barlume di comunicazione intelligente di cui ci era concesso di godere. Te ne renderai conto presto spero.

Se invece questo stravolgimento dovesse tristemente consolidarsi, spero almeno di trovare la forza di lasciarmi alle spalle pure radio due. L'assuefazione a un cambiamento imposto è un rischio e una bassa forma di prepotenza.
Cambiare stazione. Ripartire da altro. Mi darò nuove occasioni di ascolto. Chissà come mi "sentirò"

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